The First Slam Dunk, la recensione dell’anime movie di cui avevamo bisogno

Dal 10 maggio 2023, unico giorno per la proiezione in lingua originale sottotitolata in Italiano, e dall’11 al 17 maggio 2023, con proiezione interamente doppiata in Italiano, l’Italia sarà il primo Paese dell’Occidente a mostrare The First Slam Dunk, l’ultimo capolavoro del mangaka Takehiko Inoue, per la prima volta impegnato non solo nella scrittura ma anche nella direzione del nuovo film dedicato al suo spokon più di successo.

Dal 10 maggio, quindi, l’Occidente potrà iniziare a godere di un lungometraggio, che si estende addirittura oltre le due ore, il cui percorso è durato decenni: dalla fine del manga, passando per l’interruzione dell’anime fino ad arrivare alla travagliata produzione del film. Decenni in cui Slam Dunk, manga sul basket che ha cambiato le sorti di questo sport in Giappone e non solo, è maturato e si è evoluto insieme ai propri fan sino a diventare molto di più di ciò che sembrava all’inizio, grazie soprattutto alla crescita dei propri protagonisti e alla loro caratterizzazione. Un viaggio che culmina nel migliore dei modi con The First Slam Dunk, il film di cui forse tutti sapevamo di aver bisogno.

Backstory

Slam Dunk è un manga spokon abbastanza atipico per via del modo in cui si interrompe sul più bello, frantumando quel crescendo sportivo ed emotivo tipico di molte storie dove il giocatore di talento insegue e infine raggiunge il suo obiettivo, coronando il suo sogno. Il percorso di Hanamichi, protagonista del manga, raggiunge il culmine con la partita contro l’invincibile Sannoh, detentrice del titolo interscolastico da tre anni consecutivi, per poi lasciare i fan di fronte a un finale brusco, inaspettato quanto brutalmente netto, addolcito solo molti anni dopo da alcune tavole di epilogo che però non ne cambiavano l’esito.

L’anime, a sua volta, per volere stesso di Inoue non riesce nemmeno ad arrivare al torneo interscolastico, lasciando milioni di fan in tutto il mondo con tante aspettative infrante e, per coloro che non avevano già letto e non hanno mai recuperato il manga, con un finale ancora più brusco. Nonostante ciò, Slam Dunk è riuscito ad ottenere un enorme successo in Giappone e nel mondo sino a rappresentare l’inizio di un movimento sportivo, ridando luce al basket nel Paese del Sol Levante e ricevendo numerosi e continui riconoscimenti sia dalla critica che dai fan, con diverse classificazioni al primo posto.

Non c’è alcun dubbio che chi abbia letto il manga ne sia rimasto entusiasta e lo consideri tra i migliori mai usciti, per questo il suo finale così dolceamaro e la serializzazione interrotta dell’anime hanno lasciato per decenni il desiderio per nulla segreto di vedere finalmente un sequel.
Nel 2003 Toei ci prova con il producer Toshiyuki Matsui, che propone a Inoue un film che riprenda da dove il manga aveva lasciato: il mangaka però rifiuta e, dopo qualche anno, ribatte con una nuova proposta, dando vita all’estenuante produzione di The First Slam Dunk, di cui abbiamo parlato approfonditamente nel nostro articolo The First Slam Dunk: come trasformare un manga cult in un film.
Il sequel tanto atteso non esiste ancora e quasi sicuramente non esisterà mai, ma questo film ci ricorda perché, nonostante tutto, Slam Dunk è e rimarrà uno dei migliori manga/anime migliori di sempre.

Ryota Miyagi

The First Slam Dunk, secondo Inoue, rappresenta un nuovo punto di vista sulla storia dello Shohoku, sui suoi personaggi e in particolare sulla loro sfida più grande, la partita contro l’invincibile Sannoh. Come spiegato nell’articolo citato sopra, il mangaka ha rivelato che per tutto questo tempo Slam Dunk non è mai finito per lui, i suoi personaggi hanno continuato a vivere dentro di lui, crescendo ed evolvendosi.
Ripensando al manga e all’anime, Inoue ha riscoperto lati dei protagonisti che non hanno mai trovato la luce nelle sue tavole, così come ne ha notati di nuovi che nemmeno lui sapeva esistessero: col tempo, l’esigenza di raccontare questa nuova linfa, questi aspetti inediti si è fatta sempre più grande ed è culminata proprio in The First Slam Dunk.

Serviva tuttavia un nuovo registro, diverso da quello scanzonato, ignorante e spavaldo del Tensai Basketman Hanamichi Sakuragi; serviva un’atmosfera più raccolta, più concentrata, più matura e profonda, adatta non solo a un pubblico che in questi decenni è cresciuto a sua volta, ma anche all’importanza del tema che Inoue ha voluto dare al suo film, quello dell’elaborazione del lutto e del superamento del dolore.

