Dobbiamo iniziare a prendere sul serio Bard, l’IA di Google?

Durante il keynote di Google I/O, il colosso di Mountain View ha riservato la maggior parte del tempo ai progressi fatti nel campo delle intelligenze artificiali, annunciando un’enormità di nuovi prodotti e servizi in arrivo a stretto giro. Si è parlato molto anche di Bard, ovviamente. L’IA conversazionale nata in risposta a ChatGPT, ma che proprio per i molti limiti rispetto alla controparte di OpenAI, inizialmente era stata accolta con un po’ di freddezza.

Fino a pochi giorni fa, Bard era disponibile in closed beta e solamente in Nord America e alcuni altri mercati selezionati. Per testare l’IA di Google era necessario ricevere un invito, un po’ come era successo con Bing Chat. Dallo scorso 10 maggio, Bard è disponibile in 180 nuovi Paesi e non è più necessario iscriversi ad una lista d’attesa. L’Italia non è tra questi. A dire il vero, nessun Paese dell’Unione Europea (e perfino molti Paesi semplicemente aderenti al mercato unico europeo, come la Norvegia) è stato incluso. Per questa esclusione probabilmente dobbiamo ringraziare le norme europee sulla privacy – il GDPR – e, in una certa misura, anche “l’interesse” manifestato dal Garante per la privacy italiano nei confronti di ChatGPT — un brutto precedente che immaginiamo abbia spaventato anche Google.

Non è l’unica novità annunciata durante l’evento. Google ha aggiornato il LLM alla base dell’IA alla seconda versione: PaLM 2 assottiglia le distanze da ChatGPT, dotando Bard di capacità estremamente più avanzate, soprattutto nei campi del sapere in cui faceva più difficoltà: matematica, logica, programmazione e test di ragionamento. Ma per capire meglio i passi in avanti fatti da Google, forse ha senso ripassare come era l’IA al momento del suo primo debutto.

“Bard? Che disastro”

Il successo improvviso e inaspettato di ChatGPT aveva messo Google in una posizione estremamente scomoda. Google era considerata una pioniera del campo delle IA e per ottimi motivi. Eppure, un’azienda nata solamente 8 anni fa è riuscita a bruciarla sul tempo, mettendo a disposizione del pubblico un’IA generativa estremamente capace, al punto da aver aperto importanti (e irrisolti) dibattuti sul potenziale delle IA di bruciare milioni di posti di lavori e rivoluzionare completamente interi settori, incluso quello di chi vi sta scrivendo, chiaramente.

E non solo: c’è anche il rischio che le IA come ChatGPT possano completamente mettere fuori gioco i motori di ricerca tradizionali, un settore di cui Google detiene il 92,47% delle quote di mercato. Se a ciò aggiungiamo che Microsoft ha stretto un importante accordo con OpenAI, assicurandosi la possibilità di integrare un’IA basata su GPT all’interno di Bing e che questa notizia, da sola, abbia aumentato esponenzialmente l’interesse del pubblico (e di numerosi partner di Google) nei confronti del motore di ricerca di Microsoft, ben si capisce quanto la situazione fosse brutta. Per diversi mesi i media hanno descritto il clima all’interno di Google come apocalittico. “Codice rosso: bisogna sfornare una soluzione il prima possibile”. E la soluzione è arrivata: Bard, appunto, un’IA che dovrebbe essere in tutto e per tutto simile a ChatGPT, ma che al debutto ha presto dimostrato i suoi limiti. A dire il vero, i limiti sono venuti fuori perfino prima del debutto: è bastata un’immagine pubblicitaria con alcune inesattezze per far scattare più di qualche perplessità sul progetto di Google (e bruciare più di 100 mld di dollari in Borsa).

Poi Bard ha aperto le porte ai primi tester. “Vedrete, all’inizio commetterà numerosi errori”, aveva confidato il CEO di Google ai suoi dipendenti. Ed è stato di parola. Che disastro. “Sto giocando con Google Bard da un po’ di tempo e non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma… Bing è attualmente molto più avanti rispetto a Google”, aveva twittato il celebre youtuber Marques Brownlee, uno dei primi a testare l’IA. Altri avevano confrontato le capacità di scrittura creativa di Bard con quelle di ChatGPT, ottenendo risultati molto deludenti. Tragici gli esperimenti con i sonetti e le poesie. Maluccio anche i compiti di logica e ragionamento. La rivista Fortune aveva sottoposto a Bard una simulazione del SAT, l’equivalente della nostra prova di maturità. Morale? Bocciato senza possibilità di appello. Nello stesso periodo ChatGPT superava senza problemi l’esame per diventare avvocato, le olimpiadi della chimica e della matematica e una pluralità di altri esami professionali o di livello universitario. Ma il CEO di Google non demorde e negli stessi giorni annunciava: “vedrete, diventerà molto più avanzato nel corso dei prossimi giorni”. E anche su questo è stato di parola.

