L’antibiotico resistenza è quel fenomeno preoccupante per il quale i batteri possono diventare resistenti ai farmaci. Questo significa che le medicine che usiamo per curare le infezioni non funzionano più. È un problema molto grave per la nostra salute, perché ci rende vulnerabili a malattie che prima eravamo in grado di sconfiggere. Ma da dove vengono questi batteri resistenti? Una delle fonti è l’allevamento degli animali, come i suini, che ricevono molti farmaci per prevenire le malattie. Questi farmaci uccidono alcuni batteri, ma ne lasciano altri che si adattano e diventano più forti. Poi questi batteri possono passare dagli animali agli esseri umani, attraverso il contatto o il consumo di carne e prodotti derivati. Per questo motivo, alcuni ricercatori hanno deciso di monitorare i batteri presenti nell’intestino dei suini al momento della macellazione. In particolare, si sono concentrati su un tipo di batterio chiamato Escherichia coli, che è molto comune sia negli animali che negli esseri umani. Questo batterio può trasmettere la resistenza ad altri batteri presenti nell’intestino, rendendo più difficile il trattamento delle infezioni. Inoltre, può essere usato come indicatore per verificare se la carne e i prodotti a base di carne sono stati contaminati. I ricercatori hanno analizzato più di 3.000 campioni raccolti negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2019. Hanno scoperto che la resistenza dei batteri ai farmaci è rimasta costante o è aumentata nel corso degli anni. In particolare, hanno notato un aumento della resistenza a un farmaco chiamato ceftriaxone, che è molto usato sia in medicina umana che veterinaria. È un dato che può essere considerato preoccupante perché significa che il farmaco potrebbe non essere più efficace contro le infezioni causate da questi batteri. Lo studio ci mostra che esiste un problema di salute pubblica legato all’uso dei farmaci negli allevamenti di suini. Per questo motivo, è importante monitorare i batteri resistenti e sviluppare strategie per limitarne la diffusione. In questo modo, potremmo proteggere la nostra salute e quella degli animali.

Non stiamo incolpando nessuno per questo problema. Il nostro studio vuole dimostrare che esiste un problema e che i sistemi di sorveglianza sono molto importanti per mostrare i cambiamenti nella resistenza“, commentano gli autori dello studio. “Raccogliendo questi dati, speriamo che le autorità sanitarie pubbliche siano in grado di sviluppare strategie di mitigazione“.