La scienza ha sorpassato la fantascienza? Il decollo di Starship è stato un successo? La comunicazione scientifica è cambiata dopo la pandemia? In merito a queste ed altre curiosità abbiamo deciso di coinvolgere il fisico Roberto Battiston, già presidente ASI dal 2014 e 2018, specializzato nel campo della fisica fondamentale e delle particelle elementari nonché uno dei maggiori esperti di raggi cosmici per una lunga chiacchierata a base di scienza e non solo.
Lo spazio è da sempre legato all’esplorazione e all’ignoto, ma anche alla voglia di andare oltre i propri limiti ed è per questo che parlare con un fisico delle particelle come Roberto Battiston può solo che essere uno stimolo soprattutto per quello che dovrà accadere nei prossimi decenni di esplorazione spaziale. Il nostro racconto inizia da una frase scritta da uno dei più grandi scrittori di fantascienza Isaac Asimov “se fossimo soli l’immensità sarebbe uno spreco”. Un’affermazione che rappresenta da sempre la domanda delle domande, nel passato quando non c’era lo studio dello spazio era un quesito principalmente filosofico, religioso o psicologico.
Oggi si è trasformato in pura scienza, siamo ancora ai primordi ovviamente, ma si inizia a comprendere cosa vuol dire comunicare fra diversi satelliti o pianeti di un sistema solare. Anche le ultime ricerche, come la missione Juice di ESA verso Giove, hanno lo scopo di apprendere quante più informazioni possibili sui pianeti vicini alla nostra Terra, con un focus sempre ben preciso: cercare acqua liquida altrove.
Sulla Luna sappiamo che acqua non ce n’è, su Marte forse negli strati sedimentati all’interno di alcune zone si presume che ci sia acqua, ma le ricerche interessanti sono proprio sulle lune di Giove, dalle quali sono stati rilevate fuoriuscite di vapori da alcuni canyon interni. Intercettare le molecole di quei possibili vapori acquei (se si tratta di acqua) è sicuramente uno degli scopi di Juice, che come tantissime altre missioni hanno nel loro background da sempre un grande obiettivo: cercare la vita altrove nel nostro Sistema Solare.
Noi abbiamo ogni anno circa un paio di tonnellate di meteoriti che vengono da Marte quindi già i due pianeti sono in continua comunicazione. Se in questi frammenti ci fossero spore o virus ce li ritroveremmo regolarmente inseriti nel sistema terrestre per il fatto stesso che Marte comunica con la Terra. Abbiamo scoperto che anche i sistemi solari nella loro storia possono mescolarsi tra loro distribuendosi materiale, nel 2019 per esempio abbiamo avuto un avvistamento di un asteroide chiamato Oumuamua, un asteroide che ha avuto una traiettoria che viene da fuori del nostro sistema solare.
Dimostrazione che un altro sistema solare ci manda un frammento, e non è stata certo né la prima né l’ultima volta, è la riprova che diversi sistemi interstellari si possono scambiare materiali quindi una piccola ma significativa risposta che diverse parti dell’Universo comunicano tra di loro.
E’ per questo motivo che l’esplorazione spaziale sta diventando così importante ed esperimenti come quello di Elon Musk, con Star Ship, possono solo che anticipare i tempi di un possibile avvicinamento a questo grande obiettivo. L’innovazione di Star Ship non è soltanto nel fatto che si tratta del più grande razzo vettore della storia dell’esplorazione, ma è nell’idea di progettazione che c’è la grande novità, dove sia il primo stadio che il secondo sono in grado di partire, arrivare in orbita e riatterrare integri una volta finita la missione. La concezione del recuperabile permetterà, una volta che tutto sarà testato alla perfezione, di realizzare il più grande passo verso l’esterno (che sia la Luna, Marte o anche altro) e farlo soprattutto con grandi carichi.
