Hogwarts Legacy, abbiamo provato un’ora di gioco in anteprima

Hogwarts Legacy è forse il titolo più atteso di questo 2023, non solo dai videogiocatori più accaniti, ma anche da chi si è già recato ad acquistare una console solo per poterci giocare. D’altronde il fandom di Harry Potter è vastissimo, si declina soprattutto al di fuori dei videogiochi ed è inevitabile che Warner Bros. punterà molto su quella platea e quel target per arrivare a costruire un successo su larga scala.

Partiamo col dire che Hogwarts Legacy ha saputo stupire. Innanzitutto, per quanto sul videogioco di Avalanche abbiamo riposto tantissime speranze non era facile riuscire a liberarsi di quella patina di incertezza e di dubbi che si poteva creare nel momento in cui ci era stato promesso un lavoro originale sul Wizarding World così immenso e così complesso da immaginare. Fino a oggi, d’altronde, tutto ciò che è stato prequel o spin-off di Harry Potter ha claudicato talmente tanto da cadere rovinosamente. Il progetto di Avalanche, insomma, era ambizioso e allo stesso tempo affascinante: in un’ora ha saputo anche conquistarci.

L’avventura del nostro mago

Quello che abbiamo potuto vedere è stato l’inizio dell’avventura, a tutti gli effetti, al quale ha fatto seguito, poi, un rapido tour di Hogwarts, tra missioni secondarie e duelli, fino a una missione in una fase molto più avanzata del gioco, che ci ha permesso di prendere maggior dimestichezza col sistema di combattimento e sull’utilizzo delle magie a nostra disposizione. Dopo aver, quindi, affrontato l’immensa pletora di opzioni per personalizzare il nostro alter ego, dalla più consuetudinaria carnagione fino alle cicatrici e gli accessori, tra occhiali e sciarpe (e ovviamente nome e cognome), ci siamo addentrati in una prima fase introduttiva, rigorosamente su un binario che ci ha instradato sull’utilizzo della nostra bacchetta e su ciò che accadrà nell’avventura.

Non abbiamo gli elementi necessari per raccontarvi quanto la storia e la main quest siano interessanti e degni della nostra attenzione al momento, ma in sede di recensione sarà sicuramente uno degli elementi su cui ci concentreremo maggiormente, così da poter dare il giusto peso a quelle 35 ore che sono state preventivate dal team di sviluppo per portare a termine il tutto. Per ora sappiamo, come era già noto in precedenza, che il nostro arrivo a Hogwarts ci permetterà di accedere ai corsi di Stregoneria dal quinto anno, giostrandoci con già una buona esperienza con la bacchetta.

Bando alle ciance, però, e arriviamo al succo della questione, ossia Hogwarts. Il primo approccio lo abbiamo avuto in sella alla nostra scopa, che ci ha concesso, con grande rapidità ed efficacia, di fare un tour di tutto ciò che circonda il castello, dallo stadio di Quidditch fino alla radura poco distante dall’ingresso principale. L’aspetto più affascinante di Hogwarts Legacy è sicuramente riposto nel non avere tempi di caricamento tra gli spostamenti, nemmeno il dover effettuare un’azione in prossimità di una porta, che si aprirà immediatamente al nostro avvicinarci. Questo rende davvero rapida tutta la procedura di esplorazione del mondo che ci circonda, così come l’apparizione della scopa e la conseguente scomparsa.

A scuola di magia

Entrati nella scuola ci siamo trovati in un’enorme struttura che il team di sviluppo ha confermato essere figlia di un lavoro di diversi anni. Per quanto l’obiettivo sia stato quello di restare fedeli alla Hogwarts vista nei film, era necessario ricostruire qualsiasi anfratto dell’istituto, per non mettere vincoli ai giocatori desiderosi di infilarsi in ogni dove. Abbiamo avuto modo di vedere la biblioteca, un paio di aule e l’atrio, senza poterci spingere più in là. Sappiamo che all’interno delle classi si svolgerà gran parte della nostra istruzione e del nostro tempo, soprattutto per continuare a migliorare le nostre abilità di mago (o strega) e apprendere nuovi incantesimi.

Tra missioni secondarie e dialoghi con altri compagni abbiamo anche avuto modo di sondare quelle che sono le scelte narrative messeci a disposizione. Ad esempio, nel soddisfare la richiesta di Cressida Blume (la ragazza aveva perso dei libri in biblioteca e abbiamo dovuto recuperarli con Accio) avremmo potuto sia dirle che eravamo ben disposti ad aiutarla sia pretendere un pagamento in cambio del nostro silenzio sul danno creato: per la legge che nei videogiochi bisogna sempre fare l’opposto di quanto faremmo nella vita vera, l’esigere una somma di denaro ha attirato su di noi le ire di Cressida, che ci ha sì pagati ma sicuramente nel prosieguo dell’avventura si guarderà bene dall’aiutarci in altre situazioni. Anche questa sarà una valutazione da fare più avanti, soprattutto per capire la profondità del multi-branching, ma intanto ci è sembrato un assaggio interessante.

