Artifact: la nuova app dei fondatori di Instagram ci ha già convinto

Artifact

Artifact, un nuovo aggregatore di notizie estremamente personalizzate e creato dai co-fondatori di Instagram, è ora aperto al pubblico. Non è più necessario un invito ed è disponibile per tutti anche in Italia. Il mese scorso, i creatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno presentato la loro ultima impresa come un’esperienza su invito — usando un modello reso estremamente popolare da Clubhouse.

A differenza di altri servizi simili come Google News, a questa funzione di aggregatore di notizie, Artifact unisce alcune componenti social, permettendoti di creare un profilo personalizzato e commentare gli articoli con il resto della community. L’app offre anche una pagina personale con alcune statistiche interessanti (e una componente minima di gamification) che tengono traccia di quanti articoli avete letto, dei mi piace ottenuti dai vostri commenti e degli argomenti che vi interessano di più (stimati sulla base delle vostre letture).

 

Come funziona Artifact

Lo scopo di Artifact è molto semplice: fornirti ogni giorno una rassegna stampa altamente personalizzata sulla base dei tuoi interessi. Le notizie più importanti, o interessanti, senza troppo rumore di fondo e distrazioni inutili. Per farlo, fin da subito la piattaforma ti chiederà di indicare i tuoi interessi e le tue fonti preferite. Oggi Artifact è estremamente americano-centrico ed offre soprattutto (se non esclusivamente) fonti statunitensi ed inglesi. Siamo abbastanza sicuro che un domani verranno inclusi anche quotidiani, siti e riviste in italiano (anche se non è stata comunicata alcuna tempistica).

Oggi Artifact offre esclusivamente fonti in inglese e le pubblicazioni proposte sono quasi tutte statunitensi o britanniche.

Dopo aver selezionato le proprie preferenze iniziali, Artifact continuerà a tenere traccia dei contenuti che sceglierete di leggere. Prima vi chiederà di scegliere almeno 5 letture tra quelle proposte e poi un’altra decina, fino a farsi un’idea completa delle vostre preferenze. Già dopo questa prima fase, il risultato è onestamente molto solido: nella nostra prova, Artifact è stato effettivamente molto bravo a proporre notizie e approfondimenti di nostro interesse, senza tralasciare comunque breaking news magari leggermente fuori fuoco, ma comunque, per così dire, imperdibili per una persona che vuole tenersi informata. La qualità della selezione ci sembra già almeno in parte superiore a quella di aggregatori più consolidati, come Google News.

Arriviamo ora ad un’importante precisazione: Artifact offre una ricca selezione di fonti, ma molte di queste sono blindate dietro ad un paywall. L’app non offre modi per bypassare questo limite, né tantomeno la possibilità di acquistare i singoli contenuti à la carte, oppure di abbonarsi in-app alle testate a cui siamo più interessati. Questo significa che se vi interessa un articolo del New York Times dovrete obbligatoriamente abbonarvi al quotidiano dal loro sito internet. In sede di registrazione dell’account, Artifact vi chiederà di indicare le testate a cui siete già abbonati, in modo da evitare di mostrarvi troppi contenuti a cui non potete accedere.

Ogni volta che aprirete l’app verrete immediatamente trascinati nella sezione ‘For You’, quella con gli articoli principali che vengono selezionati dagli algoritmi di Artifact sulla base dei vostri interessi. In alto trovate anche alcune altre sezioni specifiche, collocate nell’ordine di preferenza che avete selezionato durante la registrazione dell’account. Nel nostro caso, ad esempio, subito dopo alla sezione ‘For You’ troviamo la sezione ‘Tecnologia’, seguita da ‘Politica USA’, ‘Ucraina’, ‘TV e Film’ e ‘Auto elettriche’. Lo diciamo giusto per farvi comprendere quanto l’esperienza d’uso dell’app sia altamente personalizzabile, dato che ogni utente può creare una rassegna fatta su misura per lui, in base ai suoi interessi e alle sue passioni.

Artifact ha anche una piccola componente social

A differenza di altri servizi simili, Artifact ha anche una piccola componente social, che potete abbracciare o ignorare a vostra totale discrezione. Non c’è, almeno per ora, una vera e propria bacheca dove poter condividere gli articoli che vi hanno colpito di più (o i vostri personali commenti sugli argomenti del giorno), ma potete comunque commentare liberamente, con il resto della community, ogni articolo che leggerete.

