Dal 1949 la rivista periodica a fumetti Topolino (prima mensile, poi quindicinale e, dal 1960, settimanale) ha segnato la storia culturale italiana, divenendo un punto di riferimento editoriale mondiale senza precedenti. La rivista Topolino è la maggiore produttrice di contenuti a fumetti a tema Disney in tutto il mondo, ed aiuta in maniera decisiva ad alimentare i comics disneyani a livello globale. Abbiamo intervistato il direttore di Topolino Alex Bertani, che da cinque anni si sta occupando della gestione del settimanale, ed abbiamo approfondito con lui il suo approccio alla rivista, ed i cambiamenti e rinnovamenti del suo corso editoriale. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao direttore, e grazie per aver accettato questa intervista. La tua gestione editoriale di Topolino ha portato a storie dal taglio autoriale spiccato, sia a livello di disegni che di sceneggiature. Com’è nata questa decisione?
Quando sono arrivato a Topolino si discuteva spesso riguardo quali contenuti il settimanale dovesse ospitare. C’erano opinioni difformi: storie più infantili o per adulti? Storie autoriali o più mainstream? Discussioni che ho sempre trovato piuttosto fuorvianti. Io credo esistano solo fumetti di qualità e fumetti dozzinali. Storie capaci di coinvolgerti e altre invece noiose. Ho semplicemente cercato di scegliere la strada della qualità (… almeno secondo una mia visione, ovviamente opinabile) senza pormi il problema del rischio che poi tutto questo portasse il giornale fuori da qualche ipotetica strada. Una bella storia, ben strutturata, con più livelli di lettura, che sappia essere originale e non prevedibile, piace a grandi e piccoli.
Può sembrare un paradosso ma alcune storie recenti all’apparenza piuttosto “adulte”, secondo ricerche di mercato che abbiamo commissionato, sono state gradite più dai giovani lettori che da quelli adulti, che magari ci hanno invece visto un “tradimento” del Topolino della loro infanzia. Se penso ai grandi passi avanti fatti nello storytelling dei fumetti Disney, ai grandi Maestri, mi sembra di individuarci sempre una costante e cioè che rispetto agli standard dei tempi hanno tutti lavorato sulla cura e qualità della narrazione e sulla caratterizzazione dei personaggi, innovando e sperimentando, senza domandarsi se questo potesse posizionare o meno il loro lavoro rispetto a qualche target di età. I buoni fumetti, quando riesci a realizzarli, sono senza tempo e soprattutto… per tutti.
Con la tua gestione editoriale avete iniziato a rendere protagonisti ed a dare spessore anche a personaggi collaterali del mondo dei paperi e dei topi. Sono state approfondite personalità fino a qualche tempo fa piuttosto bidimensionali (vedasi il lavoro fatto ne La Solitudine del Quadrifoglio con Gastone). Anche in questo caso chiedo: quali riflessioni hanno portato a iniziative di questo genere?
Penso una delle maggiori ricchezze dell’universo Disney sia la straordinaria varietà dei personaggi che lo popolano. Molti di essi incarnano valori universali, tratti e caratteristiche straordinariamente reali e vive. Ho sempre pensato fosse un peccato limitarsi a lavorare su di una manciata di essi. I soliti. Un’occasione sprecata. Come lettore ho avuto spesso la curiosità di poter conoscere meglio e più in profondità certi personaggi, che mi sembrava non potessero semplicemente essere quelle “macchiette” che a volte apparivano. Quando un personaggio non ha molto spessore è difficile affezionarsi, provare empatia, emozionarsi nel vederlo muoversi e interagire all’interno della storia. Spesso in proposito mi capitava di fantasticare, quindi quando ne ho avuto la possibilità … mi sono divertito a immaginare cosa ci potesse essere oltre certe facciate!
Il parco dei personaggi Disney è veramente vasto, e si estende al di là del mondo dei paperi e dei topi. Fino a qualche decennio fa su Topolino venivano proposti anche fumetti con personaggi tratti dai Classici (da Biancaneve a Dumbo). Avrebbe senso proporre oggi storie con questi character, o magari anche con personaggi di Classici più recenti (da Ralph Spaccatutto a Frozen)?
Credo di no. Uno degli elementi di forza che questo universo fumettistico ha gradualmente costruito nel tempo è la sua coerenza interna. Personalmente avrei timore che inserire character come quelli che nomini sarebbe un’operazione molto al di fuori del worldbuilding lentamente consolidato negli anni. Una mossa che mi sembrerebbe forzata. Percepita magari più come escamotage commerciale. Temo sembrerebbero avulsi dal contesto. So che in passato è stato fatto, ma credo fosse un’esperienza figlia di tempi molto diversi da oggi.
Ad oggi il pubblico di Topolino sembra avere una fetta consistente di lettori costituita da adulti (ex bambini, lettori da decenni del periodico Disney). Confermi questa sensazione? E se sì, come cambia l’approccio editoriale per soddisfare questo tipo di pubblico?
