Negli ultimi 15 anni, in Italia è scomparsa una pianta da frutto su cinque. Questo è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti “Salviamo l’ortofrutta italiana”, presentata all’inaugurazione del Macfrut di Rimini. La situazione peggiore si registra per le nettarine, le quali hanno visto la scomparsa di quasi la metà delle piante (-45%). La scomparsa coinvolge tutte le principali produzioni, dalle pere ai limoni, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine. Solo i kiwi crescono in controtendenza (+11%). La superficie italiana coltivata a frutta si è ridotta a 516mila ettari, con la perdita di oltre centomila ettari rispetto a 15 anni fa. Ciò ha conseguenze sul primato produttivo nazionale in Europa, che si estende dai kiwi alle pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola e alle albicocche.
Il settore ortofrutticolo nazionale garantisce all’Italia 440mila posti di lavoro, pari a oltre il 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, il 25% della produzione agricola totale, grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole che sono oggi a rischio, a causa di prezzi troppo bassi che non coprono i costi di produzione. Questa tendenza è pericolosa anche dal punto di vista ambientale, con degrado e all’abbandono che favorisce le alluvioni e le frane. La strage di piante da frutto ha provocato la desertificazione dei territori nelle regioni italiane, con effetti drammatici sui consumi nazionali, l’economia, il lavoro, il clima, l’ambiente e la salute degli italiani.
L’impatto climatico è un altro fattore a preoccupare: le coltivazioni, come le foreste, possono generare benefici ecosistemici che non sono solo la rimozione di CO2 ma anche il miglioramento della biodiversità e della qualità dell’aria, secondo un’analisi di Rete Clima. La strage di piante da frutto ha comportato anche una riduzione della capacità di assorbimento di inquinanti. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Con la scomparsa di ben 2 milioni di chili di inquinanti all’anno, l’Italia ha perso una notevole quantità di capacità di assorbimento di inquinanti. Il settore agricolo è stato colpito dall’impennata dei costi di produzione, a causa dei rincari energetici che spingono i costi correnti per la produzione della frutta che arrivano ad aumentare del 42%. Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette.
Tuttavia, ci sono anche soluzioni che potrebbero contribuire a invertire questa tendenza negativa. La Coldiretti, ad esempio, ha sottolineato l’importanza della diversificazione delle colture e dell’adozione di tecniche agricole sostenibili, come la riduzione dell’uso di pesticidi e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Inoltre, è fondamentale incentivare il consumo di frutta e verdura di produzione italiana, promuovendo il valore della filiera corta e sensibilizzando i consumatori sulle opportunità di acquistare prodotti locali e di stagione. In questo modo si potrebbe creare una domanda interna maggiore, che stimolerebbe l’economia locale e le aziende agricole italiane.