Sotto ogni articolo della vostra rassegna troverete, infatti, una selezione con tre commenti (quelli che gli algoritmi giudicano più interessanti, oppure quelli che hanno preso più voti). Se lo desiderate, potete aprire la sezione commenti e leggere il resto della discussione.

Aprendo il profilo di un altro utente vi verrà mostrata una foto del profilo, una breve biografia e un punteggio che Artifact chiama “Reputazione“. Il sistema della reputazione ricorda molto quello dei karma point di Reddit: guadagnate punti ogni volta che qualcuno mette un mi piace ad un vostro commento e ne perdete (in misura minore) quando qualcuno mette un ‘non mi piace’. Fate molta attenzione: se il vostro account raggiunge un punteggio troppo basso, Artifact potrebbe impedirvi – in via temporanea – di lasciare nuovi commenti. Una buona ragione per evitare comportamenti litigiosi (e, forse, di esporvi eccessivamente su temi estremamente divisivi).

Se lo desideri, puoi anche consentire all’app di accedere alla tua rubrica. In questo modo riceverai una notifica ogni volta che un certo articolo diventa popolare all’interno della tua cerchia. Ad ogni modo, Artifact non ti rivelerà gli articoli letti dai tuoi amici. Insomma, nessun pericolo per la privacy.

Come diventerà Artifact e quello che ci piacerebbe vedere in futuro

Artifact funziona già benissimo: è una rassegna stampa – un aggregatore di notizie – estremamente riuscito, grazie alla capacità di selezionare gli argomenti da mostrare all’utente in modo pertinente e preciso. Oggi la componente social è piuttosto limitata, poco più che una ciliegina su una torta già estremamente deliziosa. Ma è probabile che le cose siano destinate a cambiare molto rapidamente – e non sappiamo se questo sarà necessariamente un bene.

Sappiamo già che nella beta dell’app gli utenti stanno già testando una sezione ‘Discovery’ che permette di fare proprio quello che avevamo accennato nel paragrafo più sopra: condividere e commentare articoli con la propria cerchia, con un’esperienza che ricorda un pochino Twitter. Il rischio che Artifact accumuli quella tossicità che contraddistingue social come Facebook e Twitter è molto forte ed esiste la possibilità che l’app finisca per fare peggio quello che altre piattaforme possono fare un po’ meglio.

Segnaliamo che attualmente Artifact non ha inserzioni pubblicitarie, se non quelle che sono presenti negli articoli delle testate che aggrega. Sarà così per sempre? Molto difficile, ma, finché dura, godiamoci questo momento.

Oggi Artifact ha due limiti principali: il primo, facilmente risolvibile (se i fondatori lo vorranno) è che l’app al momento non è per nulla appetibile per chiunque non abbia una buona comprensione dell’inglese scritto e non sia interessato ai temi dell’attualità americana. È evidente che per crescere la piattaforma dovrà presto rivolgersi anche al pubblico del resto del mondo e per farlo dovrà includere anche quotidiani in lingua spagnola, italiana, tedesca e così via.

Quanto al secondo limite, molte delle testate – specie i quotidiani più autorevoli – offerte da Artifact proteggono i loro articoli con paywall e al momento Artifact non fa nulla per facilitare l’acquisto degli abbonamenti. In passato, già moltissime aziende hanno tentato di fare con l’editoria ciò che a Netflix era riuscito con l’intrattenimento: un unico abbonamento per accedere ad un catalogo vastissimo di contenuti. Apple, con Apple News+, negli Stati Uniti ci è andato molto vicino, ma nel corso del tempo ha perso per strada qualche pezzo, non riuscendo a trattenere gli editori dietro ad alcuni dei quotidiani più prestigiosi. Quello che ci piacerebbe moltissimo? Una sorta di Artifact Plus, un abbonamento all-inclusive per potere accedere a dozzine di testate e riviste pagando non più di 15 o 20 euro al mese. Per poter proporre ai titani dell’editoria qualcosa di simile in maniera credibile, Artifact avrà ovviamente bisogno di raggiungere un pubblico di centinaia di milioni di utenti.

In questa fase Artifact è disponibile esclusivamente su iOS e Android. Aspettiamo con ansia una versione desktop accessibile da browser: la vogliamo prima di subito, sarebbe particolarmente utile.

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