Alla luce dei fatti di cui siamo a conoscenza possiamo dire con certezza che ci sono dei nomi nel cinema italiano che ormai sono diventati non solo esponenti di un genere rinnovato, ma sono anche riconoscibili al suo interno per tematiche, linguaggio e visione del nostro Paese e dei nostri tempi. Una felicissima realtà che si è potuta verificare anche dal momento in cui si è deciso di fondere figura produttrice e figura creativa.
Nella recensione di Mixed by Erry, al cinema dal 2 marzo 2023 con 01 Distribution, parliamo infatti, ancora una volta, di un film di Groenladia e, nello specifico, di un regista ormai divenuto molto importante nel nostro cinema come Sydney Sibilia. Forse il nome che nella nostra commedia contemporanea, più di tutti gli altri, si è saputo distinguere fin dall’inizio della sua carriera (Smetto quando voglio) per una coerenza straordinaria in fatto di canovacci tematici, stile e punti di vista. Che è riuscito a fare saga, che ha trovato un suo equilibrio nel riprendere dei meccanismi narrativi che erano dei grandi e che si è “sporcato le mani” pescando da immaginari anche appartenenti ad altri media pop.
Forse il nome che nella nostra commedia contemporanea, più di tutti gli altri, si è saputo distinguere fin dall’inizio della sua carriera (Smetto quando voglio) per una coerenza straordinaria in fatto di canovacci tematici, stile e punti di vista.
Qui al suo film più riuscito, coeso e ben confezionato (il primo capitolo della trilogia di cui sopra rimane probabilmente la sua pellicola più importante, mentre L’incredibile storia dell’Isola delle Rose la più ambiziosa), costruito sempre intorno al meccanismo fondante di ogni suo film: un outsider che viene schiacciato dalle regole della società in cui vive e che quindi deve trovare delle vie al di fuori di essa per esprimere quello che ha dentro. Di solito qualcosa di innocente, genuino e, soprattutto, straordinario. Qualcosa, insomma (e questo aspetto è FONDAMENTALE) in grado di sconvolgere il mondo circostante.
Sibilia sceglie ancora una storia vera e le sue peregrinazioni in giro per l’Italia lo portano a Napoli, dove, grazie alle interpretazioni di Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo e Fabrizio Gifuni, porta in scena la vicenda dei fratelli Frattasio, “i primi pirati musicali” della storia italiana.
Di solito qualcosa di innocente, genuino e, soprattutto straordinario. Qualcosa, insomma (e questo aspetto è FONDAMENTALE) in grado di sconvolgere il mondo circostante.
La prima ciurma italiana
I Frattasio sono una famiglia napoletana tradizionale di metà anni ’70. Non poveri, per carità, non poveri (“dopotutto il piatto in tavolo lo portano a casa tutte le sere”), ma diciamo neanche benestanti. Una famiglia che si arrangia seguendo l’antico motto dell’unione fa la forza. L’unione di mamma Marisa (Dell’Anna), che si fa il mazzo gestendo la casa e chiude spesso un occhio quando i suoi tre figli, Enrico (D’Oriano), Peppe (Arena) e Angelo (Palumbo), aiutano papà Pasquale (Pantaleo) a vendere tè al porto spacciandolo per Jack Daniel’s agli avventori di turno.
Per loro quasi un rito, un momento topico della loro vita insieme e che riassume perfettamente i tanti aspetti della vita in un rione del capoluogo campano in una chiave leggera, ma onesta e, soprattutto, funzionale al senso della pellicola. Il rione dopo tutto è il loro mondo, il rione è la loro realtà, il loro modus operandi, il centro di gravità permanente delle loro gioie e dei loro dolori.
Per loro quasi un rito, un momento topico della loro vita insieme e che riassume perfettamente i tanti aspetti della vita in un rione del capoluogo campano in una chiave leggera, ma onesta e, soprattutto, funzionale al senso della pellicola.
Peppe e Angelo, per motivi diversi, non riescono a vedere oltre questo orizzonte, ma Enrico si. Lui vuole di più, lui ha la testa fra le nuvole, anzi, meglio, ha la testa fra le note. Lui riesce a leggere le persone associandole ai gusti musicali, lui utilizza le compilation che crea per fare i piani astrali. Lui vuole fare il deejay.
Ma non è sexy, non ha il phisique du role, non ha il nome azzeccato. E quindi non va bene, viene scartato. Troppo educato, troppo poco esuberante. La società (appunto, sempre lei), lo ha già etichettato come un perdente. Come se questo potesse bastare. Peccato che non sappiano che dentro di lui c’è anche Mixed by Erry.
Lui vuole di più, lui ha la testa fra le nuvole, anzi, meglio, ha la testa fra le note. Lui riesce a leggere le persone associandole ai gusti musicali, lui utilizza le compilation che crea per fare i piani astrali. Lui vuole fare il deejay.
Sydney Sibilia 100%
Sibilia prende la vicenda dei fratelli Frattasio facendo di loro la sua ennesima banda, con al centro Enrico (quello che fu il suo Pietro Zinni), e fa un origin story in due secondi (ormai il regista ha questi meccanismi nelle corde, rodati e collaudati) e nel primo atto rende già attuabile il piano straordinario che porterà il trio a divenire (illegalmente, certo, ma anche su questo c’è da discutere) la prima casa discografica in Italia. Quella che riesce a portare sulle bancarelle di tutto il Bel Paese l’intera compilation di Sanremo mentre il Festival è ancora in svolgimento. Un falso talmente famoso da essere addirittura a sua volta rifalsificato.
