L’uscita al cinema di Air – La storia del Grande Salto prova a rispondere ad una domanda su cui in molti hanno cercato d’interrogarsi: perché Michael Jordan è tra gli sportivi più influenti di sempre nella cultura pop? Proviamo anche noi a dare una risposta, offrendo una serie di riflessioni, e ricordano come Michael Jordan sia nato sportivamente parlando in un periodo particolare della storia dell’NBA e dello sport americano, e si sia caratterizzato come l’uomo giusto nel posto giusto.
C’era una volta l’NBA che non piaceva
Oggi l’NBA è divenuto un vero e proprio brand, il più grande tra quelli che rappresentano gli sport mondiali. Neanche la nostra Champions League riesce ad avere lo stesso peso a livello di marketing. E tutto ciò nasce dal fatto che gli Stati Uniti hanno da sempre avuto la capacità di rendere spettacolare ed accattivante ciò che riesce ad essere partorito nei suoi territori. Ma c’è stata un’epoca in cui l’NBA non se la passava benissimo: stiamo parlando della fine degli anni Settanta e dell’inizio degli Ottanta, periodo in cui un campione come Julius Erving, conosciuto anche come Doctor J, attese il 1977 ed i suoi 27 anni prima di entrare nella lega, privilegiando fino a quel momento la ABA. Ma all’inizio degli Ottanta alla guida dell’NBA arrivò David Stern, che, da vicepresidente esecutivo, varò una serie di iniziative che fecero ripartire un campionato in quel momento declassato, al punto da portare la CBS a trasmettere le finali in differita. I test antidroga, il tetto salariale e l’idea generale che le squadre ed i giocatori si sarebbero dovuti compattare per ridare spessore alla lega creò una comunione d’intenti capace di generare uno slancio notevole. Gli anni Ottanta portarono alla nascita dei Los Angeles Lakers di Magic Johnson, e nacque la storica contrapposizione con i Boston Celtics di Larry Bird. Tutto ciò fece da apripista all’arrivo nel 1984-1985 di giocatori che avrebbero dato ulteriore spessore alla lega, tra cui Hakeem Olajuwon, Charles Barkley, e, soprattutto, Michael Jordan.
L’ arrivo di Michael Jordan in NBA creò l’uomo copertina totale, ed il simbolo di un gioco che, grazie a lui, sarebbe uscito anche dagli Stati Uniti.
MJ arrivò in NBA con la lega che era già lanciata e che stava rifiorendo. Nonostante ci fossero personaggi di grandissimo livello come i già citati Magic Johnson e Larry Bird, capaci di creare l’attenzione maggiore con le due squadre che si sarebbero contese il titolo per tutti gli anni Ottanta, l’arrivo di Michael Jordan in NBA creò l’uomo copertina totale, ed il simbolo di un gioco che, grazie a lui, sarebbe uscito anche dagli Stati Uniti. Jordan, ancora prima di fare il suo esordio nella lega, si era già distinto durante le Olimpiadi del 1984, vittoriose per gli Stati Uniti, spiccando anche in amichevoli contro le star NBA, soprattutto su Magic Johnson. Proprio durante le Olimpiadi si iniziò a parlare di lui come il più forte giocatore del mondo. L’arrivo in NBA divenne la consacrazione, non solo sul campo, ma anche a livello commerciale. Michael Jordan indossò per la prima volta le Nike nel 1984 (erano le Air Force Ships), al suo debutto da rookie. Ma le Air Jordan sarebbero uscite sul mercato solo nel marzo del 1985. Le prestazioni sul campo del campione aumentarono di molto l’attenzione anche sulla scarpa indossata da Jordan, creando un legame commerciale indissolubile fin dall’inizio (firmò un primo contratto da due milioni più una percentuale sulla vendita delle scarpe). Già alla sua nona partita all’esordio in NBA Michael Jordan infilò 45 punti, e fu convocato All-Stars Game, match in cui creò le invidie di Isaiah Thomas e di altri compagni che lo boicottarono. Proprio al rientro in campionato Jordan ed i Bulls se la videro con i Pistons di Thomas, a cui il giovane campione infilò 49 punti. Michael Jordan fu capace di generare il 40% del merchandising dell’NBA grazie ad i suoi Chicago Bulls, una squadra che grazie alla sua presenza passò da una valutazione di 16 milioni di dollari a 120. Mentre la Nike nel 1984 era una società da 25 milioni di dollari, che si augurava di generare con le Air Jordan 4 milioni di dollari di guadagni in tre anni. Ottenne 70 milioni in soli due mesi.
L’atleta giusto al momento giusto
Ed è questo il segreto del successo di Michael Jordan. Stiamo parlando dell’atleta giusto al momento giusto. Gli Stati Uniti negli anni Ottanta stanno vivendo il periodo d’oro capitalista per eccellenza. Siamo nell’epoca dello yuppismo, e la positività sui mercati ed a livello sociale si rispecchiava anche nello sport.
La competitività è la parola d’ordine a livello economico e finanziario negli anni Ottanta, e Michael Jordan è tra gli uomini più competitivi della storia dello sport.
Così come ha detto più volte lo stesso campione nel documentario The Last Dance, molte delle sue battaglie sul campo erano una questione personale. Bastava una piccola provocazione e Michael Jordan tirava fuori gli artigli, offrendo prove al di là di ogni aspettativa. Tutto ciò ha prodotto un personaggio che era l’ideale per gli anni Ottanta negli Stati Uniti, e per lo spirito generale in Occidente, e nel mondo. Il più grande atleta nel più grande periodo di commercializzazione. La coincidenza di questi due elementi ha portato alla nascita di un nome e di un marchio che tutt’oggi resiste (anche se molti giovani che indossano le Air Jordan non sanno precisamente chi sia il personaggio che dà il nome alle scarpe). Muhammad Ali è stato l’atleta della ribellione nel periodo della controcultura, Pelé l’incarnazione dell’identità del popolo brasiliano, Diego Armando Maradona l’espressione della libertà e trasgressione latina, e Michael Jordan è stato l’incarnazione degli esplosivi e competitivi anni Ottanta. Nel corso degli anni Michael Jordan si è legato anche ad altri brand: ha girato spot per McDonald’s, è apparso in Jam di Michael Jackson, ha girato una pubblicità con Spike Lee, ed è arrivato ad essere protagonista di un film d’animazione di successo come Space Jam (risultato tentato ma non eguagliato dal The Chosen One Lebron James). La storia ed il perché Michael Jordan sia tra gli sportivi più influenti di sempre nella cultura pop è un incrocio di fattori tra l’epoca di maggiore esplosività economica e commerciale negli Stati Uniti, e la comparsa di un atleta iper-competitivo ed in grado di ricavare linfa vitale dalle sfide sul campo. Ma Michael Jordan è anche altro (vedasi il suo forte legame con la famiglia), e per capirlo meglio (oltre a recuperare The Last Dance su Netflix) è utile la visione di Air – La Storia del Grande Salto.
Air – La Storia del Grande Salto è al cinema dal 6 aprile.