Mentre ogni giorno vi raccontiamo storie di come la scienza e la tecnologia crescono a passi da gigante, ci sono anche storie meno incoraggianti da condividere quando le cose vanno male. È il caso di una donna australiana di nome Rita Leggett, che ha ricevuto un impianto cerebrale per porre fine alla sua epilessia, ma che è stato poi rimosso dopo che la società che aveva creato il dispositivo medico, Neuravista, è fallita. Secondo la MIT Technology Review, Leggett soffriva molto meno con l’impianto, mentre ora è più soggetta a episodi epilettici.
La lotta per la normalità: La dolorosa rimozione dell’impianto cerebrale che ha cambiato la vita di Leggett
A soli 49 anni, Rita è stata sottoposta alla sperimentazione che prevedeva l’installazione di un impianto cerebrale per monitorare la sua condizione epilettica. Avendo trovato il modo di convivere con la sua malattia fin dalla giovane età di tre anni, il dispositivo medico ha cambiato completamente la sua vita. Sebbene altri pazienti dello studio abbiano avuto esperienze contrastanti con l’impianto, Leggett ha ottenuto risultati estremamente positivi dal prodotto. Per anni, Rita ha lottato per mantenere un senso di normalità nella sua vita. La paura di avere crisi epilettiche le impediva di fare cose banali come guidare l’auto e di vedere amici e familiari nella vita di tutti i giorni. Dopo aver sperimentato un assaggio di quotidianità senza la preoccupazione di un episodio epilettico, Leggett e i suoi cari sono stati colpiti dal fallimento di Neuravista e dal fatto che a persone come lei è stato detto di rimuovere l’impianto cerebrale. All’inizio, lei e suo marito si sono opposti alla rimozione, offrendosi di acquistare l’impianto – cosa che avrebbe comportato l’ipoteca sulla loro casa. Purtroppo, non sono riusciti a vincere la loro battaglia e Leggett è stata l’ultima paziente dell’azienda a farsi rimuovere l’impianto. “Avrei fatto di tutto per tenerlo“, ha detto Leggett a proposito. Con così tante aziende mediche in circolazione, ci saranno sicuramente altri impianti cerebrali come quello ricevuto dall’australiana, ma con il prezzo dell’assistenza sanitaria, in particolare quando si tratta di procedure importanti come questa, è difficile cercare un’altra soluzione. Con la tecnologia che avanza ogni giorno con nuove scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale, dello spazio e non solo, si spera che altre aziende mediche possano mettersi sulla stessa lunghezza d’onda e ricreare questi dispositivi salvavita.