Dead Space Remake, la recensione: il ritorno di un cult da brivido

Dead Space è uno dei giochi horror più amati di sempre e uno dei pochissimi che è riuscito a costruire un’esperienza davvero terrificante ed indimenticabile per chiunque si sia avvicinato al genere. Un cult irrinunciabile che fonda la sua esperienza sull’ottima atmosfera e l’uso sapiente degli espedienti scenografici, in grado di trasmettere al giocatore un costante senso di sgomento e di tensione palpabile. 

Riuscire a riproporre a distanza di 15 anni quel tipo di esperienza ovviamente non è facile. Non lo è mai quando si parla di remake. Lo è ancora di più quando si ha a che fare mostri sacri del genere. Eppure, EA Motive, nonostante le evidenti difficoltà, è riuscita a confezionare un remake quasi impeccabile, una perfetta riedizione dell’opera originale che ne preserva tutto lo spessore qualitativo ed il carattere, riuscendo persino arricchire la formula con una serie di interventi efficaci, che includono inediti elementi narrativi, personaggi rivisitati e miglioramenti sul fronte ludico.

A distanza di 15 anni dall’uscita di Dead Space, siamo tornati sull’Ishimura per rivivere il viaggio di Isaac Clarke e ora, dopo aver vagato per oltre 12 ore tra i corridoi bui della fatiscente nave spaziale, siamo pronti a dirvi con la nostra recensione di Dead Space Remake perché il rifacimento di EA Motive migliora, evolve ed affina quanto proposto nel gioco originale con un’operazione che si ispira a quanto fatto con Resident Evil 2, riproponendone tutti i punti di forza. Preparatevi ad imbracciare il vostro fucile al plasma. Dead Space è tornato! 

Intrappolati sull’Ishimura

La storia di Dead Space si svolge in un futuro lontano del XXVI secolo. Il protagonista, Isaac Clarke, è un ingegnere minerario che lavora per la Concordance Extraction Corporation (C.E.C.), una compagnia che manda enormi astronavi minerarie attraverso la Galassia. Dopo aver intercettato una richiesta di soccorso dalla nave USG Ishimura, Isaac e la sua squadra raggiungono l’imponente “Planet Cracker” convinti di dover affrontare un semplice intervento di routine. Ciò che ancora non sanno è che su quella nave mineraria c’è ben altro che li attende, qualcosa di abominevole e spaventoso che trasformerà la loro missione di soccorso in una corsa sfrenata per la sopravvivenza. 

Proprio come nel caso dell’originale, la trama di Dead space ripropone tutta una serie di elementi e cliché di genere appartenenti ad un immaginario horror piuttosto sedimentato, imbastendo un racconto intrigante e efficace che non manca di sorprendere il giocatore con colpi di scena ben costruiti ed inattese rivelazioni.

Da questo punto di vista, il remake di Dead Space si pone in maniera estremamente rispettosa nei confronti del materiale originale. Come sottolineato in apertura, la riedizione di EA Motive non stravolge gli eventi raccontati nel gioco del 2008, ma aggiunge, rielabora ed arricchisce il canovaccio narrativo del gioco grazie ad alcune inedite aggiunte, ampliando il ruolo di alcuni personaggi, ad esempio, aggiungendo cut-scene, riscrivendo alcune scene e inserendo ulteriori text-lo e audio log ( soprattutto nel New Game Plus) con l’intento di approfondire alcuni aspetti narrativi legati alla vicenda. 

Oltre ad aver dato finalmente voce al protagonista, gli sviluppatori hanno inserito anche la possibilità di svolgere tutta una serie di attività secondarie che, seppur non troppo articolate o stimolanti, ci regalano la possibilità di passare qualche ora in più a bordo dell’inquietante Ishimura. Insomma, la sensazione è quella di avere tra le mani una un prodotto più completo e rifinito sul piano narrativo, grazie al maggiore spazio dato ai personaggi secondari, alle aggiunte e alle nuove linee di dialogo. L’unico aspetto che lascia un po’ con l’amaro in bocca forse riguarda proprio la caratterizzazione di Isaac: l’ingegnere minerario ora ha finalmente un volto e una voce, eppure risulta ancora un personaggio poco credibile e fin troppo limitato nelle reazioni. Un vero peccato, vista e considerata la portata e qualità delle variazioni introdotte rispetto all’originale che concorrono a rendere oggi l’immaginario di Dead Space ancor più ricco, affascinante e pieno di dettagli. 

Nello Spazio nessuno può sentirti urlare

Anche sul piano ludico, lo studio di Montreal ha agito senza operare alcuno stravolgimento di sorta, ma andando ad effettuare alcuni ritocchi utili a favorire la giocabilità senza andare a compromettere il feeling dell’esperienza originale: il sistema di shooting, ad esempio, è stato reso sì più fluido e reattivo, ma sempre coerente con le sensazioni trasmesse dal gioco nel 2008. Allo stesso modo, le meccaniche di smembramento restano una componente fondamentale del sistema di combattimento, che in questa nuova riedizione sono rinforzate dalla presenza del nuovo “Peeling System” che introduce carne, tendini e ossa stratificate che si rompono, si lacerano e si frantumano in modi nuovi e sconvolgenti.

Sebbene la strategia sia fondamentale, i giocatori avranno anche maggiori opportunità di creatività nell’utilizzo di armi e abilità uniche per combattere i nemici. E anche se l’arsenale è rimasto pressoché identico a quello presente nel titolo del 2008, gli sviluppatori hanno rivisto le modalità di fuoco secondarie di alcune armi e il sistema di potenziamenti. 

