Abbiamo avuto modo di provare Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, il prequel della saga di Bayonetta sviluppato da PlatinumGames in uscita il 17 marzo in esclusiva su Switch.
Prima che diventasse la strega che conosciamo, Cereza era una bambina con le sue paure e le sue fragilità, un personaggio calato in una narrativa che l’ha spinta a diventare ciò che conosciamo, la protagonista di quei tre capitoli fatti di acrobazie aree e danze mortifere. Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon vuole raccontarci quel passato, portandoci in una prequel story in grado di seguire la scia del successo di Bayonetta 3 e, a distanza di appena cinque mesi dalla release, sovvertire il genere di appartenenza della saga, inseguendo tutt’altro. Abbiamo avuto modo di provare per tre ore esatte il titolo in questione, con i primi tre capitoli spolpati a dovere e ora vi raccontiamo cosa abbiamo scoperto.
Una rivoluzione onirica
Bayonetta Origins compie una vera e propria trasformazione della saga, passando a una visuale isometrica che ci permette di avere Cereza al centro dell’azione in un ambiente che si dipana dinanzi a noi con lo stile di un platform a tinte oniriche. Lo stesso stile narrativo non ha quasi niente a che vedere con i tre precedenti capitoli, mettendo in scena un personaggio totalmente diverso da quello che ci aspettavamo: è questa la trasformazione più affascinante proposta da questo prequel, in grado di lasciarci tra le mani una ragazza fragile e spaventata da ciò che si cela al di là del mondo conosciuto, affranta dalle paure che le stanno impedendo di andare a scovare i misteri più reconditi, ma allo stesso tempo desiderosa di venirne a capo.
Padroneggia ancora con difficoltà i suoi poteri, insegue un senso di ricerca che presto le si paleserà dinanzi agli occhi e finirà per ritrovarsi accompagnata, in questo suo viaggio alla scoperta di sé stessa, da un demone che ha creato lei stessa. Il tutto corredato da un’affascinante voce narrante, molto british, che esalterà i temi cupi della vicenda. Un vero e proprio distacco dal resto della saga, incentrato sull’esigenza di proporre una novità e anche una fase della vita di Cereza che non ha molto da condividere con ciò che è diventata da adulta.
Al di là di quello cambio repentino avvenuto dal punto di vista della visuale e anche della narrazione, Bayonetta Origins si presenta anche in veste di un gioco totalmente diverso. Il titolo permette di gestire, dopo le prime fasi introduttive del gioco, due personaggi distinti, affidandosi ai due Joy-Con, il sinistro per Cereza e il destro per Cheshire, il peluche a forma di gatto che richiama i toni dello Stregatto di Alice in Wonderland. Da quest’ultima, d’altronde, Bayonetta Origins mutua parte della cifra stilistica, calandoci in un mondo fatto di pura immagine onirica e quasi illusione totale, come vedremo a breve.
Movimento simultaneo
Entrambi i personaggi potranno esplorare il mondo di gioco, spesso prendendo anche strade separate che poi andranno a ricongiungersi: Cheshire non può sempre procedere su tutti i territori, allo stesso tempo Cereza avrà bisogno del suo intervento per superare pareti rocciose, rovi e quant’altro, tutti aspetti che un forte colpo assestato dal gatto di pezza potrà risolvere. Tenetevi alla larga dal rosmarino, in ogni caso. L’esplorazione passa anche dalla meccanica che prevede di richiamare Cheshire nel vostro grembo, riportandolo in forma di peluche, così da velocizzare eventuali spostamenti e snellire anche la difficoltà della coordinazione con entrambe le mani.
L’utilizzo simultaneo di entrambi i personaggi all’inizio potrà sembrare molto lineare e semplice, ma è nelle fasi di combattimento che le cose andranno a cambiare, soprattutto per alcuni puzzle ambientali nei quali servirà essere repentini e seguire dei sentieri da battere rapidamente. Cereza e Cheshire hanno due skill set completamente diversi e se il gatto gestisce quasi tutti gli attacchi fisici, con un melee molto funzionale e con abilità che vi permettono di sbloccare anche delle finisher molto affascinanti (tra cui il divorare gli avversari), Cereza si limita a supportarlo con incantesimi che possono bloccare l’avversario in dei rovi o stordirlo. Non c’è la possibilità di andare a mettere in fila una serie di combo che vi dia la possibilità di ottenere una votazione, ma una maggior cifra strategica e richiesta tecnica. Il ritmo è molto più compassato, l’ansia è ridotta ai minimi termini, ma le meccaniche sono molto fluide e allo stesso modo affascinanti.
