Da diverso tempo, alcuni popolari client non ufficiali (ma molto usati) di Twitter hanno smesso di funzionare. Il guasto di massa, che ha coinvolto molte applicazioni apocrife che permettono di usare il social con un’interfaccia personalizzata, è avvenuto senza spiegazioni, anche se in molti sospettavano che dipendesse da una scelta dell’azienda.
Dallo scorso novembre Twitter è di proprietà di Elon Musk che, assieme ad un gruppo di altri investitori, lo ha acquistato per 44 miliardi di dollari. Fin da subito Musk ha parlato delle profonde difficoltà economiche della piattaforma, spiegando che la sua priorità era rendere il social competitivo e redditizio.
Dopo diversi giorni di silenzio, il social network ha infine ammesso che i problemi delle versioni apocrife di Twitter dipendono da una scelta precisa dell’azienda, che avrebbe deciso di applicare per la prima volta una “policy di lunga data sulle API“. Twitter non ha comunque specificato quali siano le regole violate dai client di terze parti, né tantomeno ha comunicato agli sviluppatori come poter fare a rendere le loro applicazioni in regola con le policy del social.
È opinione comune che Twitter abbia preso questa decisione perché i client di terze parti molto spesso non mostrano annunci pubblicitari e potrebbero rappresentare una perdita di ricavi per l’azienda.