Ora, ad esempio, i nodi energetici, ottenibili esplorando, servono unicamente per potenziare l’equipaggiamento e non per sbloccare nuove aree come in passato. Inoltre, lo schema dei potenziamenti non è da subito interamente sbloccato, ma è necessario trovare ulteriori potenziamenti per espandere il ramo nodi di ogni singolo arma. Un piacevole cambiamento che incentiva il backtracking, stimolando il giocatore a concentrarsi maggiormente sullo sviluppo dell’equipaggiamento. 

L’elenco delle aggiunte include anche alcuni enigmi rivisitati e una serie meccaniche ereditate dal secondo e terzo capitolo della serie, come la possibilità di impalare gli avversari utilizzando il Modulo Cinetico della tuta di Isaac per lanciare oggetti o il sistema di spostamento per le sequenze a gravità zero. Quest’ultima meccanica, in particolar modo, mostra ancora qualche piccola increspatura legata alla gestione della telecamera durante il movimento, ma nel complesso tutti questi nuove aggiunte ci sono sembrati ben integrate. 

Eccellente anche tutto il lavoro svolto sul level design.

Adesso l’ishimura non è più una gigantesca astronave divisa in macro-zone, ma un’area interamente esplorabile e interconnessa. Il team infatti ha introdotto all’interno della struttura nuovi percorsi, stanze e corridoi per rendere l’Ishimura ancor più realistica e facile da esplorare a piedi o utilizzando il trasporto navette. 

Infine, tra le novità introdotte vale la pena citare anche l’introduzione del New Game+ e la possibilità di sbloccare un finale alternativo, portando a termine tutte le missioni secondarie prima dell’epilogo. Oltre a un nuovo livello di difficoltà pensato per i neofiti (modalità storia), citiamo anche la modalità “Impossibile” che permette di sbloccare un’arma e un’armatura esclusive al patto di restare vivi durante tutta l’intera durata della campagna.

Riportare in vita un cult

A distanza di 15 anni, l’Ishimura resta ancora una delle location più spaventose e iconiche della storia dei videogiochi. In questo remake, gran parte del merito è anche del comparto grafico che si presenta a dir poco eccelso e capace di dare il giusto risalto alle affascinanti scenografie dell’imponente Planet Cracker, qui ancora più sontuose e raggelanti. Gli ambienti dell’Ishimura gracchiano, stridono, sussurrano, come se vivessero di vita propria e si presentano ancor più inquietanti ed oscuri rispetto a quanto visto nell’originale del 2008, complice un’effettistica di pregio che include la nebbia volumetrica, realistica e animata in tempo reale dall’engine e capace di celare al suo interno inquietanti nemici sempre in agguato.

Da questo punto di vista, il lavoro svolto dal team è davvero imponente: si va dal dettagliato modello poligonale di Isaac, fino ad arrivare alla bontà dei particellari e alla ricchezza dei dettagli che caratterizzano ogni scenario come il sangue che imbratta i muri e il ghiaccio che ricopre la tuta di Isaac. Insomma, anche nei più piccoli dettagli, il colpo d’occhio resta davvero notevole.

Su PS5 Dead Space presenta due differenti modalità grafiche: la modalità qualità che gira a 4K 30 fps e Ray Tracing attivo, che contribuisce a creare un’atmosfera incredibilmente immersiva grazie alla presenza di un’illuminazione più precisa, e la modalità performance che gira a 2K e 60fps, ma senza alcun Ray Tracing. Noi abbiamo giocato selezionando quest’ultima modalità e non abbiamo riscontrato cali di frame rate neanche durante gli scontri più movimentati.

Menzione d’onore invece per il sound design a dir poco magistrale. In Dead Space Remake gli effetti sonori diventano gli assoluti protagonisti dell’epopea horror di Isaac Clarke.

I rumori metallici, i boati improvvisi, i versi strozzati dei necromorfi risuonano attraverso le fredde pareti dell’Ishimura, lasciando il giocatore in balia di un costante senso di angoscia e incalzante tensione che non lascia scampo. In aggiunta all’ottimo comparto sonoro, c’è da dire anche che Dead Space è completamente doppiato in italiano con un cast di voci che ci è parso azzeccato, ma non sempre capace di donare carattere ed espressività ai vari personaggi. 

90
Dead Space
Recensione di Roberta Pagnotta

Forte di una visione creativa capace di coniugare efficacemente tradizione e modernità, Dead Space Remake affina, modella ed evolve quanto fatto precedentemente con il capolavoro del 2008. Le piacevoli aggiunte sul fronte narrativo e ludico rendono ancor più coinvolgente ed immersiva quell’esperienza orrorifica che ad oggi è diventata un vero e proprio cult per gli amanti del genere. L’operazione di EA Motive, dunque, può dirsi pienamente riuscita, anche grazie alla totale revisione di un comparto tecnico che si mostra eccellente e capace di valorizzare una direzione artistica di grande spessore. Uno splendido omaggio all’epopea orrorifica di Glen Schofield, dunque, che punta a conquistare tanto i neofiti quanto tutti quegli appassionati che non aspettavano altro che rimettere piede, dopo oltre 15 anni, sull'imponente Ishimura.

ME GUSTA
  • Ancor più spaventoso
  • Graficamente sontuoso
  • Le aggiunte ludiche e narrative risultano interessanti ed efficaci
  • Ottimo Level Design
  • Sound Design magistrale
FAIL
  • Isaac Clarke risulta ancora poco credibile, nonostante il tentativo di una maggiore caratterizzazione
  • Il sistema di spostamento nelle zone a gravità zero mostra ancora qualche asperità legata alla gestione della telecamera
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