L’accordo di Parigi del 2015 prevede di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C e 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Ciò potrebbe favorire la tutela dei mammiferi montani. Di recente i ricercatori hanno analizzato la situazione dei carnivori e degli ungulati di montagna nel 2050. Una proiezione al futuro delle loro nicchie climatiche che consentono la sopravvivenza di una specifica specie. 

I risultati dello studio dicono che il raggiungimento degli impegni dell’accordo di Parigi diminuirebbe l’instabilità climatica per le specie montane. Porre il limite al riscaldamento globale di 1,5 gradi porterebbe una diminuzione della probabilità di contrazione di nicchia del 4%. Le montagne hanno rappresentato da sempre un rifugio per tante specie durante i cambiamenti climatici del passato. Potrebbero esserlo anche in futuro. Le specie già a rischio, però, necessitano di misure di ulteriore conservazione. 

 

Per proteggere la biodiversità montana saranno quindi necessari sia una forte politica di mitigazione del clima, sia rapidi interventi di conservazione che abbiano come target le specie già vulnerabili. Inoltre, azioni mirate per un uso più sostenibile del suolo dovrebbero far parte delle politiche internazionali per preservare le montagne tropicali, soprattutto in Africa, Sud-est asiatico e Sud America. Queste sono infatti le zone del mondo con la più alta biodiversità montana, ma anche quelle che affrontano le sfide più grandi in termini di sviluppo e crescita della popolazione.

Chiara Dragonetti, studiosa

 

 

Se l’accordo di Parigi non si raggiunge, ci saranno seri rischi per la biodiversità e per i delicati equilibri ecosistemici delle montagne.