Virus di Marburg: cos’è e come colpisce l’uomo

virus di Marburg

Le autorità sanitarie dell’OMS in Guinea equatoriale hanno annunciato il primo focolaio della malattia nel Paese, che ha causato nove decessi e sedici casi di contagio. Anche se i numeri sembrano contenuti, il fatto che siano “a due cifre” è allarmante, poiché i focolai di virus di Marburg sono solitamente rari e si estinguono rapidamente a causa dell’elevata mortalità della malattia. 

Il recente focolaio di malattia da virus di Marburg è il peggiore degli ultimi 10 anni e suscita preoccupazione in quanto è stato individuato in una provincia del nord-est della Guinea Equatoriale, vicino al confine con Camerun e Gabon. In più, il Camerun ha annunciato due casi sospetti di Marburg, incluso una ragazza di 16 anni che non aveva mai visitato la Guinea Equatoriale. Questa malattia è causata dal Marburg marburgvirus (MARV), un patogeno che appartiene alla stessa famiglia del virus Ebola, ovvero i Filoviridae. 

I sintomi includono febbre alta, cefalea grave, stanchezza e, dopo una settimana dall’inizio della malattia, si presentano forti emorragie mucosali e gastrointestinali. Anche se il tasso di mortalità varia in base al ceppo virale, in genere circa il 50% delle persone contagiate muore. 

Il virus di Marburg si trasmette all’uomo attraverso contatti prolungati con i pipistrelli della frutta che costituiscono le principali riserve naturali del virus (così come per il virus Ebola) in caverne o miniere. Successivamente, l’infezione si trasmette da persona a persona attraverso il contatto con fluidi infetti o superfici contaminate, ma non attraverso l’aria.

La fase più contagiosa della malattia è quella emorragica, e i familiari, medici e infermieri che hanno prestato soccorso sono i contatti più a rischio. Ad oggi, le misure più funzionali per contrastare il focolaio sono la quarantena e il tracciamento dei contatti. Non esiste ancora una cura o un vaccino approvato per la malattia di Marburg, ma ci sono alcuni candidati vaccini a vettore virale allo studio (che utilizzano la stessa tecnologia dei vaccini anti-COVID di AstraZeneca), tuttavia questi non sono ancora disponibili in grandi quantità e devono ancora essere testati sull’uomo.

 

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