Le cellule del sistema immunitario sono costantemente alla ricerca di invasori ed entrano in azione se scoprono un ospite indesiderato. I virus come quello del morbillo reagiscono nascondendosi, cercando di ingannare il sistema immunitario e talvolta anche contrattaccando. Questa guerra tra il nostro sistema immunitario e i vari microbi continua per tutta la vita. Gli agenti patogeni hanno sviluppato diverse armi per colpire, ma il virus del morbillo ne ha trovata una particolarmente efficace. Può causare la perdita di memoria immunitaria. Di solito, alcune cellule del sistema immunitario conservano una memoria degli avversari precedenti. Questo è intelligente, perché riduce il tempo necessario per reagire se incontra di nuovo lo stesso nemico. Questa “memoria” immunitaria è il motivo per cui i vaccini possono proteggere dallo sviluppo di una malattia e anche il motivo per cui ci si ammala di malattie come la varicella solo una volta nella vita.
Quando però il virus del morbillo causa una “perdita di memoria”, nel nostro sistema immunitario, tutte queste preziose informazioni vanno perse. Ciò va a vantaggio del virus del morbillo stesso, ma è anche una manna per tutti gli altri batteri e virus. Improvvisamente, per questi agenti patogeni è molto più facile infettarci. Pertanto, l’infezione da virus del morbillo predispone a ogni tipo di infezione. Si stima infatti che il virus del morbillo contribuisca alla metà dei decessi infantili dovuti ad altre infezioni. Quindi quello che il virus fa è dare due “spari”: il primo causando un’infezione iniziale e poi, il secondo sparo, con una seconda infezione che sfrutta il caos a proprio vantaggio. Da un lato, questo principio illustra il motivo per cui i vaccini sono stati (e sono tuttora) il re incontrastati della scienza medica. Ma è anche una cattiva notizia, perché ci sono ancora molti microbi pericolosi contro i quali non abbiamo ancora vaccini.
Un esempio particolarmente calzante è l’HIV, il virus che causa l’AIDS. L’HIV attacca alcune cellule del sistema immunitario chiamate linfociti T. Si può pensare alle cellule T come ai generali del sistema immunitario, perché sono responsabili dell’orchestrazione delle risposte immunitarie. Quando l’HIV attacca le cellule T, queste finiscono per soccombere al virus. Ciò significa che il sistema immunitario diventa sempre più debole e alla fine non riesce a tenere il passo con altri microbi di ogni tipo. Di conseguenza, le persone affette da HIV diventano vulnerabili a infezioni altrimenti innocue. L’Herpes virus 8 può passare da essere relativamente innocuo a causare una forma di cancro chiamata sarcoma di Kaposi. Anche l’influenza può diventare mortale. In ultimo il Covid che, nelle sue forme più aggressive, porta ad invecchiamento della pelle e del cervello, secondo gli ultimi studi.
Combattere i virus indebolisce e fa invecchiare
Il carico infettivo dell’HIV è molto pesante per l’organismo e, anche se oggi disponiamo di farmaci anti-HIV che aiutano i pazienti a vivere molto più a lungo rispetto al passato, essi muoiono comunque prima rispetto alle persone non infette. Inoltre, hanno un rischio maggiore di contrarre qualsiasi cosa, dal cancro alle malattie cardiovascolari. E in effetti, è emerso che l’infezione da HIV aumenta di per sé il tasso di invecchiamento biologico. I pazienti affetti da HIV sono biologicamente più vecchi di cinque o sette anni rispetto alla loro età reale, misurata dall’orologio epigenetico.
Nel complesso, i virus che colpiscono l’uomo sono innumerevoli, compresi quelli che ancora non conosciamo. Non è difficile immaginare che alcuni di questi contribuiscano all’invecchiamento o alle malattie; né è difficile prevedere che malattie di cui non abbiamo ancora identificato la causa possano risultare coinvolte da batteri o virus. Non è nemmeno particolarmente saggio diventare un ipocondriaco paranoico, ma vale sicuramente la pena di usare un po’ di buon senso e, naturalmente, vaccinarsi.