Alcune aziende e diversi artisti hanno citato in giudizio Stability AI, l’organizzazione dietro a Stable Diffusion, un’IA che consente di creare immagini con un semplice input testuale. Nel mirino il dataset utilizzato da Stable Diffusion per addestrare la sua IA generativa: contiene milioni di foto e immagini protette dal diritto d’autore o da licenza creative commons. La tesi della parte attrice? Usare le foto per addestrare un’IA non rientra nel fair use (cioè nei casi in cui è possibile usare un’opera protetta da diritto d’autore senza incorrere in sanzioni).
Riportando questa notizia, il giornalista di Ars Technica Timothy B. Lee ha spiegato che non esistono precedenti legali sull’impiego delle IA generative in relazione ai diritti d’autore e che il risultato delle cause presentate in questi mesi è tutto fuorché certo. Alcuni esperti giuridici sostengono che l’impiego delle immagini protette sia permesso dalla dottrina dell’uso lecito del diritto d’autore, mentre altri sono dell’opinione opposta.
L’esito di queste cause, in altre parole, potrebbe avere conseguenze enormi su un’industria – quella delle AI generative – che ha appena iniziato a muovere i primi passi.
La startup Stability AI, che ha creato Stable Diffusion, è stata citata in giudizio da tre artisti che sostengono che le loro opere siano state usate per addestrare l’IA. Altrettanto ha fatto anche Getty, una azienda che vende a quotidiani, e-commerce e privati la licenza per usare milioni di fotografie scattate da fotografici freelance.
Gli artisti e Getty sostengono che l’uso delle loro foto e immagini per addestrare un’IA che potenzialmente può essere usata per creare servizi concorrenti (e quindi potenzialmente rubare loro dei clienti) non rientri all’interno della dottrina del fair use.
In copertina: l’improbabile foto di Mickey Mouse davanti ad un McDonald generata da Stable Diffusion seguendo le istruzioni del giornalista Timothy B. Lee.