ITsART, il servizio fortemente voluto dall’ex ministro Dario Franceschini che sarebbe dovuto diventare “la Netflix della cultura italiana“, è stato messo in liquidazione. La richiesta di chiudere l’azienda è stata notificata all’attuale ministro, Gennaro San Giuliano, dai soci della piattaforma, cioè la Cassa Depositi e Prestiti e Chili.
L’insuccesso della piattaforma era stato anticipato da diversi quotidiani, che all’epoca del suo lancio avevano sottolineato l’ingenuità delle premesse e la scarsa competitività del servizio. Il primo anno aveva prodotto esiti disastrosi: ITsART aveva perso quasi 7,5 milioni di euro, prosciugando quasi tutta la riserva di 9,8 milioni di euro finanziata dal Governo.
I soci di ITsART avevano inutilmente tentato di ottenere un nuovo giro di finanziamenti pubblici dal Governo, che ha tuttavia preferito staccare una volta per tutte la spina e lasciare la piattaforma al suo naturale destino.
Ora resta il giallo di cosa bisognerà fare con i contenuti pagati dagli utenti. ITsART non aveva un abbonamento flat, come Netflix, ma prevedeva che gli utenti acquistassero individualmente i contenuti presenti nel catalogo (spettacoli teatrali, documenti ecc). Gli acquisti durante il primo anno di vita di ITsART complessivamente avevano raggiunto un volume di 140mila euro. In media gli utenti iscritti al servizio hanno speso meno di 1€ a testa.