La scoperta della lignina è la conclusione di uno studio intitolato “Kraft Lignin: From Pulping Waste to Bio-Based Dielectric Polymer for Organic Field-Effect Transistors“, pubblicato recentemente su Advanced Sustainable Systems da Rosarita D’Orsi e Jeannette J. Il team di ricerca coinvolto nello studio include Lucejko e Alessandra Operamolla del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, Bilge Kahraman, Cristian Vlad Irimia, Yasin Kanbur, Mateusz Bednorz, Cigdem Yumusak, e Mihai Irimia-Vladu della Johannes Kepler Universität Linz e Francesco Babudri del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari. 

Secondo quanto riportato, lo studio ha dimostrato che la lignina potrebbe essere utilizzata per produrre transistor integrati in dispositivi leggeri, flessibili e portatili come i tablet e i cellulari. L’Università di Pisa ha sottolineato che si tratta di un possibile impiego della lignina:

 

Ecologica, economica e sostenibile, questa nuova tipologia di transistor permetterebbe di non sprecare più le circa 80 milioni di tonnellate di lignina prodotte ogni anno e, attualmente, destinate ad essere bruciate in bioraffinerie con scarso rendimento. Un uso veramente poco dignitoso per uno dei biopolimeri più abbondanti sulla Terra, prodotto dalle piante.  Da domani, invece, grazie a quella che è la prima ricerca scientifica in cui la lignina viene applicata come materiale attivo in un transistor, si potrà pensare ad una sua applicazione nell’elettronica del futuro. Senza che questo, peraltro, comporti modifiche agli attuali processi produttivi.