Quello che sfugge il più delle volte è che la capsula in confronto al lanciatore (vedi SLS o Saturn V) è una percentuale minima sul totale, il che diminuisce notevolmente le potenzialità di carico; con Star Ship per la prima volta ci troveremo di fronte ad un’innovazione unica, ecco perché il primo test di lancio del 21 aprile (a fronte di tanti scettici) è un risultato più che ottimo in quanto anche solo far partire un vettore di quella portata non era scontato.
La concezione del recuperabile permetterà, una volta che tutto sarà testato alla perfezione, di realizzare il più grande passo verso l’esterno (che sia la Luna, Marte o anche altro)
Questo concetto va compreso nel migliore dei modi perché fa intendere la grande rivoluzione che è in corso. Quando si va in orbita, l’unico modo per spostarsi e staccarsi dal pianeta Terra, è emettere (posteriormente) una quantità enorme di massa velocemente, per potersi spingere secondo il principio di azione-reazione. L’equazione di Newton ci permette di farlo, ma solamente buttando via una parte della massa che ci caratterizza e più rapidamente riusciamo ad espellerla, più è grande la spinta che ne ricaviamo. Per poter spostare di 1 metro una certa quantità di massa c’è bisogno di disperderla in un modo rapido, ma chiaramente c’è necessità di un ulteriore massa altrettanto grande per spostare capsula e razzo, ecco perché abbiamo dei lanciatori così esageratamente spropositati nei confronti delle stesse capsule. Non si riesce ad andare sulla Luna (tantomeno su Marte) per realizzare una base con gli stessi metodi Apollo dove tutto era calcolato al grammo.
Quello che Musk sta permettendo alla Nasa di raggiungere è, attraverso il suo obiettivo personale (Marte), la chiave di volta per realizzare una base lunare. Il razzo SLS da poco collaudato non basta per poter andare sulla Luna per installare una base, serve per il trasporto umano, ma la Nasa ha bisogno di un altro approccio per poter evolvere le proprie ricerche che è quello di Musk. Quando lo Star Ship sarà messo a punto assisteremo a qualcosa di mai visto prima che consiste in una serie continua di refill, che durerà qualche mese probabilmente, su un oggetto (Star Ship) che porterà sulla Luna pezzi importanti per la costruzione del Lunar Gateway. Lo stesso meccanismo verrà ripetuto (con altre sfide come la lunghezza del viaggio) per Marte. Questo concetto di recuperabilità, sia sulla Terra che su altri luoghi, è la vera rivoluzione del CEO di SpaceX.
Staccarsi dalla Terra è faticoso, secondo la legge di azione-reazione e solo con un approccio più industriale, come per esempio l’utilizzo di trentatré motori raptor (numero studiato per far sì che in caso di emergenza di qualche motore gli altri possano continuare a lavorare) rispetto a tre grandi propulsori di tecnologia classica, sono una delle tante svolte di Star Ship, svolte che porteranno l’uomo a installare basi sia sulla Luna che su Marte. La scienza e la ricerca in questi anni sono progredite anche grazie alla visione dello stesso Musk che con la sua passione, e disponibilità economica messa a disposizione della comunità scientifica, sta riscrivendo le pagine della storia della scienza.
La scienza e la ricerca in questi anni sono progredite anche grazie alla visione dello stesso Musk
Tuttavia nonostante il grande impegno profuso dai tecnici ed ingegneri NASA e SpaceX c’è sempre una corrente parallela a tutte queste scoperte, quel fiume di scettici che non fanno altro che alimentare notizie alternative, il più delle volte senza fondamento, con lo scopo di demolire la ricerca. Questo “fenomeno” c’è sempre stato, ma senza dubbio la comunicazione che ruota attorno alla scienza negli ultimi anni ha subito un attacco particolarmente violento con gruppi che alimentano fake news, ed è qui che entra in campo un altro fondamentale quesito: la comunicazione è cambiata dopo la pandemia?
