Il governo russo è diventato molto più abile nella manipolazione dei social media e dei motori di ricerca. O, quantomeno, è quanto di evince da un rapporto presentato in tempi recenti allo stato maggiore dell’esercito statunitense — e finito nel calderone di documenti riservati divulgati su Discord. L’attività di disinformazione russa copre i temi più vari, e in genere ha quasi sempre lo scopo di favorire i partiti politici meno ostili a Mosca e destabilizzare i Paesi presi di bersaglio, aumentando la polarizzazione politica.
Da un anno a questa parte, i tentativi di manipolare l’opinione pubblica sui social hanno prevalentemente lo scopo di erodere il supporto alla causa Ucraina, diffondendo la propaganda del Cremlino.
Stando al documento trapelato in queste settimane, i social sarebbero infestati da centinaia di migliaia di account falsi creati e gestiti da organizzazioni vicine al Governo russo. Ma il dato allarmante è un altro: i social sarebbero in grado di intercettare e disattivare appena l’1% degli account falsi controllati dalla Russia.
Il Washington Post ha raccolto le testimonianze di alcuni ex funzionari americani e di altrettanti dirigenti dei social media coinvolti. «Google, Meta e gli altri stanno facendo il possibile per fermare questo genere di attività di disinformazione», ha detto ad esempio Thomas Rid, studioso della disinformazione e professore presso la School of Advanced International Studies. «La Russia chiaramente prende atto delle contromisure dei social e migliora nel tempo le sue capacità». Rid, ad ogni modo, contesta il dato secondo il quale appena l’1% degli account falsi verrebbero individuati. «È probabilmente un’esagerazione», ha commentato.