Nebulosa Tarantola: fotografata dal James Webb e da Chandra

Nebulosa Tarantola

La Nebulosa Tarantola, meglio conosciuta come 30 Doradus, è una grande e luminosa regione di formazione stellare situata nella Grande Nube di Magellano, una piccola galassia satellitare della Via Lattea. Dista dalla Terra circa 170.000 anni luce, ed è una delle più immense e importanti regioni di formazione stellare del Gruppo Locale. Negli ultimi anni, 30 Doradus è stata oggetto di numerosi studi da parte degli astronomi, poiché contiene stelle molto simili al Sole. Grazie a queste ricerche, si può comprendere meglio come nascono ed evolvono stelle di tale tipo, e avere informazioni più precise sulla struttura dell’Universo.

La creazione delle immagini

Le sorprendenti immagini di 30 Doradus sono state create unendo i dati a raggi X del Chandra X-ray Observatory con quelli a infrarossi del James Webb Space Telescope. Le osservazioni sono iniziate nel 2007 e sono terminate nel 2016, fornendo un’esposizione di 571 ore, equivalente a quasi 24 giorni. I dettagli delle immagini prodotte ne beneficiano ampiamente, offrendo una vista a 360 anni luce degli enormi bagliori di gas che si formano intorno alle stelle giovani e calde presenti nella regione.

30 Doradus è una nebulosa a cui la sua composizione chimica la distingue dalle altre nebulose nella Via Lattea. La sua costituzione ricorda quella della nostra galassia di diversi miliardi di anni fa, quando le stelle si formavano a grande velocità. La relativa vicinanza e luminosità di 30 Doradus offre agli astronomi un’opportunità unica per osservare come si siano formate le stelle nella nostra galassia in un passato remoto. Inoltre, grazie ad esso, gli scienziati possono studiare l’evoluzione delle stelle e dei sistemi stellari all’interno della nostra galassia.

Migliaia di giovani stelle mai viste prima sono state scoperte all’interno della suddetta nebulosa, un vivaio stellare che prende il nome dall’aspetto dei suoi filamenti polverosi, grazie al telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA. Per molti anni, questo oggetto è stato oggetto di studio da parte degli astronomi interessati alla formazione stellare. Oltre alle stelle giovani, Webb ha rivelato anche galassie lontane e la composizione dettagliata del gas e della polvere della nebulosa. Questa scoperta porta con sé una grande quantità di informazioni su come le stelle prendono forma e si formano.

Nebulosa Tarantola: cos’è?

Facciamo ora un passo indietro e chiariamo cos’è la Nebulosa Tarantola. Si tratta infatti di una regione di formazione stellare situata a 161.000 anni luce di distanza nella Grande Nube di Magellano e fa parte del Gruppo Locale, l’insieme di galassie più vicine alla nostra Via Lattea. È una delle regioni più luminose della nostra galassia ed è particolarmente interessante per gli astronomi che studiano la formazione delle stelle. La composizione chimica della nebulosa è simile a quella delle regioni di formazione stellare quando il cosmo aveva pochi miliardi di anni, offrendo uno sguardo unico su come le stelle si siano formate in un passato cosmico lontano. Inoltre, questa nebulosa è anche una delle più grandi della Via Lattea e contiene numerose stelle giovani, molte delle quali si stanno ancora formando. 

Lo strumento NIRSpec (spettrografo infrarosso) è stato utilizzato dagli astronomi per catturare le immagini. Essi hanno puntato lo strumento su una che sembrava una piccola bolla nell’immagine della NIRCam (camera infrarossa). Lo scopo dello strumento era quello di fornire dettagli più precisi rispetto ai dati forniti dal telescopio spaziale Hubble.

Gli spettri mostrano una situazione notevolmente differente rispetto a quella di una stella giovane circondata da una bolla di gas. Di conseguenza, si è dedotto che la bolla è in realtà la sommità di una densa concentrazione di polvere e gas che è stata espulsa da un gruppo di stelle giovani massicce. Senza l’utilizzo della risoluzione di Webb nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso, non sarebbe stato possibile scoprire l’inizio della vita di questa stella e questa scoperta ha quindi dimostrato che l’utilizzo di nuove tecnologie può consentire ai ricercatori di scoprire fenomeni che altrimenti sarebbero rimasti nascosti.

I colori della nebulosa

Ammirando la spettacolare nebulosa, si può notare una grande varietà di toni che vanno a toccare tutto lo spettro cromatico dell’arcobaleno. I colori blu e viola rappresentano i raggi X che mostrano come il gas nella nebulosa sia stato riscaldato fino a milioni di gradi dalle onde d’urto generate dal vento stellare, prodotto dalle stelle massicce. I dati di Chandra, inoltre, rivelano i resti delle esplosioni di supernovae che si verificano quando le stelle muoiono. Queste esplosioni spargono elementi importanti come ossigeno e carbonio nello spazio. Queste sostanze, infine, costituiranno la base per la formazione della prossima generazione di stelle.

Il rosso, l’arancione, il verde e l’azzurro rappresentano i dati infrarossi catturati dal James Webb. Questi colori mostrano il gas più freddo, che contiene gli ingredienti grezzi per formare le future stelle. Il James Webb è anche capace di osservare le protostelle, cioè stelle in fase di formazione che non hanno ancora iniziato i processi di fusione nucleare.

 

 

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