Le Fake News ed i Cambiamenti Climatici
Individuare la problematica è come aprire il vaso di Pandora, perché difatti il problema non è nei comunicatori o negli scienziati, il vero problema è la società, anche perché coloro che alimentavano le fake-news ci sono sempre stati, dagli albori della storia dell’uomo. L’informazione prima di arrivare ad un rigore scientifico affronta un lavorio, una metodologia e sforzo che non è naturale, è stata solo recentemente “collaudata” grazie a dei grandi geni del passato. L’uomo è evolutivamente vecchio, ed è solo da quattro secoli (da Galileo), se non vogliamo contare i pensatori greci, che inizia ad utilizzare un pensiero più scientifico. Se in questa società c’è molto spazio per mito, superstizione o fake non è uno scandalo, perché si tratta della storia dell’uomo che è costernata più da queste situazioni, che da metodologie scientifiche.
Noi facciamo molta fatica come società a poter affrontare non tanto la tecnologia da consumatore, che sia un’automobile, un televisore, uno smartphone o un elettrodomestico, ma la tecnologia in quanto come entità (che potrebbe essere declinata come scienza, medicina ecc…). Sì perché quando ci troviamo di fronte a delle entità scientifiche globali (pandemia, cambiamento climatico o l’intelligenza artificiale) l’uomo deve adoperarsi all’uso di un metodo scientifico, ed è qui che l’ingranaggio si inceppa, proprio perché ogni altro metodo ci porta alla rovina.
Sulla pandemia se non avessimo avuto il vaccino ci sarebbero stati milioni di morti, gestire la pandemia con lockdown e mascherine è stato fatto per disperazione, azione che ha causato delle conseguenze sociali ed economiche devastanti, difatti vivere per anni in quella situazione sarebbe stato insostenibile. Dalla pandemia ci ha salvato la scienza e l’industria, che in brevissimo tempo è riuscita a convogliare anni di studi e ricerche (di un vaccino già pronto a grandi linee) sotto forma di dosi distribuite all’intera popolazione mondiale.
Il paradosso della comunicazione odierna sta proprio in queste situazioni, quarant’anni fa la popolazione non riversava il proprio odio nei confronti della scienza per i vaccini contro il vaiolo, e ovviamente anche in passato si conoscevano le modalità di rischio delle somministrazioni, tuttavia il beneficio era talmente più alto che nessuno si metteva ad urlare il proprio no. Purtroppo oggi la tecnologia e il sovraccarico di informazioni (errate il più delle volte) ha portato all’uomo ad essere ancora ancor più diffidente e l’avvento dei social ha amplificato questo scetticismo riportandoci alla nostra condizione primaria.
Ma dobbiamo stare attenti, la natura va ascoltata, anche per quanto riguarda il cambiamento climatico se dovessimo stilare i numeri nella storia del pianeta l’aumento di temperatura è una costante, ma non con questa velocità (dopo la Rivoluzione Industriale) e se non si prendono delle precauzioni in modo rapido gli eventi atmosferici saranno sempre più violenti.
La zona di confort-zone è stata ampiamente superata, tutti devono cambiare le loro modalità di pensiero, da come gestire le risorse energetiche allo stile di vita degli esseri umani, ci dovrà essere assolutamente un rapido cambio di vita e non basta solamente adoperarci alla raccolta differenziata o poco più. Si dovranno fare dei sacrifici, e forse anche grandi, dimenticare alcune abitudini occidentali che ci portiamo da troppo tempo, ricordando che è possibile ancora salvare il Pianeta Terra, ma va fatto in fretta, non domani..oggi.
Il Pianeta risponde agli stimoli che gli vengono forniti, ma sfortunatamente questo cambio di rotta è troppo lento, c’è immobilismo sotto tanti punti di vista, siamo ancora troppi legati alle nostre abitudini decennali (sotto tutti gli aspetti quotidiani) e nel momento che le grandi potenze mondiali si accorgeranno che basterà (per esempio) incanalare l’energia del sole (ma con il giusto criterio) per ricavare forza sufficienza per chissà quanto tempo dimenticando una volta per tutte l’oro nero forse inizieremmo a camminare nella via della rinascita. Tutti possono cambiare l’andamento del pianeta, ma ci deve essere un comune accordo globale.