A chi piace la stand up comedy? A tutti ormai, ma cosa è? Come la potremmo definire? Proviamo: la stand up comedy è un tipo di intrattenimento “moderno” e che sta continuando ad evolversi notevolmente anche in questi ultimi anni. Utilizziamo il termine “moderno” dal momento che il suo parente più lontano, il “vaudeville”, è nato nel Settecento e se vogliamo dirla tutta quel tipo di genere teatrale diventa antesignano nella stand up solamente a fine Ottocento, quando arriva in America (grazie ad una donna performer tra l’altro), per fondersi con il burlesque, il dadaismo e arrivare in Prime Time (Saturday Night Live) poco dopo la metà del secolo scorso. Un linguaggio che vive dei suoi interpreti, come Lenny Bruce, presente non a caso nello show di cui stiamo per parlare, uno dei comici più influenti di questo genere, più estremo e schierato di Bob Hope, Gianni e Pinotto, Joey Bishop o Mae West. Papà dei vari Bill Hicks e George Carlin e ora Louis C.K., Ricky Gervais, Chris Rock, Dave Chappelle, Bill Burr, ecc… L’intreccio con la serialità arriva forse con Seinfeld, “la prima sitcom moderna” (si dice), i cui episodi prevedevano un siparietto introduttivo in cui Jerry Seinfeld, protagonista dello show e stand up comedian, si lanciava in un pezzo stand up. Un pezzo di televisione americana, degna di quei Prime Time di metà anni ’90.
Nella recensione della quinta stagione de La Fantastica Signora Maisel salutiamo un altro pezzo di storia, questa volta di streaming, degno erede di un percorso fatto di nomi e prodotti fantastici. La meravigliosa creatura creata dai coniugi Amy- Sherman e Daniel Palladino arriva su Prime Video il 14 aprile 2023 con i primi tre episodi e poi continuerà con uno a cadenza settimanale fino ai 9 previsti.
A chi piace la stand up comedy?
Ci teniamo a sottolineare che questa recensione è NO SPOILER, un po’ perché siamo bravi, un po’ perché dobbiamo farla così e un po’ perché si riferisce solamente ai primi otto episodi della stagione finale della serie con Rachel Brosnahan e Alex Borstein, quindi, anche volendo, abbiamo le mani legate. Leggete dunque tranquilli e per il finale vi rimandiamo al 26 maggio, termine ultimo della stagione.
La storia di Midge, per usare le parole della sua interprete “è stata un fulmine a ciel sereno“, dato il successo folgorante di quello che era un titolo inizialmente concepito per non essere un cavallo di razza della scuderia Amazon e che invece nel corso delle passate quattro parti è arrivata a collezionare sessantasei nomination agli Emmy Awards e ben venti statuette portate a casa.
Un titolo che ci ha presentato un cast indimenticabile, sia in termini di guest star (Luke Kirby e Jane Lynch su tutti) più o meno conosciute, ma soprattutto per la chimica creatasi sin da subito con gli attori regolari, grazie alla quale hanno avuto modo di brillare, oltre alle due protagoniste sopracitate, i magnifici Tony Shalhoub e Marin Hinkle, ma anche Michael Zegen, ormai apprezzato dal grande pubblico, Kevin Pollak e Caroline Aaron, i quali in questa serie hanno vissuta una vera e propria seconda giovinezza.
Sinossi approvata e senza anticipazioni
“Nella quinta e ultima stagione, Midge Maisel è più vicina che mai al successo che ha sempre sognato, solo per scoprire che più vicino che mai significa che è ancora molto lontano.”
Questa è la sinossi ufficiale del finale de La fantastica signora Maisel, in cui ritroviamo Miriam (Brosnahan) direttamente il giorno dopo la tormenta di neve che l’ha sorpresa appena fuori il teatro dove Lenny Bruce (Kirby) le ha fatto una “lavata di capoccia” (come si dice dalle parti di chi scrive) come neanche la sua fidata manager Susie (Borstein) ha mai avuto il coraggio di fare.
Era un momento delicato per la provetta comica. La quale, dopo l’enorme delusione provata a seguito del brutto licenziamento da parte dello staff di Shy Baldwin, aveva deciso di giocare in una comfort zone ritagliatasi ad hoc con la scusa di non voler mai più scendere a compromessi con nessuno e di voler solamente fare spettacoli tutti suoi e in cui poteva dire quello che più desiderava. Dopo tutto il punto di partenza che ha spinto in origine Midge ad intraprendere questa difficilissima carriera (specialmente per una donna) era la necessità di voler essere ascoltata.
Era un momento delicato per la provetta comica.