Cheshire non può sempre procedere su tutti i territori, allo stesso tempo Cereza avrà bisogno del suo intervento per superare pareti rocciose
Accanto a tutto ciò, come vi dicevamo, c’è da tener conto che Bayonetta Origins sposa un’ambientazione completamente diversa dai suoi predecessori: non ci sono più distese urbane, né cattedrali, bensì un mondo onirico fatto di illusioni da distruggere, che quasi ricorda un pastelloso libro di favole per bambini. La foresta che abbiamo potuto esplorare nei primi tre capitoli (dei dodici a disposizione) ci ha spinto all’interno di un gioco di colori molto rilassante, dai toni pacati e confortevoli, come se i nostri occhi venissero massaggiati da immagini soffici.
All’interno di questa struttura abbiamo avuto accesso ai Tir Na Nog, dei templi figli di una stortura ambientale che ci ha costretto a eliminare ed eludere illusioni che distorcevano ciò che ci circondava. Questi dungeon, che mutuano molto dall’esperienza zeldiana, sono impregnati di enigmi ambientali da risolvere col supporto di entrambi i personaggi a disposizione e che potranno essere anche completati più volte dopo la prima, mettendo in scena delle prove a tempo che vi consegneranno degli ulteriori premi a seconda della durata impiegata.
Un mondo da esplorare e nel quale crescere
Vi abbiamo accennato dei capitoli a disposizione, ma va chiarito che il gioco non ha una durata che si limita soltanto all’incedere degli stessi: d’altronde in tre ore abbiamo concluso i primi tre e raggiunto la prima boss battle, il che lascerebbe intendere che in poco più di dieci ore si potrebbe terminare l’avventura. Non possiamo ancora esprimerci in tal senso non avendo vissuto l’esperienza completa tra le nostre mani, ma possiamo dirvi che alcuni ambienti ci hanno lasciato intendere che sarà presente una buona dose di backtracking, soprattutto a causa di abilità che sbloccheremo andando avanti nel gioco e che ci spingeranno a tornare sui nostri passi per conquistare scrigni inizialmente inarrivabili.
Allo stesso tempo abbiamo potuto constatare che lo skill tree ci permette di selezionare in grande libertà ciò che vorremmo imparare e procedere nella direzione di personalizzare la nostra build nel miglior modo possibile, sia per Cereza che per Ceshire. Nel corso del gioco, inoltre, andremo a sviluppare delle abilità che ci permetteranno anche di intervenire sugli elementi in gioco, quattro in totale, partendo dalla trasformazione della vegetazione in legno, così da attirare oggetti ed elementi del level design per modificarlo a nostro piacimento e procedere nella nostra avventura: un sistema che andremo ad approfondire nella versione finale del gioco.
Ci soffermiamo, infine, anche sull’aspetto dell’accessibilità, argomento diventato molto caro ai team di sviluppo in questi anni: Bayonetta Origins ci offre una sorta di difficoltà adattiva, in grado di offrire al giocatore una semplificazione di alcuni concetti di gameplay in base a come approcciamo le attività. Ad esempio, sarà possibile scegliere in che modo compiere le principali azioni con Cereza dal punto di vista del battle system, se mantenerle adeguate alle nostre abilità o se semplificarle, così da rendere meno stressante la nostra esperienza nel caso in cui volessimo goderci il gioco senza renderlo hardcore. Tale scelta è totalmente libera e il sistema di gioco interverrà solo per proporre eventuali modifiche quanto lo riterrà opportuno, così da non rendere tediosa l’avventura.
L’appuntamento con Bayonetta Origins è fissato per il 17 marzo, quando il gioco arriverà su Switch per mano di PlatinumGames, così da scoprire se questa variazione sul tema e questa nuova veste di Cereza sarà in grado di convincere chi si era abituato, fin da quando il titolo non era un’esclusiva Nintendo, a un personaggio diametralmente opposto e in grado di sorprenderci costantemente con le sue abilità letali.