Nemmeno Disney è immune allo spettro della recessione. L’impero di Mickey Mouse ha annunciato che nell’immediato futuro licenzierà 7.000 dipendenti in tutto il mondo, nel tentativo di ridurre i costi fissi e liberare maggiori risorse per accelerare la crescita dello streaming (con Disney+ che, nel frattempo, sta incontrando le prime difficoltà).
Disney è solo l’ultima di una grande lista di aziende statunitensi che hanno annunciato il licenziamento di migliaia di dipendenti, anche se il grosso degli annunci, ad oggi, era arrivato quasi esclusivamente da aziende tech. E, infatti, i casi più illustri riguardano Twitter, Amazon, Google, Meta e Microsoft.
C’è da dire che con gli investimenti in piattaforme come Disney+, Hulu e ESPN+, ma anche con l’interesse dimostrato nel metaverso e in nuove esperienze interattive da portare all’interno dei parchi tematici, anche Disney si è esposta a molte delle difficoltà che oggi gravano sulle Big 5 della Silicon Valley.
L’amministratore delegato di Disney, Bob Iger, ha annunciato che i licenziamenti sono il primo passo nella direzione di un risparmio complessivo che, stando alle ambizioni dell’azienda, potrebbe toccare i 5,5 miliardi di dollari all’anno. Tutti i servizi della compagnia verranno presto divisi in tre macrodivisioni, sempre con l’obiettivo di rendere l’azienda più efficiente e meno costosa. Sono Disney Entertainment, ESPN e Disney Parks.
Nel frattempo, Disney+ inizia a mostrare le prime difficoltà. La crescita travolgente (e oltre ogni aspettativa) degli esordi si è arrestata: gli abbonati sono scesi da 164,2 milioni a 161,8 milioni nell’arco di poco più di due mesi.