In questa cornice è Ryota Miyagi a diventare il nuovo protagonista di The First Slam Dunk e in particolare la storia del proprio passato, macchiato dalla perdita del padre prima e del fratello Sota poco dopo. Legatissimo a Ryota proprio grazie alla passione per il basket che li accomunava, Sota Miyagi possedeva un talento cristallino ed era per Ryota non solo un fratello maggiore ma anche una figura paterna e un esempio a cui ispirarsi. La tragedia della sua morte improvvisa colpisce la famiglia di Ryota in maniera indelebile e nel film ripercorriamo alcuni momenti cruciali della sua crescita dove l’ombra del fratello è sempre presente, quasi sempre con risvolti dai toni grigi e malinconici (per non dire traumatici).

Tutte queste difficoltà mostrano un nuovo volto di Ryota e il modo in cui supera questi ostacoli traendone maggiore forza è il vero leitmotiv di The First Slam Dunk, un film che tramite l’alternanza di scene di gioco ad alta adrenalina e flashback più silenziosi e raccolti trascina lo spettatore in un vortice di emozioni capace di incollare allo schermo dal primo all’ultimo minuto.

In rimonta

Per quanto Takehiko Inoue abbia più volte dichiarato il suo desiderio di rendere The First Slam Dunk un’esperienza fruibile sia per i fan sia per chi vi si approccia per la prima volta, è inevitable che il film si presta decisamente di più a chi ne conosce già gli avvenimenti e i personaggi, seppur resti godibile per tutti gli altri. L’infinita rivalità tra Sakuragi e Rukawa, il peso della leadership su Akagi, la voglia di rivalsa di Miyagi, il passato travagliato di Mitsui, per non parlare di Anzai e della panchina dello Shohoku: la specialità di un manga come Slam Dunk è impossibile da rinchiudere in due ore ed è inevitabile che chi non conosce come si sia arrivati sin lì rischia di perdersi la forza di alcuni momenti fantastici, su tutti il finale del film che da solo vale l’intera visione.

Inoue riesce però nell’altro intento che si era prefissato per questo film, ovvero quello di farlo rivivere anche ai fan come se fosse un’esperienza nuova, come una prima volta: il cambio di registro da Sakuragi a Miyagi è enorme e sembra davvero di guardare un altro anime rispetto a Slam Dunk, ma soprattutto è l’utilizzo dei silenzi che lo rende quasi magico, in un gioco di sospensioni sia durante i flashback che durante le scene del match che toglie davvero il fiato.

Il ritmo vive come già detto di alternanze e forse soffre un po’ nella prima metà del film, dove il focus sul passato di Miyagi occupa uno screen time maggiore rispetto alla partita, ma il crescendo è costante e inesorabile e raggiunge la vetta proprio nel finale, che conclude magistralmente sia la linea narrativa sportiva sia quella emotiva.
Per quanto riguarda il 3DCG, la tecnica di animazione tanto voluta e perfezionata da Inoue insieme a Toei, la resa è sicuramente straniante e difficile da digerire i primi minuti, ma per la seconda metà del film ci si è già abituati senza problemi e soprattutto si capisce perché il mangaka abbia insistito così tanto per realizzarla in questo modo: la qualità delle azioni più rapide e la fluidità dei movimenti rendono ogni momento di gioco tra lo Shohoku e la Sannoh uno spettacolo per gli occhi e non si poteva chiedere di meglio per vedere la partita più bella del manga animata per la prima volta in assoluto.

Un’occasione imperdibile

The First Slam Dunk non sarà il sequel tanto atteso ma probabilmente è qualcosa di ancora più bello, un regalo che Inoue ha voluto fare a tutti i suoi fan per ringraziarli dell’enorme affetto dimostrato in questi 30 anni. Un film in crescendo continuo, con una storia profonda, scene di gioco mozzafiato, un ritmo coinvolgente e un finale semplicemente spettacolare, da brividi. Non è una sorpresa che in Giappone al box office abbia battuto un colosso come Avatar 2, incassando oltre 100 milioni di dollari, così come sembra meritatissimo l’attuale 92% su Rotten Tomatoes. Certamente non è un film perfetto ed è ovvio come perda un po’ di valore per chi non ha seguito il manga, ma era difficile aspettarsi un prodotto migliore di così e nemmeno le flebili critiche sulla mancanza dei doppiatori originali (sia in lingua originale che in Italiano) possono intaccarne il valore finale.

Il risultato? Chiunque abbia letto il manga è praticamente obbligato a vederlo, ma anche tutti gli altri dovrebbero organizzarsi e non perdere l’occasione imperdibile di vedere The First Slam Dunk al cinema, il 10 maggio 2023 in lingua originale e dall’11 al 17 maggio 2023 doppiato in Italiano.

90
The First Slam Dunk
Recensione di Filippo Consalvo

Uno dei migliori anime movie di sempre che segna un esordio alla regia del mangaka di Takehiko Inoue di altissimo livello. Un prodotto imperdibile per i fan della saga, un ottimo film animato sul basket per chiunque altro.

ME GUSTA
  • Ritmo sempre in crescendo
  • Finale mozzafiato
  • Profondo e coinvolgente
  • Alcune scene sono uno spettacolo per gli occhi
FAIL
  • 3DCG un po' difficile da digerire all'inizio
  • Perde un bel po' per chi non conosce il manga/anime
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