Incendio!

Altrettanto ben costruito è il combat system. Il più grande dubbio albergava nel dover convogliare tutti gli incantesimi possibili in un solo controller, con la necessaria difficoltà di gestire tutto insieme. Hogwarts ha messo a disposizione di noi novizi una serie di duelli – organizzati clandestinamente, ci viene da dire – tra le mura del castello. Qui, divisi in squadre da due o in solitaria contro tre avversari, abbiamo potuto sperimentare tutto ciò che ci interessava del cuore dell’esperienza. Sulla parte destra del nostro schermo avremo i quattro incantesimi che saremo andati a scegliere da una ghiera ben più vasta e che ci accompagneranno nel nostro combattimento. In una fase avanzata del gioco abbiamo attivato anche un secondo selettore, portando a otto gli incantesimi totali da gestire.

A seconda del tasto azione selezionato lanceremo la magia, affidandoci al dorsale destro (R2 nel caso di PlayStation 5, console sulla quale abbiamo testato il gioco). Per darvi un’idea di come ci siamo organizzati, sul cerchio avevamo Incendio, sul quadrato Lumos, sulla X Accio e infine Leviosa sul triangolo. Ogni magia ha un cooldown di cui tener conto e il colpo secco, l’attacco base, è affidato al tasto R2 premuto singolarmente. Non c’è un indicatore del mana, nemmeno un’attesa tra una magia e l’altra, con la possibilità di concatenarle senza problemi per realizzare delle affascinanti combo. Tra l’altro gli avversari potranno avere delle barriere protettive di uno specifico colore, da poter superare solo usando la magia corrispondente: ad esempio, il giallo richiederà Leviosa, il blu richiederà Accio.

Insieme all’attacco abbiamo anche la possibilità di parare. Intorno alla nostra testa si paleserà un mandala che ci farà capire quando sarà il momento di schivare o, in caso di parata perfetta, effettuare un parry che ci dia anche il tempo per contrattaccare e avere la meglio sul nostro avversario. Non siamo riusciti a realizzare un Expelliarmus, ma ci assicurano che è fattibile, anzi nelle fasi avanzate del gioco ci è stato richiesto anche da uno degli incarichi da portare a termine insieme alla missione. Insomma, il combat system lo abbiamo trovato interessante e, almeno per adesso, molto ben stratificato, in grado di regalare un divertimento che in alcuni casi non ci aspettavamo.

Fuori dal castello

Nella missione finale che ci è stata concessa siamo riusciti a evadere da Hogwarts per scoprire le zone circostanti, non eccessivamente espanse e aperte, ma in grado di darci un’idea sommaria su ciò che si cela al di là delle mura pietrose. In una distesa innevata abbiamo combattuto dei bracconieri, raccolto non solo del loot dai corpi caduti, ma anche dall’ambiente circostante, probabilmente con finalità di crafting, fino ad arrivare a un sorta di dungeon nel quale abbiamo combattuto in maniera molto più attiva i nostri avversari. Qui, con un livello 19, molto più alto delle prime fasi vissute in Hogwarts Legacy, abbiamo potuto sfruttare tutta la nostra energia magica per avere la meglio sugli avversari e provare a soddisfare anche le richieste del combattimento, che probabilmente ci avrebbero assicurato delle ricompense, che non abbiamo avuto modo di vedere.

Chiudiamo la nostra analisi, che in sede di recensione avrà modo di essere più dettagliata e completa, sottolineando che abbiamo apprezzato molto il doppiaggio interamente in italiano, così come tutto l’assetto tecnico del prodotto. Al di là delle piccolezze che esaltano l’SSD di PlayStation 5, dalle porte aperte in automatico alla scopa che si materializza senza problemi, Hogwarts Legacy ha una grande fluidità, soprattutto nei combattimenti, che richiedono uno sforzo notevole nell’uso dell’illuminazione e degli effetti speciali dal punto di vista visivo. Aspetti non da sottovalutare per un gioco che assicura 70 ore di gioco per essere completato al 100% e che vuole far rinascere un franchise che, dopo le ultime uscite al cinema, ha davvero bisogno di ripartire con il piede giusto.

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