La ricerca, che analizza i cambiamenti genetici che si verificano nel tumore del rene, ha coinvolto un team di 44 ricercatori di 23 istituzioni europee e canadesi. I risultati potranno essere utilizzati per sviluppare in futuro approcci terapeutici più personalizzati per il tumore del rene. Il dottor Naveen Vasudev, professore e consulente onorario in oncologia medica presso l’Istituto di ricerca medica di Leeds al St James’s, ha dichiarato:
“Lo sviluppo di nuove terapie per il tumore del rene è rimasto indietro rispetto ad altri tipi di cancro e continuiamo ad adottare un approccio “unico”. Determinare con precisione il rischio di recidiva è molto importante. Oltre ad aiutarci a identificare la frequenza con cui i pazienti devono essere visitati dai loro medici, ci aiuta a decidere chi trattare con l’immunoterapia. Attualmente il rischio è che alcuni pazienti vengano trattati in modo eccessivo; quindi, è importante poter identificare meglio i pazienti a basso rischio di recidiva, che potrebbero essere risparmiati da ulteriori trattamenti”.
Lo studio
Pubblicato dall’Università di Leeds e dalla McGill University di Montreal, lo studio ha esaminato i cambiamenti nel DNA di oltre 900 campioni di tumore al rene e ha identificato quattro gruppi di pazienti in base alle mutazioni in 12 geni specifici all’interno del DNA. L’équipe ha anche verificato se il cancro si fosse ripresentato in ciascuno di questi pazienti. I ricercatori hanno scoperto che circa il 91% dei pazienti di un gruppo di mutazioni rimaneva libero da malattia cinque anni dopo l’intervento chirurgico, il che significa che i pazienti di questo gruppo possono potenzialmente evitare trattamenti non necessari. Nel frattempo, la percentuale di pazienti di un diverso gruppo di mutazioni, rimasti liberi da malattia per cinque anni, era molto più bassa, pari al 51%. Questo li identificava come pazienti che necessitavano di un trattamento più aggressivo.
Prevenire la recidiva del cancro
Attualmente, i medici valutano il rischio di recidiva del tumore al rene osservando caratteristiche quali le dimensioni del tumore e l’aggressività, al microscopio. Poiché fino al 30% dei tumori del rene localizzati si ripresenta dopo l’intervento chirurgico, sono necessari metodi più accurati per valutare questo rischio, in modo da risparmiare ai pazienti ulteriori trattamenti di cui non necessitano. Il nuovo studio dimostra che i geni possono essere utilizzati per prevedere meglio la probabilità di recidiva. Questo metodo, chiamato sequenziamento del DNA, è già disponibile attraverso il Sistema Sanitario Nazionale statunitense per altri tipi di cancro. I risultati ottenuti dallo studio dimostrano che il sequenziamento del DNA può fornire un modo più efficace per prevedere il rischio di recidiva di un paziente anche in questa tipologia di cancro.
Il dottor Vasudev ha dichiarato: “La genomica – lo studio dei geni e di come interagiscono tra loro – è un’area chiave di sviluppo nella cura dei pazienti per il Servizio sanitario nazionale. Qui mostriamo come la genomica possa essere applicata ai pazienti con tumore al rene: il sequenziamento del DNA viene già utilizzato per aiutare i pazienti affetti da altri tipi di cancro e potrebbe quindi essere facilmente applicato ai pazienti affetti da questo tumore”.