Il Gaslight si era rivelato il perfetto riparo dalle difficoltà del mondo esterno, un night club downtown in cui la comica aveva trovato terreno fertile per la sua emancipazione e anche un modo di fraternizzare con altre figure femminili. Il problema a lungo andare si era rivelato l’altro lato della medaglia del giocare in casa, ovvero desistere dal mettersi veramente in gioco. Fermarsi, smettere di evolversi. Una cosa imperdonabile visto il talento di Midge, che doveva destreggiarsi in altri mille lavori diurni per sbancare il lunario.
Il manifesto, in messo alla tormenta, del Gordon Ford Show nel finale della quarta stagione ha il sapore quindi di una promessa rinnovata, una luce alla fine del tunnel, una strada per rimettersi in gioco e riprendere in mano la propria ambizione.
“Tits up”
La stagione finale de La fantastica signora Maisel è forse la più riflessiva tra tutte.
Da sempre la serie dei Palladino si è contraddistinta per avere diversi testi su cui lavorare in contemporanea. C’è l’analisi del fenomeno stand up comedy di quegli anni, in cui si inserisce il punto di vista di due protagoniste femminili (interpretate ancora una volta in modo perfetto, ma per la Brosnahan siamo ai livelli di una fusione totale con la sua Midge) agli antipodi, ma legate da una necessità di emancipazione e riconoscimento. Sia a livello familiare e sia a livello sociale e professionale. In più c’è la parte (straordinaria) di racconto comico (da stand up) di una famiglia newyorkese allargata, ebraica benestante.
Una storia “drammacomica” che avrebbe reso fiero il Portnoy di Philip Roth o Woody Allen se avesse deciso di fare qualcosa lontano dai gialli, dalla letteratura russa e dalla psicanalisi freudiana. Il tutto condito da una meravigliosa riproposizione degli anni ’60 in America.
Da sempre la serie dei Palladino si è contraddistinta per avere diversi testi su cui lavorare in contemporanea.
La quinta stagione si sforza di tirare tutti questi fili e trarre una conclusione coerente con lo spirito della serie tutta. Un compito veramente non da poco, che i Palladino decidono di affrontare con ordine, partendo dai loro personaggi e affidandosi alle loro caratteristiche, ai loro punti di vista sulla vista, sul mondo sugli altri.
Quella di Prima Video è una serie che vive dei suoi volti, della loro intelligenza e delle loro interazioni. Se è vero che la premessa del paragrafo va di pari passo con il fatto che parliamo di una stagione conclusiva, è vero anche che spesso si corre il rischio di affrettarsi nel fare contenti gli spettatori, nell’essere consolatori o, Dio non voglia, nel voler sorprendere ad ogni costo (cioè, sorprendere va bene, ma non sorprendere a priori).
La fantastica signora Maisel non corre questi rischi decidendo quindi di rifocalizzarsi sui suoi cuori tematici, sul suo umorismo, il suo linguaggio e i suoi interessi e portando il più naturalmente possibile alle conseguenze finali, ampliando l’orizzonte, parlando di tempo, cambiamenti, passaggi generazionali, giochi di potere legati ai generi, senza mai scegliere di andare incontro al pubblico. Ecco perché tutto passa per i personaggi. I personaggi che hanno un loro percorso e sono credibili nella misura in cui lo portano fino in fondo. Loro sono quelli che rimangano nel cuore di chi guarda e loro sono quelli che, quando non si vedranno più, mancheranno tantissimo.
La stagione finale de La fantastica signora Maisel debutterà il 14 aprile su Prime Video con i primi tre episodi e poi continuerà con uno alla volta a cadenza settimanale.
La recensione, rigorosamente NO SPOILER, dei primi 8 episodi della quinta e ultima stagione de La fantastica signora Maisel, la serie Prime Video creata dai coniugi Amy- Sherman e Daniel Palladino e con protagoniste le sempre meravigliose Rachel Brosnahna e Alex Borstein. Questa volta è difficile scrivere la conclusione visto che manca l'episodio finale. Quello che possiamo dire è che questa stagione conclusiva punta sui personaggi, si preoccupa della coerenza del suo spirito, del suo linguaggio e dei suoi interessi, ampliando ancora di più il raggio d'azione e decidendo di affidarsi alla coerenza e all'ordine. Siamo sicuri che non deluderà nessuno, ma che alcune delle scelte coglieranno di sorpresa lo spettatore.
- Ancora più ironia, ancor più trasgressione, ancora più Maisel.
- Il discorso sullo show business e sull'essere donna in quell'ambito.
- I personaggi sono, come sempre, meravigliosi.
- Gli anni '60.
- L'evoluzione di Susie e di Mige.
- La riflessione esistenziale, il passaggio generazionale, l'evoluzione della società.
- Un monologo (unico spoiler) di Abe. Meraviglioso.
- La strada scelta per arrivare al finale è interessantissima, dividerà un pochetto magari, ma questo fail è solo perché la nona puntata non l'abbiamo potuta vedere.
- Facile: è l'ultima stagione.