Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science avvisa che le specie animali che vivono sulle isole, incluse quelle di dimensioni standard, hanno maggiori probabilità di estinzione rispetto alle loro controparti continentali. Il rischio aumenta quando le differenze di dimensioni tra le specie continentali e quelle insulari sono maggiori. In particolare, le specie che si sono evolute per essere dieci volte più grandi o piccole dei loro simili sulla terraferma hanno almeno il 75% in più di probabilità di estinguersi. Gli ecologi del Centro tedesco per la ricerca integrata sulla biodiversità (iDiv) hanno scoperto che il gigantismo e il nanismo sono sintomi di una condizione nota come “sindrome dell’isola”, che colpisce spesso le specie animali che si sono stanziate sulle isole o che vi hanno avuto origine. Tale sindrome si verifica quando la mancanza di predatori e la limitazione di risorse influenzano l’evoluzione delle specie in modo che diventino più grandi o più piccole.
Tuttavia, i “giganti” e i “nani” che vivono sulle isole sono ancora più vulnerabili poiché spesso non hanno familiarità con i predatori della loro nuova dimora e sono quindi più facili da catturare e mangiare. Circa il 75% delle estinzioni documentate negli ultimi 500 anni ha avuto luogo su lembi di terra circondati dall’acqua. Circa la metà delle specie animali ora elencate come minacciate dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura vive su isole. Gli scienziati sottolineano che questo studio ha implicazioni importanti per la conservazione della biodiversità.