Raggi cosmici: un nuovo strumento per combattere la siccità e monitorare le frane

Nuovo metodo per misurare la quantità d’acqua nel terreno e combattere la siccità e le frane: i raggi cosmici. È stato presentato un innovativo sistema presso il Consiglio regionale del Veneto, a Venezia, che utilizza i raggi cosmici per monitorare in tempo reale la presenza di acqua nel terreno e affrontare i periodi di siccità. Questo progetto, nato nel 2011, ha avuto origine a seguito dell’incidente nucleare di Fukushima, che ha spinto l’Unione Europea ad ampliare la ricerca per il monitoraggio della radioattività nell’acqua. Da allora, è stato sviluppato un sensore che sfrutta i raggi cosmici, presenti sotto forma di neutroni ambientali, per misurare la quantità d’acqua fino a circa 60 centimetri di profondità.

Il sensore, che non è necessario fissare al terreno ma può essere posizionato su un palo a qualche metro da terra, è in grado di misurare l’acqua su un’ampia porzione di terreno, estendendosi per decine di ettari fino a circa 300 metri di distanza. Questa innovativa tecnologia trova applicazione non solo nell’agricoltura, che è il settore che consuma la maggior parte dell’acqua disponibile sulla Terra, ma anche nel monitoraggio ambientale. Infatti, la presenza di acqua è un fattore determinante per prevenire frane e valanghe. Inoltre, il sensore può essere utilizzato per rilevare perdite idriche sotto il manto stradale, offrendo un monitoraggio rapido ed efficiente.

Il presidente dell’Assemblea legislativa regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha sottolineato l’importanza di questa innovazione nel settore agricolo, che favorisce una gestione più efficiente delle risorse idriche, riducendo gli sprechi e migliorando la qualità dei prodotti agricoli. Ciò contribuisce a promuovere un’agricoltura di qualità in armonia con gli obiettivi del Green Deal europeo e con la strategia “dai campi alla tavola” della Commissione Europea, che mira a un sistema alimentare equo, salutare ed ecosostenibile.

Questa tecnologia innovativa dimostra come la scienza possa contribuire alla difesa dell’ambiente e alla lotta agli sprechi idrici. Il Consiglio veneto ha ospitato Luca Stevanato e il suo team dell’Università di Padova, che hanno sviluppato questa soluzione attraverso la loro start-up, Finapp. L’utilità di questo sistema di monitoraggio è stata riconosciuta anche dalla FAO, che ha evidenziato la sua applicabilità anche in altre regioni del mondo.

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