L’attacco dei Giganti – Final Season Parte 3, la recensione: dopo l’apocalisse

L'attacco dei giganti

Nell’era del bingewatching (anzi dell’iper o del post, come direbbero quelli bravi sul serio) i tempi di uscita degli episodi dell’ormai famigerato adattamento anime dello straordinario manga di Hajime Iseyama sono veramente un rischio incredibile. Inevitabile se senti la campana dello studio MAPPA, che ha preso in consegna la patata bollente da Wit Studio, all’alba della quarta stagione, quella produttivamente più complessa; patetica se senti quella dei lettori del manga, che sono arrivati alla conclusione della storia ormai da più di un anno e, infine, insostenibile se senti quella di chi Attack on Titan lo segue solo tramite l’anime. Chi scrive è tra questi ultimi. Chi si è arreso agli sfottò e alle punzecchiate di coloro che già sanno, chi si è rimesso alla mercé dei produttori e neanche si pone più domande. Chi è arrivato fino a qua. Loro potranno capire.

Scherzi (ma quali scherzi?) a parte, siamo ancora sani di mente per la recensione de L’attacco dei Giganti – Final Season parte 3 (o L’attacco dei Giganti THE FINAL CHAPTERS Special 1 o L’attacco dei Giganti – Stagione finale parte 3 o L’attacco dei Giganti – Stagione 4 parte 3 o L’attacco dei Giganti 4 parte 1 di 2 che compongono la 3 che al mercato mio padre comprò), disponibile dal 3 marzo 2023. La trovate disponibile su Crunchyroll, in lingua originale giapponese, sottotitoli italiani. Il prossimo e ultimo episodio dell’anime, uscirà, speriamo, entro quest’anno.

Chi è arrivato fino a qua. Loro potranno capire.

C’è da dire che comunque gli episodi valgono sempre e comunque l’attesa, nonostante una flessione che si temeva da parecchio tempo e per di più giusto in tempo per arrivare in vista di un finale che per quanto riguarda il manga è stato accompagnato da diverse polemiche e che dunque, per chi è solo spettatore dell’anime, è atteso con un misto di enorme curiosità e un po’ di sospetto.

Invece questa prima parte dello special finale (scusate, ma non si sa veramente come chiamarlo) ha spazzato via qualsiasi dubbio e ha rimesso insieme tutti quanti i fili, riconsegnando nuovamente il senso di Attack on Titan allo spettatore, in attesa di un’ultimissima (speriamo) puntata che si spera sarà all’altezza della meraviglia che è stato fino ad ora il titolo.

Tirare i fili

Il Boato della Terra è stato liberato, Eren ha usato Zeke per arrivare a Ymir e divenire il Gigante Fondatore (portando con sé il Gigante d’Attacco, il Bestia e il Martello) e, dopo aver distrutto le Mura, ha lasciato l’isola di Paradis, ha attraversato l’oceano ed è arrivato a Marley a capo di un numero immenso di Colossali. Insomma ecco, quello che poteva andare male è andato peggio.

Oppure è esattamente il contrario, dipende dai punti di vista e l’Attacco dei Giganti, proprio come il Gigante d’Attacco (lo si ribadisce nella puntata), a tutti gli effetti la personificazione dei meccanismi primordiali che regolano la scrittura del manga (e dunque dell’anime), lascia libero ognuno di porsi a modo suo, di avere la sua prospettiva, di farsi la sua idea. Senza vincolare o indirizzare, ma anzi esaltando la pluralità di voci, pareri, ipotesi. Forte di una storia potente e tanto appassionante quanto divisiva. Una bellezza.

Insomma ecco, quello che poteva andare male è andato peggio.

L'attacco dei giganti

D’altro canto, il resto dei protagonisti ha deciso di mettere da parte passato, fazioni, rancori e violenza e ha deciso di fare una sorta di Avengers Assemble per vendicare il mondo dopo la sua fine. Fermare Eren non è però una questione che riguarda una semplice prova di forza o astuzia (e già così sarebbe impresa assai ardua), ma più che altro si tratta di una presa di coscienza collettiva.

Egli è infatti il risultato di un odio secolare (visto in questo modo anche il suo aspetto risulta straordinariamente azzeccato), che ha avvelenato la vita di tutte quante le persone di ogni nazione, al punto da non poter più andare avanti, al punto da dover fare un reset. L’estremizzazione di una ribellione ad un sistema dittatoriale e sfruttatore. Il racconto politico che si fonde con quello biblico.

