Gli ex ricercatori di Google, Niki Parmar e Ashish Vaswani, hanno fondato la loro azienda, Essential AI, che si occupa di sviluppare sistemi di intelligenza artificiale generativa. Dopo poche settimane dalla fondazione della loro startup, hanno già raccolto quanto basta per portare la valutazione della loro società intorno ai 50 milioni di dollari. Il settore dell’AI generativa – software in grado di creare conversazioni, immagini, interi articoli, codice di programmazione e via dicendo – ha già fatto impazzire i fondi d’investimento, con meccaniche folli che già avevamo visto tra il 2016 e il 2017, cioè prima dell’esplosione della bolla delle criptovalute. Ve lo ricordate? Quando ad una società quotata in borsa bastava aggiungere la parola “blockchain” al suo nome per far schizzare alle stelle il valore delle sue azioni (non è un’esagerazione).
Secondo gli analisti di PitchBook, gli investimenti in queste società supereranno di gran lunga i 4,5 miliardi di dollari dell’anno scorso. Tuttavia, gli investitori spesso investono in startup di IA che non hanno reali prospettive di successo. In alcuni casi non hanno ancora un prototipo funzionante e, in altri, non si capisce bene nemmeno ciò che la loro IA dovrebbe essere in grado di fare (una volta uscita dalla fase di sviluppo, chiaramente). Insomma, i fondi stanno innaffiando con milioni di dollari centinaia di startup che non hanno un portfolio di prodotti e nemmeno un business plan adeguato.
Peraltro, anche quando l’idea è valida le prospettive di un ritorno economico appaiono comunque molto flebili. Il costo necessario per addestrare i servizi di IA può essere molto elevato. Nonostante ciò, gli imprenditori e gli investitori sperano che le IA generative possano rivoluzionare diversi settori, dalla medicina alla produzione di film, passando perfino per la consegna di generi alimentari.