Un nuovo studio internazionale pubblicato su Science Advances ha rivelato che la pesca globale del calamaro si sta espandendo in spazi non regolamentati. La ricerca, condotta in partnership tra Global Fishing Watch, il Centro nazionale australiano per le risorse oceaniche e la sicurezza dell’Università di Wollongong e la Japan Fisheries Research and Education Agency, ha utilizzato immagini satellitari, tracciamento dei pescherecci e monitoraggio dei dati per analizzare la pesca del calamaro in tre oceani per un periodo di tre anni. Lo studio ha rivelato che la pesca dei calamari con lenza è globalizzata e molto estesa, con un numero di giorni di pesca annui compreso tra 149.000 e 51.000, e che lo sforzo è aumentato del 68% nel periodo di studio 2017-2020. L’86% dei pescherecci per la pesca del calamaro hanno pescato in gran parte in aree non regolamentate, pari a 4,4 milioni di ore totali di pesca tra il 2017-2020. La pesca non regolamentata rappresenta una sfida per la sostenibilità della pesca e l’equità delle risorse ed è stata collegata a pratiche discutibili in materia di diritti umani e lavoro. La professoressa Katherine Seto, autrice principale dello studio e professoressa di studi ambientali presso l’Università della California, Santa Cruz, ha sottolineato che la pesca del calamaro è altamente mobile e si realizza in più oceani nell’arco di un anno. La ricerca ha evidenziato l’interconnessione delle zone di pesca utilizzate dalle flotte e dimostrato l’importanza cruciale di accordi completi di condivisione dei dati tra gli organismi regionali per migliorare la comprensione dei movimenti di queste imbarcazioni e quantificare il loro impatto sugli stock di calamari.
Le attività di pesca non regolamentate richiedono un’azione urgente, secondo il coautore Quentin Hanich dell’Università di Wollongong, poiché avvengono nei beni comuni globali condivisi da tutti, ma pochi ne traggono beneficio e gli Stati costieri vicini sono sempre più preoccupati per l’impatto sui loro stock ittici condivisi.