Centri per demenza: carenza di personale e accessibilità limitata

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L’indagine evidenzia le criticità dell’offerta sanitaria per i CDCD in Italia, sia per la mancanza di professionisti adeguati in termini numerici, sia per la scarsità di altre figure professionali oltre ai medici. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Demenze dell’ISS, condotta tra luglio 2022 e febbraio 2023 sui Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) presenti sul territorio nazionale, vi lavorano in media solo 5 professionisti, e circa un terzo di questi centri è diretto dal neurologo, un altro terzo dal geriatra, mentre in poco meno di un altro terzo operano almeno due delle tre figure mediche fondamentali. Inoltre, la presenza di altre figure professionali come infermieri, fisioterapisti, logopedisti e mediatori culturali nelle strutture è scarsa. 

L’indagine ha anche rivelato che il 25% dei CDCD è aperto solo un giorno a settimana e tra quelli aperti 5 giorni alla settimana, la maggioranza si trova al Nord (43,5%), seguita dal Centro (27,5%) e dal Sud (24,6%). L’indagine ha rivelato che per la prima visita nei CDCD, il 53% dei pazienti ha avuto accesso tramite l’impegnativa del medico di base per visita specialistica e contatto con il CUP regionale, mentre il 47% ha utilizzato la stessa impegnativa ma contattando il CUP dell’ospedale. Il 43% ha utilizzato l’impegnativa e il contatto diretto con il CDCD, mentre solo il 4,5% ha avuto la possibilità di contattare direttamente il CDCD. 

Nel caso della successiva visita di controllo, il 29% ha utilizzato l’impegnativa e il CUP regionale, il 30% ha utilizzato l’impegnativa e il CUP dell’ospedale e il 41% ha contattato il medico di base. Per quanto riguarda i servizi offerti nella fase diagnostica, il 66,5% dei CDCD ha offerto una PET amiloidea e il 62,3% ha utilizzato i marker liquorali. Nella fase assistenziale, il 45,7% dei CDCD ha fornito un servizio di telemedicina e l’80,7% ha offerto un counseling individuale per i pazienti. Inoltre, il 67,4% dei CDCD ha offerto una riabilitazione cognitiva e il 59,2% ha offerto una riabilitazione motoria. Durante la pandemia del 2020, il 63,2% dei CDCD è stato parzialmente chiuso, di cui circa il 44% per più di tre mesi. Nel 2021, il 18,4% dei CDCD è stato parzialmente chiuso, con una percentuale di chiusura superiore a tre mesi pari al 40%.

 

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