La Fondazione Di Vittorio ha lanciato un allarme riguardante il futuro dell’Italia: nel 2043 il paese avrà una popolazione inferiore di oltre 3 milioni di persone rispetto ad oggi e una diminuzione della popolazione in età da lavoro di 6,9 milioni di individui. Questa situazione potrebbe essere parzialmente contrastata con un aumento del saldo migratorio di almeno +150 mila persone all’anno.
Secondo la ricerca intitolata “L’Italia tra questione demografica, occupazionale e migratoria”, la diminuzione della popolazione rappresenta un fenomeno ormai consolidato con conseguenze evidenti sul mercato del lavoro. La previsione per il 2043 segnala una riduzione drastica della popolazione residente, come risultato di una diminuzione dei giovani e delle persone in età da lavoro, e un aumento degli anziani.
Il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni, ha definito questo calo demografico come insostenibile e ha invitato ad adottare interventi immediati per contrastarlo. In particolare, l’apporto di almeno 150 mila persone all’anno al saldo migratorio consentirebbe di mitigare la diminuzione della popolazione totale e ridurrebbe il calo previsto della popolazione attiva.
Secondo Fammoni, non esiste una sola soluzione per risolvere questo problema, ma è necessario intervenire su più fattori non contrapposti fra di loro. La ricerca ha proposto dati e idee di possibili interventi per ridurre in modo accettabile il calo della popolazione in età da lavoro, estendendo a tutti diritti e opportunità e garantendo al Paese la possibilità di sviluppo economico e sociale.
La segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, ha sottolineato l’importanza di uscire dalla logica della propaganda e di avviare una serie di misure e investimenti volti alla ripresa della natalità, al sostegno dell’occupazione femminile e all’ingresso legale dei migranti nel paese. Queste politiche non devono essere contrapposte ma devono essere adottate in modo integrato.