Nel 2022 il costo medio per ogni famiglia è stato di oltre 500 euro in più. La causa è il gran peso dell’inflazione sul bilancio cittadino. Le associazioni chiedono un intervento al governo Meloni, qualcosa che vada oltre il piccolo aumento di stipendi e la riduzione dell’Iva. La soluzione forse sarebbe un taglio generalizzato dell’Iva sui beni primari. Lo studio dell’Unione nazionale consumatori nel 2022 riporta i seguenti dati:
- i vegetali freschi +14,3%
- la frutta fresca +7,3%
- i formaggi e latticini +8,6%
- pollame +13,5%
- pane +11%
- pasta +17,3%
- carne bovina +5,9%
- pasticceria e panetteria +7,8%
- pesce fresco +8,3%
- salumi +5,1%
- oli alimentari diversi da quello d’oliva +51,5%
Anche uova, olio, pizza, gelati, caffè, burro e il latte sono costati di più. Dalla classifica si evince che verdure, frutta, formaggi e latticini sono i prodotti che sono aumentati di più e sono quelli acquistati da tutti. Il governo Meloni ha tagliato l’Iva sui prodotti per l’infanzia, quelli per l’igiene intima femminile, il pellet e il teleriscaldamento, effettuando lo sconto sul gas. Escluso però un intervento sui beni di prima necessità.
Prevedere un azzeramento temporaneo dell’Iva sui prodotti di prima necessità comprati da tutti costerebbe almeno 4 miliardi di euro. Cifra difficile da reperire in una situazione critica come quella attuale. I conti pubblici sono già stretti per il caro energia e il debito pubblico è molto alto.