Altro che ChatGPT, la vera minaccia all’impero di Google arriva dall’antitrust americano. Nel mirino c’è il business della pubblicità online, da cui dipende l’80% dei ricavi di Alphabet. L’accusa: un monopolio costruito attraverso pratiche illegali designate con lo scopo di neutralizzare ogni concorrenza.
Il Dipartimento di Giustizia e otto stati americani hanno fatto causa a Google, con l’accusa di detenere un monopolio illegale sul mercato della pubblicità online. Tra le ipotesi sul tavolo anche il cosiddetto “spezzatino di Google”, termine giornalistico per riferirsi all’ipotesi che un’azienda scorpori i suoi business principali in società diverse, spesso con proprietari distinti. Il Dipartimento di Giustizia, in altre parole, propone la separazione delle sue attività in campo pubblicitario dalle altre attività dell’azienda. Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto inoltre al Tribunale di obbligare Google a cedere la sua suite Google Ad.
Il governo aveva già denunciato Google nel 2020 per il suo monopolio sulla pubblicità online e sui motori di ricerca. Il processo, stando a quanto emerso finora, potrebbe cominciare il prossimo settembre e cercherà di stabilire il ruolo di Google nella pubblicità online, capace di generare oltre l’80% dei ricavi di Mountain View. Google utilizzerebbe mezzi anticoncorrenziali, escludenti e illegali per eliminare o ridurre pesantemente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali.