Fairytale – Una fiaba, la recensione: cosa rimane del potere

Fairytale

In tempi oscuri come questi, in cui la Russia è tornata ad essere in maniera drammaticamente dichiarata una delle forze imperialiste di questo secolo, uno dei suoi cineasti più illustri (se non proprio il più illustre ora come ora) dà vita ad un film che si basa tutto sulle figure che nel passato recente e remoto hanno costituito la più grande espressione di quella forma di potere. Lo fa senza giudicarle, solamente cercando di indagarne l’anima nel modo più sottile e preciso possibile, intrappolandole in un’aldilà grafico. Certo, sempre alla sua maniera.

Nella recensione di Fairytale – Una fiaba vi parliamo dell’ultima fatica del maestro Aleksandr Sokurov, presentata al 75esimo Festival di Locarno, passata anche per il Torino Film Festival 2022 e disponibile nelle sale dal 22 dicembre 2022 distribuito da Academy Two.

Un’opera a dir poco affascinante, tanto per la concezione visiva, passato attraverso un lungo (due anni) e particolarissimo percorso di produzione, quanto per l’idea tematica su cui si basa.

Ancora una pellicola sulla Storia con la “s” maiuscola e assolutamente sperimentale (abbiamo detto “sempre alla sua maniera”, no?), in cui i protagonisti, Adolf Hitler, Winston Churchill, Iosif Stalin e Benito Mussolini sono portati sullo schermo grazie ad un lavoro improntato sulle immagini d’archivio, sul found footage, in bilico tra il cinema e l’art house, senza l’uso di deepfake e, quindi, lasciando da parte completamente il comparto attoriale. Molto significativo è invece stato il comparto del doppiaggio.

Uno sforzo enorme che non è solamente giustificabile con l’idea di fondo della perdita di coerenza di una pellicola che ha come scopo quello di portare in scena gli echi di figure così importanti, ma anche comportato un suggestivo binomio tra bi e tridimensionalità, straordinario per il concept e per intavolare un interessantissimo discorso sulla durevolezza e “le modalità di trapasso” di ciò che in vita è stato, in ogni caso, grandioso.

 

“Nel mezzo del cammin…”

Stalin si risveglia, lamentandosi per una condizione post morte che presenta più di qualche stranezza. Accanto a lui c’è Gesù, il quale, al contrario del russo, non ha nessuna intenzione di alzarsi dal suo giaciglio, preda ad una sofferenza che pare possa trovar sollievo solamente dalla presa di distanza dalla figura del suo coinquilino… e dei suoi compagni di viaggio.

Hitler e Churchill sono infatti poco fuori l’uscio della camera “rocciosa” dove i primi due sonnecchiavano, più o meno trepidanti nell’attesa di recarsi dall’Onnipotente, che, esista o meno, pare li abbia convocati.

Fairytale

Dalla struttura decadente tra il mausoleo e l’anfiteatro, i tre scendono per recarsi in una fitta foresta abitata da piante massicce, lì incontrano Mussolini, nascosto insieme ai tanti loro fantasmi o cloni, quasi echi, appena più nitidi delle figure nebbiose che si aggirano per quelle desolate lande.

Colui presso il quale si trovano al cospetto è un’entità pigra, incerta anche nel solo mostrarsi, molto più di loro, che nel farneticare sopravvivono ad un mondo che tuona e rimbomba e da cui provengono quelli che sembrano terribili mari in tempesta fatti di ombre, urla e violenza, ma che invece rimangono solo massa e sfondo al loro passaggio.

La natura multiforme del potere

L’alone biblico che avvolge l’opera di Sokurov si sposa alla perfezione con quello che il solo nominare personaggi così terribili scatena nello spettatore. Un perfetto ingrediente per contro bilanciare i loro invece miseri discorsi, a tratti inconcludenti e anche po’ ridicoli. Un’altra trovata che il cineasta russo ha spesso adoperato in sui lungometraggi più o meno recenti.

In questo caso essi sono però, in una certa misura, una sorta di copertura per qualcosa nascosto in bella vista e che si rivela solamente nel momento politicamente più chiaro che il film raggiunge.

