Il mutuo a tasso variabile è un’opzione sempre più rischiosa per i mutuatari, poiché i tassi di interesse continuano ad aumentare. Secondo il Codacons, in seguito all’ulteriore aumento di 25 punti base deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE) il 4 maggio, i tassi applicati dalle principali banche per le categorie di mutuo più richieste in Italia, destinate all’acquisto della prima casa, superano abbondantemente il 4,6%. Attualmente, la migliore offerta sul mercato per un finanziamento di 125.000 euro con una durata di 25 anni ha un Taeg (Tasso Annuo Effettivo Globale) del 4,15%, corrispondente a una rata mensile di 650 euro. Tuttavia, i tassi possono arrivare fino al 7,47%, con una rata mensile di 878 euro.
Per un mutuo variabile di 150.000 euro, sempre con una durata di 25 anni, il miglior tasso sale al 4,19%, con una rata di 784 euro, ma molti istituti di credito applicano tassi compresi tra il 4,5% e il 4,8%. Al momento, i tassi fissi sono più convenienti. Ad esempio, per un mutuo di 125.000 euro con una durata di 25 anni, il miglior Taeg è del 3,25%, corrispondente a una rata mensile di 592 euro. Mentre per un finanziamento di 150.000 euro, il miglior Taeg è del 3,22% con una rata di 710 euro.
Secondo il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, le previsioni di aumento dei mutui a seguito delle decisioni della BCE si stanno purtroppo confermando. Considerando tutti gli incrementi imposti dalla BCE a partire dallo scorso anno, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile con un importo compreso tra 125.000 e 150.000 euro aumenta complessivamente tra 225 e 295 euro rispetto a quanto pagato nel 2021, con un impatto sulle famiglie che varia da +2.700 a +3.540 euro all’anno.
I mutui a tasso variabile sono soggetti a un continuo aumento dei tassi di interesse, che può portare a un significativo aumento delle rate mensili per i mutuatari. È quindi importante valutare attentamente i rischi e confrontare le opzioni disponibili, considerando anche l’opzione di un mutuo a tasso fisso che potrebbe offrire maggiori vantaggi in termini di stabilità dei pagamenti nel lungo periodo.