Il tema scelto per la Giornata Mondiale del Rene di quest’anno, che si celebra oggi 9 marzo, è “Prepariamoci per l’inaspettato e sosteniamo i più vulnerabili“. Questo tema è stato ispirato dalla pandemia, dalla guerra russo-ucraina, dai disastri naturali come il terremoto turco-siriano e dagli eventi atmosferici estremi causati dai cambiamenti climatici.
L’obiettivo della Giornata mondiale è quello di proteggere le 850 milioni di persone nel mondo che sono affette da malattia renale cronica, il doppio di quelle con diabete e dieci volte tanto quelle che vivono con un tumore. Tra queste persone, 5-10 milioni sono considerate fragili e avrebbero bisogno di accedere a una terapia sostitutiva della funzione renale come la dialisi o il trapianto. Tuttavia, solo 2,5 milioni di loro hanno accesso a queste cure, il che rappresenta un problema critico.
Secondo il Giuseppe Grandaliano, professore e Direttore del reparto di Nefrologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS e Ordinario di Nefrologia dell’Università Cattolica, campus di Roma, le malattie renali sono molto diffuse e richiedono attenzione per una diagnosi precoce. In Italia ci sono 50.000 persone in terapia renale sostitutiva con emodialisi e dialisi peritoneale e 25.000 con trapianto di rene, ma si può fare di più.
Il tema della Giornata Mondiale del Rene di quest’anno riguarda le emergenze, come la pandemia, le guerre, i terremoti e le catastrofi climatiche naturali, cercando di attirare l’attenzione sui pazienti con malattie renali che si trovano ad affrontare queste situazioni. In particolare, i pazienti in terapia renale sostitutiva rappresentano una grande sfida organizzativa e sono particolarmente vulnerabili durante le emergenze. Questo è stato dimostrato dopo l’uragano Katrina del 2005, quando i centri dialisi e gli ospedali degli Stati affacciati sul Golfo del Messico si sono trovati in difficoltà nell’offrire i trattamenti dialitici, contribuendo così all’aumento del numero di decessi. Più di recente, l’uragano Ian in Florida nel 2022 ha causato problemi ai pazienti in dialisi della regione, poiché non potevano accedere al trattamento e le tossine si sono accumulate rapidamente nel sangue, aumentando il rischio di morte nell’arco di una settimana.