Tumori: qual è il legame con i batteri del corpo umano?

La maggior parte dei batteri che vivono nel corpo umano ci aiutano a sopravvivere, ma recenti studi dimostrano che alcuni di essi infiltrano i tumori, aiutandoli a crescere, diffondersi e diventare più difficili da distruggere dal sistema immunitario.

Il corpo umano contiene circa 100 trilioni di cellule microbiche, quasi altrettante, se non più, rispetto al numero di cellule umane nel corpo. La maggior parte di questo microbioma è composta da batteri, che vivono nel nostro intestino, sulla nostra pelle, nelle vie respiratorie e urogenitali e nelle ghiandole mammarie. Diversi studi recenti hanno rivelato che i batteri sono presenti anche in una vasta gamma di tumori, dove vivono non solo tra le cellule ma addirittura all’interno di esse. Si pensava che i batteri approfittassero di un ambiente favorevole alla crescita; gli scienziati non avevano idea se questi microrganismi potessero alterare la prognosi del cancro.

Uno studio pubblicato di recente sulla rivista Nature mostra che i batteri presenti nei tumori orali e del colon possono promuovere direttamente il cancro sopprimendo la risposta immunitaria umana e aiutando le cellule tumorali a diffondersi più rapidamente. Uno studio correlato pubblicato sulla rivista Cell Reports afferma che alcuni farmaci anticancro, come il 5-fluorouracile, potrebbero essere efficaci perché uccidono anche i batteri che aiutano lo sviluppo del tumore.

 

I nostri dati suggeriscono che i batteri non sono spettatori innocenti ma, invece, stanno plasmando l’ecosistema nelle regioni del tumore dove si trovano. I batteri sono una parte vitale di questo microambiente tumorale.

Susan Bullman, microbiologa presso il Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che ha guidato entrambi gli studi

 

Jennifer Wargo, oncologa chirurgica presso l’Università del Texas MD Anderson Cancer Center di Houston, afferma che c’era molta scetticismo riguardo agli studi precedenti che mostravano la presenza di batteri e altri microrganismi nei tumori. Nel 2017, ha scoperto che se i pazienti affetti da melanoma hanno una popolazione più diversificata, o un’abbondanza, di “buoni” batteri nel loro intestino, rispondono meglio all’immunoterapia.

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