Se c’è qualcosa di più bello dell’aver scoperto il talento di Michele Rech, in arte Zerocalcare, probabilmente il fumettista italiano più importante degli ultimi anni e forse il più importante in assoluto in termini di peso all’interno dell’immaginario popolare, è assistere a come ha deciso di crescere, nell’accezione il più possibile attiva di questa azione. Crescere è una cosa che si decide di fare (perché con l’età c’entra poco) e in certi casi si deve decidere di fare se si vuole continuare ad assumersi una certa responsabilità (nel nostro caso costitutiva al pari del saper disegnare) e per farsi amici i cambiamenti radicali della propria vita. Come il successo. Nei suoi lavori è così naturale individuare la crescita perché egli è artista e persona trasparente, di quelle che quando decidono di esporsi, di alzare l’asticella dei propri lavori, lo fanno solo in seguito ad una consapevolezza acquisita delle proprie capacità. Lo abbiamo visto con le sue opere cartacee, ora lo vediamo anche nei suoi cartoni animati. Nello specifico, il nostro, ha deciso di cambiare tutto, pur rimanendo sempre fedele a sé.
Nella recensione dei primi quattro episodi di Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie Neftlix dell’artista romano in uscita il 9 giugno 2023 completa di tutti e sei le puntate, vi parliamo di una storia che parla proprio di questo. Un accomodamento in seguito ad una crescita consapevole, di se stesso, della propria realtà, di ciò di cui si vuole e si sente la responsabilità di parlare. Tutto sottomesso all’aumento della padronanza del mezzo.
Nello specifico, il nostro, ha deciso di cambiare tutto, pur rimanendo sempre fedele a sé.
Zerocalcare non avrebbe mai alzato così il tiro se non si fosse sentito in grado di produrre un linguaggio adatto per poterlo esprimere al meglio. E questa nuova serie è meglio della precedente nella misura in cui si scosta dal racconto di formazione puro, tipico delle sue prime fatiche, e prova invece ad uscire dal guscio, per partendo sempre da se stesso.
Una prosecuzione naturale quindi? Non solo perché c’è anche una discreta dose di sperimentazione, soprattutto nei toni. Parliamo, ovviamente, del Rech lato animazione.
Questo mondo non mi renderà cattivo, ma un po’ arrabbiato sì.
Ho fatto di tutto per non tornare qua
La struttura è più inquadrabile rispetto a Strappare lungo i bordi, che utilizzava un mosaico di flashback per comporre la storia classico del viaggio che si svolge su due piani, immaginifico e reale. Il meccanismo qui pare il medesimo, ma stavolta la ricostruzione della storia è più leggibile, anche a livello di forma.
Zero, Secco e Sara vengono interrogati dopo essere stati fermati e portati in caserma a causa di qualcosa che hanno fatto e da lì cominciano a ricostruire quello che è successo. “Cominciano” non tanto in realtà, perché per essere precisi comincia lui, basta prestare attenzione alle scelte di doppiaggio.
Il tema sociale è molto più forte rispetto al passato e va perfettamente incastrandosi con la dimensione intimista dell’autore, che è sia autobiografica che creativa e concettuale. Una sorta di seduta psicoanalitica (c’è un richiamo esplicito che coinvolge l’Armadillo) che fa ping pong tra la visione micro e macro delle cose, che è poi uno dei principi base a cui gli psicoanalisti freudiani chiedono di attenersi quando si fanno le libere associazioni. Momento trivia, scusateci.
Il tema sociale è molto più forte rispetto al passato e va perfettamente incastrandosi con la dimensione intimista dell’autore, che è sia autobiografica che creativa e concettuale.
Un Zero quindi ancora più creatore di mondi, luogo dove memoria e fantasia si mescolano e a volte collidono. Un mondo dunque non idilliaco, ma anche scomodo, ostile, che non fa sconti. I suoi personaggi, che sono di solito delle sue proiezioni amichevoli, in questo caso si ribellano al loro autore, lo mettono in discussione, gli urlano contro, piangono, lo minacciano fisicamente.
Qualcuno neanche aveva la minima voglia di tornare a Rebibbia, qui definitivamente resa come un’Italia in miniatura, una tavola rotonda intorno al quale si discute di temi sociali, politici ed esistenziali. Micro e macrovisione, come detto prima. Dunque un’altra storia narrata da un’angolazione personalissima e quindi parziale? Non proprio, perché la capacità di Zerocalcare (una delle più belle) è quella di rendere autocritico e democratico un punto di vista anche sfacciatamente fazioso. Così onesto da non fare veramente sconti a nessuno.
Una promessa impossibile da mantenere
Questo mondo non mi renderà cattivo. Questo mondo non mi renderà cattivo. Una dichiarazione di intenti, un mantra, una promessa fatta a noi stessi. Una promessa che però non riguarda solamente il mondo esterno, ma soprattutto il proprio mondo interno, composto (nostro malgrado) dall’introiezione del primo e quindi soppiantandolo: finiamo con il vederlo solo in funzione di come la nostra assimilazione lo ha cambiato. Un altro principio freudiano.
Dal senso di questa frase, analizzata secondo una scomposizione del periodo quasi preciso, Zerocalcare parte (come dice anche lui, le parole sono importanti per chi con le parole deve lavorare) arrivando a mettere in discussione la fattibilità stessa di questo intento.
Si sporca quindi più le mani, decide di mettersi in gioco, parlando dichiaratamente allo spettatore, non solo invitandolo nel suo universo, ma tentando anche una (educatissima) invasione. Rispetto alla precedente questa nuova serie è quindi più conquistatrice, quasi aggressiva. Tale, ovviamente, solo dopo essersi resi aggredibili. Una condivisione totale dunque, anche dell’intento impossibile di cui sopra. Questo mondo non vi renderà cattivi? Una dichiarazione di intenti, un mantra, una promessa fatta a noi stessi.
La giocosità è ovviamente sempre presente, ma è coniugata all’intendo ci cui sopra, dunque è meno centrale e più funzionale. Lo stesso Armadillo, spalla comica per eccellenza (Mastandrea molto migliorato in questo ritorno) diventa più cinico, a volte addirittura fastidioso. Forse lui, tra tutti, il più ostile delle proiezioni di Zero.
I mezzi di narrazione sono quelli classici, lo ying e lo yang, che sono ai lati opposti della barricata del racconto presente, hanno un percorso e un rapporto tale nel passato che li porta a sfumarsi. Un modo per approfondire la tematica sociale spunto della serie per allargare il raggio. A proposito di allargare il raggio, Zerocalcare sperimenta ancora a livello di linguaggio animato, espande il cast dei doppiatori, rompe ancora di più la quarta parete e si lascia andare a qualche risposta e (forse) a qualche annuncio.
Questo non mi renderà cattivo è un Michele Rech più maturo, consapevole, coraggioso. Un Rech cresciuto (suo malgrado) in grado di imbastire una storia che vuole guardare oltre di sé, utilizzando con sapienza e cura maniacale memoria e fantasia. Un universo che è personale, ma che ha l’ambizione di parlare ancor di più della nostra attualità.
Questo non mi renderà cattivo arriva su Netflix il 9 giugno 2023.
Questo non mi renderà cattivo è la seconda serie animata creata per Netflix da Zerocalcare. Una serie più ambiziosa, matura e consapevole della precedente, figlia di un'ambizione che ha trovato nella conoscenza del mezzo un alleato fondamentale e che ha consentito all'autore di continuare un processo di crescita collegabile alla sua attività sulla carta stampata. Michele Rech confeziona una struttura narrativa più inquadrabile e pulita, in qui mischia piano reale e piano immaginativo, dunque memoria, fantasia e impegno sociale. Proprio quest'ultimo gioca un ruolo più importante rispetto al passato, rendendo questo suo nuovo lavoro più proiettato all'esterno e meno fanciullesco, pur rimanendo sempre intimo.
- Maggiore maestria nell'uso del linguaggio di animazione.
- Un mondo che diventa intimo, ma anche proiettato verso l'esterno.
- Una gestione più matura della struttura narrativa.
- Un Zerocalcare al 100%,.
- Un lavoro meno intimo e giocoso e più diviso rispetto al passato. Che poi non è un difetto.