Uno studio pubblicato di recente sulla nota rivista Plos Climate ha prospettato l’utilizzo di polvere “astronomica” per proteggere la Terra dalle radiazioni solari e ridurre gli effetti del riscaldamento globale. Gli autori del paper hanno preso in considerazione due tecniche molto particolari per produrre questa polvere, che potrebbe essere generata da una stazione di transito collocata nel Punto di Lagrange tra la Terra e il Sole o direttamente dalla Luna. 

Utilizzando le leggi di gravità, gli autori hanno tracciato la posizione delle particelle di polvere per diverse orbite e hanno valutato la difficoltà di mantenerle in una posizione che garantisca un’adeguata ombreggiatura per la Terra. La prima tecnica proposta prevede l’utilizzo di L1 con una navicella che spara la polvere lungo l’orbita. La seconda, invece, utilizza la polvere prodotta dalla superficie lunare. 

Le simulazioni effettuate hanno mostrato che la polvere prodotta dalla Luna risulterebbe più efficace come scudo solare, poiché si dispersa lungo diverse traiettorie con poco sforzo energetico rispetto alla polvere che produce il pianeta Terra. Inoltre, se si utilizzasse polvere lunare, non sarebbe necessario passare per L1. Gli autori del paper, benché non esperti in materia di cambiamenti climatici, sostengono che la realizzazione della produzione di polvere sarebbe una delle sfide logistiche più grandi, ma che non porterebbe alla creazione di un mondo freddo e inospitale come descritto in un film di fantascienza intitolato Snowpiercer.

La ricerca esplora quindi due metodi per creare la polvere e utilizzarla come un “parasole” per il nostro pianeta. Fino ad ora, grazie al costante lavoro dei ricercatori, sono stati esaminati diversi tipi di polvere e diverse orbite per posizionare questo “scudo”. La polvere in questione potrebbe essere prodotta da una stazione spaziale posizionata nel Punto di Lagrange tra la Terra e il Sole o dalla Luna, che sarebbe un metodo più conveniente. Per procedere nell’analisi, gli autori dello studio si sono ispirati alla tecnica utilizzata per studiare la formazione dei pianeti attorno a stelle lontane. In questo processo, la polvere viene prodotta in modo disordinato e forma anelli intorno alla stella ospite, intercettando la luce e irradiandola nuovamente. 

 

Se prendessimo una piccola quantità di materiale, lo mettessimo su un’orbita speciale tra la Terra e il Sole e lo riducessimo in frantumi, potremmo bloccare molta luce solare con una piccola quantità di massa.

Ben Bromley, professore di fisica e astronomia e autore principale dello studio

 

 

Questo creerebbe dunque un anello di polvere che proietterebbe un’ombra sulla Terra dalla sua orbita scelta.