Il racconto di un ragazzo che voleva solamente vedere il mare, il deserto e i vulcani, “fomentato” dal suo amico con i capelli biondi, possessore di un libro in cui tutto sembrava bellissimo, puro, accogliente e a portata di mano.

Ritrovarsi ad un passo dal finale

Ci sarebbero un miliardo di cose da scrivere sull‘Attacco dei Giganti.

Un capolavoro che è stato capace di prendere dalla tradizione dell’anime giapponese, mischiando il romanzo di guerra e romanzo storico dove Storia ha la S maiuscola (in tema di questioni razziali soprattutto), racconto di formazione, horror/gore e fantasy. Ormai 4 stagioni di puntate bellissime e dal ritmo straordinario con almeno un paio di episodi che potrebbero essere visti come dei corti di 20 minuti a sé stanti e lascerebbero comunque senza fiato. Ci sarebbero, dicevamo, un miliardo di cose da dire. Ma non è questa la sede, magari per un articolo dopo il finale.

Un capolavoro che è stato capace di prendere dalla tradizione dell’anime giapponese, mischiando il romanzo di guerra e romanzo storico con la Storia con la S maiuscola (in tema di questioni razziali soprattutto), racconto di formazione, horror/gore e fantasy.

L'attacco dei giganti

Per quanto riguarda questa puntata risale in cattedra la scrittura di Iseyama (che è anche montaggio, ricordiamolo), capace di raccontare lo stato d’animo del suo straordinario protagonista e dunque anche ciò che sta distruggendo il mondo, partendo dalle cose piccole, dalle storie personali, dagli incontri. Centellinando spiegoni e tratti didascalici vari (qui ce n’è uno, anche un po’ forzato ed è l’unico neo di 60 minuti veramente ottimi).

Il gruppo degli altri protagonisti smette di correre e di combattere per fermarsi e parlare, discutere, distaccarsi, colorarsi ognuno in modo diverso, che è un altro dei punti di forza de L’Attacco dei Giganti e che sembrava essere stato messo un po’ da parte negli ultimi episodi. Invece i personaggi tornano al centro della scena, ponendo le basi emotive e psicologiche per le azioni conclusive.

La parte action è molto buona (c’è da dire che le musiche non sono quasi mai felici, ma come tappetto sonoro che deve trasportare fanno alla fine il loro dovere), soprattutto perché continua quel modus operandi di gettarsi nella violenza più cruda e caustica per poi affiorare sempre con una poesia e una leggerezza veramente commoventi. In questo caso congeniato per un tributo più che dovuto perché c’è in ballo uno dei personaggi più belli di tutta la storia.

L'attacco dei giganti

Invece i personaggi tornano al centro della scena, ponendo le basi emotive e psicologiche per le azioni conclusive.

Inizia dunque molto bene questo dittico speciale per il finale de L’Attacco dei Giganti. Ora la chiusura. Finalmente. Non vi inventate niente però.

L’attacco dei Giganti – Final Season parte 3 è disponibile dal 3 marzo 2023 su Crunchyroll.

75
L'attacco dei giganti
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

L'attacco dei Giganti - Final Season Parte 3, o prima parte dell'ultima parte, è stata finalmente rilasciata in attesa del gran finale che dovrebbe uscire entro l'anno 2023. L'anime tratto dal manga di culto di Hajime Iseyama, curato da una stagione dallo studio MAPPA, è riuscito in questo episodio a fare ordine dopo l'apocalisse delle scorse puntate, rimettendo al centro i personaggi e preoccupandosi di dare una bella pulizia per quanto riguarda posizioni, idee e fazioni prima dell'attesissima e temutissima conclusione. La scrittura torna ai suoi livelli di complessità e incisività così come le parti action, che ormai trasportano un bagaglio emotivo non indifferente. Ormai tutti si sono schierati, aspettiamo solo di vedere il titolo sullo schermo per l'ultima volta. E che sia all'altezza.

ME GUSTA
  • La scrittura dei personaggi torna al centro della storia.
  • Le parti action sono straordinariamente efficaci e commoventi.
  • Il montaggio è, come sempre, centrale e azzeccatissimo.
  • I fili vengono tutti quanti tirati coerentemente in attesa del gran finale.
FAIL
  • C'è un passaggio didascalico e un po' forzato.
  • Le musiche non sono mai state il punto forte di MAPPA.
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