Il Tor Project, l’organizzazione dietro la celebre rete e il browser anonimo, sta contribuendo al lancio di un browser centrato sulla privacy che si connette a una VPN invece di una rete onion decentralizzata. Si chiama Mullvad browser, dal nome dell’azienda Mullvad VPN con cui ha stretto partnership per il progetto ed è disponibile per Windows, Mac o Linux.

L’obiettivo principale del Mullvad browser è rendere più difficile il tracciamento degli utenti da parte di aziende e pubblicitari su Internet. Lo fa lavorando per ridurre la “fingerprint” del browser, termine che descrive tutti i metadati che i siti possono raccogliere per identificare univocamente il dispositivo dell’utente. La fingerprint può essere costituita da cose semplici, come il browser e il sistema operativo utilizzati, a informazioni più invasive, come i font e le estensioni installate e quali dispositivi di input/output il browser può utilizzare.

L’analisi di tutti questi fattori può rendere facile identificare un utente solo in base alla fingerprint, senza la necessità di cookie o altre tecnologie di tracciamento. Esistono vari strumenti che possono mostrare quanto il proprio browser sia facile da tracciare in questo modo: The Verge suggerisce quello dell’organizzazione EFF, che spiega in termini piuttosto chiari i risultati.

A differenza di Tor, dunque, Mullvad non è un browser “a prova di bomba”. Insomma, non è pensato per chi ha bisogno di un livello di privacy esasperato, magari perché risiede in un Paese dove il governo monitora l’attività online dei suoi cittadini. Si tratta di una soluzione più “light” ed efficace per chi vuole complicare la vita alle aziende affamate dei suoi dati.

Il Mullvad browser assomiglia molto a qualsiasi altro fork di Firefox, quindi non sarà necessario imparare un modo completamente nuovo di navigare. Per impostazione predefinita, il Mullvad browser rende più difficile per i siti web identificare l’utente mascherando i metadati e bloccando i cookie e i tracker di terze parti, e ha pochi plugin preinstallati per ridurre ulteriormente le fingerprint. The Verge, infatti, spiega che sebbene Mullvad non sia l’unico browser nato per accontentare gli impallinati di browser, molte altre soluzioni – tra cui Brave – consentono comunque di installare un ampio arsenale di plugin che potrebbero tracciare l’utente o produrre un numero sproporzionato di metadati, di fatti vanificando lo scopo per cui sono nati. Per quel che vale (cioè molto), non è questo il caso del nuovo browser di Tor Project.