Fairytale

Ad un primo livello, infatti, troviamo il chiacchiericcio incessante tra i tanti fantasmi dei quattro personaggi che spazia dalle prese in giro reciproche dalle basse mire come il cattivo odore, il peso eccessivo e il modo di vestire, ai discorsi sul fascismo, il comunismo e il nazismo, passando per nostalgici (o anche patetici, volendo) soliloqui su ciò che è stato, ma anche su ciò che sarebbe potuto essere.

Questo aspetto, che esalta la loro confusione, abbinato alla ricerca di una figurata da tutti venerata, come Napoleone, il primo degli imperialisti, ha quasi un sapore pirandelliano. O, semplicemente, un rimando all’insensatezza della vita.

Sotto a questa matassa ci sono però i volti, le espressioni, le movenze e le fattezze reali dei personaggi. Questo per Sokurov è importante nella misura in cui era importante essere il più diretti possibile con lo spettatore, al quale viene presentato senza filtro l’incontro con coloro che hanno sconquassato il secolo appena passato, così da poterci realmente entrare in contatto. Un modo per lasciare i discorsi da parte, legandoli sul serio solamente ad una dimensione cinematografica, in questo caso l’aldilà, e poterli vedere invece per quello che erano stati in vita.

Fairytale

Da qui nasce il discorso sul potere, che si, racchiude in sé i tanti aspetti dei suoi amministratori, ma si rivela sul serio solamente quando è presente il loro pubblico, ovvero coloro che hanno permesso che così pochi (per quanto moltiplicati) abbiamo potuto gestirlo in così grande parte.

Una massa informe e orrorifica, che avrebbe in sé il potere di schiacciarli, sommergerli, affogarli, distruggerli, ma che invece permette loro di esprimersi al punto di trascendere i loro confini umani e di trasformarsi, inebriati, in coloro che hanno imparato ad amare.

Lo si vede negli occhi di Mussolini o nelle urla di Hitler, nell’impassibilità controllata di Stalin o nel sorriso sornione di Churchill, sempre in procinto di pensare un passo avanti a tutti gli altri.

Fairytale – Una fiaba sposa la dimensione, appunto, prettamente fiabesca per collocare all’interno di un racconto breve, piccolo, circostanziato, un messaggio molto potente, ovvero che il terrore proveniente da un tale potere non trova le sue cause negli uomini che sono stati il suo volto, ma soprattutto in coloro che li hanno assecondati, trasformandosi in seguaci, poi in fedeli, poi ancora in fanatici e infine in cadaveri. Una riflessione straordinaria di una mente ispirata e stimolante.

Fairytale – Una fiaba è disponibile nelle sale dal 22 dicembre 2022 distribuito da Academy Two.

80
Fairityale - Una fiaba
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

Fairytale - Una fiaba è l'ultima fatica del maestro Aleksandr Sokurov, presentata al 75esimo Festival di Locarno e passata anche per il Torino Film Festival 2022. Si tratta di una pellicola sperimentale breve di durata, ma molto densa di contenuto, che adopera la tecnica del found footage improntata sull'ibridazione tra animazione ed immagini di archivio, per portare sulla schermo una storiella con protagonisti Stalin, Hitler, Churchill e Mussolini. Una straordinaria riflessione sulla natura del potere, attraverso coloro che l'hanno rappresentato, ma anche, in un certo senso, tutti quelli che glielo hanno permesso. Sullo sfondo una sorta di al di là cristiano tra il cinema e l'art house e dagli echi un po' danteschi e un po' pirandelliani.

ME GUSTA
  • La sperimentazione sulla tecnica scelta.
  • Il concept visivo, originale, suggestivo e significativo.
  • La riflessione sulla natura del potere e i canali audiovisivi con cui decide di comunicarla.
  • Le musiche, l'atmosfera, le luci.
  • A dir poco suggestiva la resa del potere frustrato dal trapasso.
FAIL
  • Il film, nonostante la durata esigua, non è per tutti, sia per le scelte visiva che per quelle di dialogo.
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