Sì. Non è una sensazione. Le ricerche lo affermano. Si tratta perlopiù di lettori che non hanno mai smesso di leggere il giornale e che magari oggi lo ripropongono ai propri figli, nipoti o fratelli minori. Topolino è un “sistema di valori” che certi lettori conoscono e in cui si riconoscono, un’eredità che molti di loro hanno piacere di trasmettere alle nuove generazioni. Una preziosa funzione di “ponte” tra le generazioni, una piccola magia che questo giornale è in grado di creare e che si ripete da decenni.
Che tipo di ruolo rivestono i gadget nella sua idea editoriale? Sono essenziali per il mantenimento in salute del settimanale?
I gadget continuano ad essere una boccata di ossigeno per il giornale. Esiste uno zoccolo duro che li apprezza e li acquista regolarmente. Rappresentano degli “extra” non per forza collegati alla proposta di contenuti del settimanale, infatti una regola aurea che mi sono dato è che il giornale debba sempre uscire anche liscio (cioè senza gadget e a prezzo normale). Nessuno dovrà essere mai obbligato ad acquistarli. Credo che i gadget rappresentino per alcuni un’estensione dell’esperienza di lettura, penso ad esempio ai gadget giocabili indirizzati principalmente a un pubblico più giovane, oppure un simbolo di appartenenza da esibire o esporre con orgoglio o anche semplicemente oggetti simpatici capaci di portare colore e buonumore nel nostro quotidiano.
Ci saranno altre iniziative come il deposito di Paperone o la Casa di Paperino (il mio sogno proibito sarebbe Villa Rosa, che credo farebbe felicissimi tutti gli appassionati di Paperinik e Fantomius)?
Sì, ce ne saranno altre. Ne abbiamo allo studio diverse che appariranno nei prossimi anni. Tieni conto che i lavori di ingegnerizzazione di questi gadget non sono banali e richiedono complessi iter produttivi. Peperinik? Mmm… vedremo.
Ci sono personaggi intellettuali (o pseudo tali) che quando vogliono accusare d’ignoranza qualcuno lo apostrofano come una persona che nella vita ha letto solo Topolino. Perché a livello culturale resiste ancora questo tipo di visione svilente del periodico Disney?
Voglio essere ottimista. Credo che siano perlopiù uscite poco felici, magari pronunciate in un contesto di dibattito vivace, ma che, di fondo, non celino la volontà di denigrare o svilire Topolino o i fumetti in genere. Non credo esista uno stigma negativo sul giornale. Da parte di nessuno. Ogni volta che qualcuno si è lasciato sfuggire queste affermazioni siamo stati sommersi da un’ondata di messaggi di solidarietà, prese di posizione, interventi in nostra difesa… insomma ci siamo sempre sentiti particolarmente amati e coccolati. Come raramente capita. Paradossalmente… vien quasi da dire che dovrebbe succedere più spesso! Scherzo ovviamente!
Topolino è nato nel 1949 e rappresenta un punto di riferimento mondiale, secondo te qual è il segreto della sua longevità?
Be’, sono tanti credo. Impossibile sintetizzarli in poche righe. Penso comunque che uno dei più determinanti sia stata la capacità, che hanno avuto gli innumerevoli maestri del fumetto che si sono alternati nel tempo e che hanno dato voce e pensieri a questi personaggi, di saperli fare evolvere, di aver saputo trovare delle chiavi rappresentative che li hanno resi credibili, vivi, in grado di intercettare il sentire delle diverse generazioni di lettori. Se ci pensi il Topolino degli anni ’30 banalmente non è quello degli anni ‘60 che a sua volta è diversissimo da quello che cerchiamo di raccontare sul Topolino odierno. Questo pur rimanendo sempre fedele a sé stesso.
Ecco, credo questa complessa alchimia sia uno dei grandi segreti di questi fumetti: i character Disney hanno saputo essere in sintonia coi propri tempi… quando non addirittura in anticipo sul futuro.
Se ci fai caso, in fondo è quello che stiamo cercando di fare anche oggi. Topolino negli ultimi anni ha intrapreso un processo di trasformazione narrativa, sia a livello di storytelling che visivo, molto profondo. Permettimi di aggiungere, anche coraggioso. Senza per questo avere la presunzione di essere portatori di verità, ma con la certezza che solo evolvendo, reinterpretando e innovando la percezione di questi personaggi potremo avere la speranza di non farli invecchiare, di non farli allontanare da lettori ormai abituati a vivere un tempo di continue e frenetiche trasformazioni. Credo altre strade non ci siano.
Ricordiamo che i fumetti Disney e di Topolino saranno disponibili negli stand di Panini Comics del Napoli Comicon 2023, che si terrà dal 28 aprile all’1 maggio presso la Mostra d’Oltremare.