Enrico è un altro nerd, che dal contesto di riferimento in cui viene narrato in cui è lo sfigato, subisce la giusta sincronizzazione con il presente, in cui è, giustamente, il nuovo signore del mondo.
E, intendiamoci, a Sibilia ormai frega anche poco dello svolgimento “pratico” del piano eccezionale, a lui interessa la trasformazione dei personaggi e come la stessa società che non voleva cambiare per l’Enrico di turno ora è costretta a farlo proprio per raggiungerlo, sorpassarlo e/o inglobarlo o escluderlo.
Quella che riesce a portare sulle bancarelle di tutta Italia l’intera compilation di Sanremo mentre il Festival è ancora in svolgimento. Un falso talmente famoso da essere addirittura a sua volta rifalsificato.
La bellezza di Mixed By Erry non sta nell’originalità della formula, ma nella qualità della sua costruzione. Il film è coeso, divertente, veloce, recitato bene (con qualche punta di overacting), montato benissimo, musicato meglio, scenografato “meglissimo” e ha un cuore grosso così. Un cuore pulsante che batte in ogni frame e che rende tutto quanto perfettamente equilibrato.
Napoli e la napoletanità, con i suoi mille pregi e difetti, ombre e luci, colori e bianchi e neri, dramma e commedia, stanno tutti in quel rito famigliare che prima è il tè e poi sono le audiocassette. Che servono per sfamare la famiglia e conquistare le ragazze e anche esprimere sé stessi. Strumenti per parlare di uno spirito, di una scintilla, di una genialità, di un’unione, che sgorgano da ogni scelta della pellicola nel proseguimento della sua storia.
Il dono della sintesi di Sibilia si rivela più in questa pellicola che nelle altre. Un dono che gli permette di dire tutto con una battuta o con uno sguardo, di descrivere un periodo storico con un taglio di capelli, una città (e non solo Napoli) con un’inquadratura, un accento, un completo. In questo senso parliamo di una prima compiutezza del suo percorso del regista.
Napoli e la napoletaneità, con i suoi mille pregi e difetti, ombre e luci, colori e bianchi e neri, dramma e commedia, stanno tutti in quel rito famigliare che prima è il tè e poi sono le audiocassette. Che servono per sfamare la famiglia e conquistare le ragazze e anche esprimere sé stessi.
Dentro e fuori
Il problema del film, oltre al fatto che deve piacere la formula e il linguaggio di Sibilia, visto che non ci sono grandi novità da questo punto di vista, è (se difetto si può chiamare) il rapporto tra il dentro e il fuori.
E voi giustamente non capite, spieghiamoci.
A Mixed By Erry, come anticipato, interessa poco del come i fratelli Frattasio sono riusciti a fare quello che hanno fatto, non solo per quanto riguarda il successo, ma anche come sono riusciti a rimanere al vertice (c’è un momento con la camorra, ma poca roba). A Sibilia interessa lo scossone che provocano prima nel rione – universo e poi nel mondo vero e proprio.
Il problema del film, oltre al fatto che deve piacere la formula e il linguaggio di Sibilia, visto che non ci sono grandi novità da questo punto di vista è (se difetto si può chiamare) il rapporto tra il dentro e il fuori.
E fino a qui tutto bene. Ma la tradizione di questo tipo di cinema prevede che l’outsider, il nerd, l’antieroe, dopo aver messo tutto il pubblico dalla sua parte, paghi anche per le “malefatte” di cui si è macchiato per arrivare in vetta. Finisce sempre così. Poi si potrebbe aprire un capitolo su quanto questo esito, chiamiamolo “negativo” sia sinceramente meritato da parte del regista di turno o meno.
Avviene sempre, vale per Scorsese (anche se Wolf of Wall Street…), vale per Coppola, vale per Sibilia. Ovviamente. La cosa fondamentale però è non perdere di vista il dentro per chiudere il cerchio, perché va bene non entrare nel merito del piano, ma è anche giusto tenere sempre presenti le motivazioni del personaggio e soprattutto la sua trasformazione. Questo in Mixed By Erry sembra un po’ andare in secondo piano e ciò può risultare scomodo se si decide di ribadire che, nonostante tutto, si voleva solo fare il deejay, perché potrebbe suonare un po’ come il “in fondo a me piaceva volare” del pilota de Il mio nome è mai più. Una motivazione che può correre il rischio di sparare a salve. Anche se questo non toglie nulla alla riuscita della pellicola.
Mixed By Erry è disponibile al cinema dal 2 marzo 2023 distribuito da 01 Distribution.
Mixed By Erry è la nuova fatica di Sydney Sibilia, uno degli autori della nostra commedia più importanti e riconoscibili. Qui sperimenta nuovamente la sua formula cinematografica trovando, forse, il suo esperimento più consapevole. Il suo film è coerente, compatto, coeso, divertente, leggero, ma mai banale. Oltre ad essere ben scritto e recitato, ottimamente montato e musicato e scenografato ancora meglio. Una delle migliori e più intelligenti espressioni di una commedia che mira ad un pubblico di quasi nessuno dei nostri autori si vuole occupare. Lo schema può risultare leggibile, anche se l'originalità del pacchetto e soprattutto il suo cuore tematico ed emotivo valgono assolutamente la visione.
- Forse il film più consapevole dal punto di vista cinematografico di Sibilia
- Recitato e scritto bene, montato benissimo, musicato ancora meglio, per non parlare del lavoro sulle scenografie.
- Coerente, leggero, ma mai superficiale, divertente e mai ripetitivo.
- Ha un cuore emotivo e tematico veramente importante.
- Si tratta di un film con la solita formula di Sibilia, dunque non è per chi non la ama.
- Ha un problema nel rapporto tra dentro e fuori. Per info vedere su.