L’attività dell’Eurozona è tornata a crescere in modo sorprendente. Sembra che la recessione sia lontana, ma l’allerta non manca. I fattori come l’inflazione rallentata, un inverno più caldo del solito e un allentamento dell’approvvigionamento stanno accrescendo l’ottimismo dei 20 Stati membri.
Le imprese hanno aumentato l’organico a un ritmo più veloce. L’indice di occupazione è salito al massimo. Anche se i consumatori devono vedersela con bollette alte, la domanda è diminuita, ma di poco. Gli indici del composito, dei servizi e del manifatturiero hanno accentuato un cambio di rotta.
I prezzi dell’energia si sono attenuati, anche la catena di approvvigionamento è diminuita nel suo stress. L’economia cinese ha riaperto ridando fiducia alle grandi prospettive globali del 2023. I dati però non sono tutti positivi. La domanda prosegue nella discesa a un tasso ridotto. Il tasso d’inflazione dei prezzi di vendita di beni e servizi rafforzerà un altro inasprimento della politica monetaria.
Si richiedono tassi di interesse più elevati, alimentati dall’aumento dell’occupazione mensile. Un altro fattore è anche la crescita dei salari che guidano l’ultima ripresa delle pressioni sui prezzi. La Bce ha già elevato i tassi di interesse di 250 punti base e nelle prossime settimane avrà un altro rialzo. La svolta falco di Francoforte comincia a essere temuta per la crescita in tutta l’Europa.