La terapia CAR T può eliminare le cellule tumorali sfuggite alla chirurgia

 

La terapia con cellule CAR T, un approccio che riprogramma le cellule immunitarie dei pazienti per attaccare i loro tumori del sangue, può migliorare l’efficacia della chirurgia per i tumori solidi, secondo uno studio preclinico condotto da ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. Nello studio, pubblicato su Science Advances, i ricercatori hanno applicato uno speciale gel contenente cellule CAR T umane alle ferite chirurgiche dei topi dopo la rimozione parziale del tumore. Hanno scoperto che in quasi tutti i casi le cellule CAR T hanno apparentemente eliminato le cellule tumorali residue, consentendo ai topi di sopravvivere quando altrimenti avrebbero ceduto alla recidiva del tumore.

Come funzionano le CAR-T?

Le cellule CAR T sono linfociti T – un potente tipo di cellula immunitaria – ingegnerizzati per colpire proteine specifiche. Tutti i trattamenti CAR T approvati per uso clinico hanno come bersaglio proteine presenti nelle cellule tumorali. Le CAR-T richiedono una complessa preparazione che ha inizio con il prelievo di cellule dal sangue del paziente che vengono poi separate dal resto delle cellule sanguigne e del plasma attraverso una tecnica chiamata aferesi, che consente la raccolta dei linfociti del paziente. I linfociti vengono poi spediti nei laboratori deputati al processo di ingegnerizzazione, secondo un rigido protocollo di controllo di qualità. Una volta in laboratorio, all’interno dei linfociti viene introdotto il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) capace di riconoscere le cellule tumorali: i CAR-T così ottenuti esprimono sulla propria superficie il recettore che individua l’antigene CD 19, una proteina caratteristica delle cellule del linfoma. La procedura ha una durata di circa 3-4 settimane, trascorse le quali i linfociti CAR-T possono essere infusi nel sangue del paziente, al fine di attaccare e distruggere le cellule tumorali. In genere, le cellule T vengono prelevate dal sangue del paziente, modificate in laboratorio e poi reinserite nel paziente come “farmaco vivente” Solitamente, è un tipo di terapia utilizzata con i tumori liquidi, ovvero costituiti da cellule in sospensione (altresì detti “tumori del sangue”, comunemente noti come leucemia e linfoma). I tumori solid, invece, i hanno una struttura specifica che ricorda quella di un tessuto sano e comprende due porzioni tra loro dipendenti

La sperimentazione con i tumori solidi

La chirurgia può essere curativa quando un tumore solido non si è diffuso. Tuttavia, il punto in cui finisce il tumore e inizia il tessuto sano è spesso molto difficile da distinguere per i chirurghi. Pertanto, per molti tipi di tumore, la recidiva post-chirurgica dovuta a cellule tumorali microscopiche residue è comune. Un possibile approccio a questo problema consiste nell’applicare un trattamento antitumorale ai margini del tessuto rimanente subito dopo la rimozione del tumore, per uccidere le cellule tumorali residue. Nello studio, i ricercatori della Penn hanno testato questo approccio utilizzando le cellule CAR-T, appunto. “Mentre continuiamo a far progredire la terapia con cellule CAR T, trovare applicazioni per l’uso nei tumori solidi è un obiettivo importante”, ha dichiarato l’autore senior dello studio Carl June, Professore in Immunoterapia e direttore del Center for Cellular Immunotherapies presso l’Abramson Cancer Center della Penn Medicine. “Sulla base dei risultati promettenti di questo studio, i nostri colleghi hanno pianificato una sperimentazione clinica in pazienti con cancro al seno localmente avanzato”. June e i colleghi della Penn hanno contribuito a sviluppare e testare quello che nel 2017 è diventato il primo trattamento CAR T approvato dalla Food and Drug Administration statunitense. Attualmente esistono sei terapie approvate con cellule CAR T mirate a una varietà di tumori del sangue, che hanno fornito nuove speranze ai pazienti che hanno esaurito le opzioni convenzionali.

I tumori solidi, finora, sono stati un bersaglio più difficile per i trattamenti CAR T, in parte a causa della massa tumorale e delle difese anti-immunitarie del tumore. Tuttavia, nel nuovo studio, June e colleghi hanno provato lo stesso approccio contro altri due tipi di cancro: il cancro al seno triplo negativo, che manca di tutti e tre i principali marcatori del cancro al seno, e il carcinoma duttale pancreatico umano, il tipo più comune di cancro al pancreas. Entrambi questi tipi di tumore solido sono notoriamente difficili da curare. Le cellule T CAR sono state ingegnerizzate per individuare la proteina mesotelina, un marcatore di superficie di entrambi i tipi di cellule tumorali oggetto degli esperimenti. Senza le cellule CAR T e il gel di fibrina, il tessuto tumorale residuo è cresciuto e i topi sono morti in circa sette settimane. Con il gel, invece, il tessuto tumorale residuo è scomparso rapidamente in 19 topi su 20, che sono sopravvissuti senza complicazioni nella guarigione delle ferite o altri effetti collaterali apparenti per il resto del periodo di osservazione.

“Questo studio dimostra la promessa delle CAR T come aggiunta alla chirurgia per i tumori solidi”, ha dichiarato June. “Pensiamo anche che questo approccio possa essere ampliato per somministrare altre terapie cellulari e agenti antitumorali oltre alle cellule CAR T, potenzialmente aumentando ulteriormente l’efficacia antitumorale”.

 

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