Nel tentativo di aumentare il fatturato, Twitter rimuoverà il ban imposto in precedenza a tutte le inserzioni pubblicitarie dei partiti e movimenti politici. Il divieto era stato imposto dal precedente amministratore delegato, Jack Dorsey, per far fronte all’utilizzo improprio delle inserzioni per promuovere disinformazione, messaggi d’odio e attacchi diffamatori contro i candidati avversari.

Un dirigente di Twitter ha recentemente confermato a Reuters che il divieto di pubblicare annunci politici a pagamento verrà rimosso nell’immediato futuro. Twitter è considerato (specie negli Stati Uniti) il social network di riferimento per il mondo della politica, del giornalismo e più in generale per chi si tiene aggiornato con l’attualità e le questioni che riguardano l’attivismo politico.

Martedì scorso l’account ufficiale del social network aveva twittato un annuncio laconico, spiegando che le regole sulla pubblicità di cause sociali sarebbero presto state allentate. Il divieto era stato introdotto nel 2019, in vista delle elezioni presidenziali (effettivamente estremamente combattute e polarizzanti) che si sarebbero tenute l’anno successivo. «La politica deve guadagnarsi l’attenzione delle persone, non può comprarla», aveva commentato – con una retorica forse un po’ stucchevole – un portavoce di Twitter.

Il reintegro delle pubblicità a tema politico dovrebbe portare un’importante boccata di ossigeno nelle casse – sofferenti – di Twitter. Nessuno dei principali competitor aveva introdotto policy analoghe a quelle di Twitter.

Elon Musk ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari. È una cifra estremamente più alta del reale valore del social network, che peraltro è da tempo in profonda difficoltà economica e si è dimostrato una fonte inesauribile di problemi e controversie. Nulla di cui Elon Musk non fosse stato ampiamente avvertito. Diversi anni fa Disney aveva manifestato l’interesse per acquistare il social network (ad una cifra inferiore) rinunciando dopo aver constatato che la piattaforma avrebbe causato più problemi che vantaggi, con il rischio di rovinare la reputazione dell’azienda.