L’ultimo aggiornamento di Bard e tutto quello che sa fare l’IA di Google

In precedenza Google Bard era alimentato da una piccola porzione di LaMDA, uno dei LLM di Google. Al Google I/O l’azienda ha annunciato il passaggio a PaLM 2, un nuovo grande modello linguistico di nuova generazione. Questo aggiornamento ha dotato Bard di enormi nuove capacità, che con il vecchio modello non sarebbero state possibili. Siccome il dataset del modello include milioni di pubblicazioni scientifiche e quesiti matematici, ora l’IA di Google è estremamente più abile con i problemi di logica, matematica e scienza. Una delle aree in cui faceva parecchia difficoltà.

Tra le altre cose, ora Bard è anche in grado di sfruttare la tecnologia di Google Lens per analizzare le immagini e dare risposte di conseguenza. Ad esempio, è possibile mostrargli una foto con due cani e l’IA sarà in grado di dirci a quale razze appartengono, oltre che altre informazioni interessanti su di loro. Rimanendo in tema: Google ha accennato che nell’immediato futuro Bard integrerà anche un’IA generativa in grado di produrre immagini sulla base delle istruzioni dell’utente. In generale, Google ha promesso che l’IA sarà integrata sempre di più con tutta la sua suite di servizi: lo si potrà usare per creare tabelle usando l’app Fogli, per scrivere articoli su Documenti e per redigere email al posto nostro su Gmail. Peraltro, ora l’IA fornisce anche risposte con immagini prese da Google Immagini.

Ora Bard se la cava piuttosto bene con la programmazione, uno dei cavalli di battaglia di ChatGPT. Da quando esiste l’IA di OpenAI, il traffico di Stack Flow è crollato a picco.

La novità più importante è che ora Bard se la cava molto bene anche con la programmazione: l’IA sa sfornare righe di codice utili a risolvere i problemi posti dagli utenti, uno dei compiti per cui ChatGPT viene utilizzato di più (al punto che da quanto è uscito ChatGPT, il traffico di Stack Overflow, un portale dove i programmatori possono aiutarsi a vicenda, è crollato notevolmente). Bard sa scrivere righe di codice, fornisce spiegazioni su ogni snippet e sa anche fare il debugging, cioè individua e corregge eventuali problemi nel codice.

Google Bard ora ha anche una funzionalità decisamente utile, che però ChatGPT non ha ancora: da un singolo input sa restituire diverse versioni diverse della risposta. Di default, Bard ora scrive tre diverse versioni della stessa risposta. L’utente può scegliere quella riuscita meglio o, banalmente, quella che si avvicina di più alle sue esigenze.

Ah, ed è anche poliglotta: ora l’IA parla anche in giapponese e in coreano, ma Google ha promesso che entro la fine dell’anno Bard supporterà oltre 40 lingue. Tra cui l’italiano (nonostante l’assenza dell’Italia tra i Paesi supportati).

Ed è ovviamente solo l’inizio

In meno di due mesi, Google Bard è passato dall’essere uno strumento acerbo, meritevole di guadagnarsi più di qualche perplessità, al diventare un’IA conversazionale molto più matura, con molti meno limiti rispetto alla controparte di OpenAI, che continua a primeggiare in numerosi campi.

È abbastanza emblematico di come la corsa alle IA stia procedendo a ritmi estremamente rapidi e serve sicuramente da rassicurazione a chi temeva che Google non sarebbe stata all’altezza del fenomeno ChatGPT. Se fino a pochi mesi fa era Google l’azienda nel panico, ci sentiamo di azzardare che la situazione si sia ribaltata quasi completamente.

Il vantaggio di OpenAI rimane, ma Google ha dalla sua anche troppi assi nella manica: un ecosistema con decine di prodotti che fanno parte della vita quotidiana di miliardi di persone in tutto il mondo. ChatGPT è già entrato nell’arsenale di centinaia di migliaia di addetti ai lavori, programmatori e scrittori ma anche di un gran numero di utenti casual che ci giochicchiano abitualmente. Ma il pubblico di Google va ben oltre questa platea iper-specializzata e comprende, più banalmente, anche la vostra mamma che non sa ancora cosa sia un’IA generazionale, ma che, usando probabilmente Google come tutti gli altri, finirà per scoprirlo molto, molto presto.

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