Sconfiggere i superbatteri: l’IA scopre un farmaco contro un batterio antibiotico-resistente

Ogni volta che leggiamo un articolo che parla di quanto sia difficile o rischioso implementare l’IA nei processi quotidiani, poco dopo ce n’è sempre un altro che ci mostra come l’IA stia facendo cose incredibili nel campo della medicina. Un articolo della BBC spiega come l’uso dell’IA potrebbe essere fondamentale per lo sviluppo di nuovi antibiotici in grado di combattere l’Acinetobacter baumannii, un batterio che può sopravvivere fino a un mese su superfici asciutte e che è comunemente presente sulla pelle di operatori sanitari, aumentando la probabilità che attrezzature mediche e pazienti vengano contaminati. Ci sono molte specie di Acinetobacter; tutti possono causare malattie umane, ma Acinetobacter baumannii è il responsabile di circa l’80% delle infezioni può infettare le ferite e causare la polmonite. Recentemente, è emersa l’infezione da Acinetobacter baumannii multiresistente ai farmaci, in particolare nelle unità di terapia intensiva in pazienti immunodepressi, nei pazienti trattati con antibiotici ad ampio spettro, dopo interventi invasivi. La diffusione nelle unità di terapia intensiva è stata attribuita alla colonizzazione del personale sanitario, alla contaminazione delle attrezzature mediche e delle soluzioni per nutrizione parenterale (somministrazione di nutrienti direttamente per via venosa). Inoltre, il numero di infezioni multiresistenti da Acinetobacter baumannii è aumentato nei membri in servizio che sono stati feriti e trattati in Iraq, Kuwait e Afghanistan.

L’AI combatte la multiresistenza batterica

Grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, i ricercatori della McMaster University dell’Ontario, in Canada, hanno scoperto che un potente antibiotico, chiamato abaucina, potrebbe essere utilizzato per combattere il batterio in questione. Il problema che attualmente affrontiamo per quanto riguarda lo sviluppo di antibiotici è che i batteri sono in continua evoluzione e siamo sempre in ritardo nello sviluppo di un farmaco che possa trattare efficacemente le infezioni di tipo batteriche. Con l’uso dell’intelligenza artificiale, gli scienziati sono in grado di eseguire test che consentono di restringere rapidamente il tipo di sostanza necessaria per produrre un farmaco che funzioni effettivamente nell’attaccare queste infezioni. Nel caso dell‘Acinetobacter baumannii, i ricercatori della McMaster University hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per elaborare un elenco di 6.680 composti in un’ora e mezza, in modo da restringere il campo a una rosa di farmaci che potessero funzionare. Non si sa quanto tempo ci vorrebbe per implementare manualmente questo tipo di ricerca senza l’aiuto dei computer. Con la tecnologia AI dalla loro parte, i ricercatori hanno scoperto che l’abaucina potrebbe essere utilizzata in un farmaco che attacca in modo aggressivo (e specifico) l’A. baumannii. La maggior parte degli antibiotici che conosciamo attacca i batteri in modo generalizzato e non si concentra su un ceppo specifico. Questo sviluppo è un’ottima notizia perché, dato che i superbatteri diventano sempre più resistenti ai tipici antibiotici, abbiamo la speranza che l’abaucina sia abbastanza potente da fermare i batteri problematici sul nascere.

L’IA non si sostituisce ai medici ma lavora al loro servizio

È importante sottolineare che siamo ancora lontani dallo sviluppo di un farmaco che utilizzi l’aubacina per combattere l’A. baumannii, ma ora siamo molto più avanti di quanto saremmo stati senza l’IA. In altre parole, l’intelligenza artificiale ha fatto gran parte del lavoro pesante, elaborando i dati, ma ora gli scienziati dovranno usare quei dati per sviluppare e perfezionare un farmaco sicuro per il consumo umano. Il dottor Jonathan Stokes della McMaster University prevede che ci vorrà fino al 2030 prima che un farmaco del genere possa essere prescritto. Pensate all’uso dell’IA in medicina non come a un sostituto diretto di una ricerca meticolosa, ma piuttosto come a una forma di ricerca supplementare che permetta ai medici di dedicarsi al lavoro effettivo che devono svolgere. La quantità di ore di lavoro risparmiate, grazie alla possibilità di eseguire rapidamente i test e di escludere i composti che non funzionano, fornisce del tempo prezioso in più ai ricercatori per condurre effettivamente i test, su sostanze come l’aubacina, che sembrano promettenti. Un dato di fatto è che la combo IA e medicina, nel mondo della ricerca medica, ci sta facendo assistere a un’entusiasmante quantità di progressi.

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