Uno dei nuovi orientamenti di studio universitari e dei centri di ricerca punta all’analisi dell’inquinamento spaziale, che non è solo formato da detriti e rottami. Il problema è la sostenibilità ambientale, dove il crescente affollamento spaziale non è solo il pericolo per altri satelliti, ma è collegato ad altri inquinanti. I particolati accumulati dalla Mesosfera e le particelle di alluminio nella Stratosfera intaccanti lo strato di ozono. 

In orbita esistono oggetti per una massa di 9.855,5 tonnellate, di cui meno del 5% sono legati a oggetti funzionanti. Un altro studio afferma che gli effetti creati dai lanci e dai detriti sul clima globale causano ossido di azoto e piogge acide. Un ulteriore studio è stato svolto per misurare l’impatto della costellazione Starlink e del programma Starship di SpaceX. Un altro documento conferma che il deorbitamento di oggetti spaziali produce sostanze inquinanti. 

Si parla anche di “materiali esotici” come resine, vernici, ma ci sono anche materiali tossici e radioattivi. Esistono quindi particelle e gas che influenzano temperature atmosferiche danneggiando lo strato di ozono. Anche i motori dei razzi danno vita a emissioni nocive. Purtroppo, però l’entità e la significatività di questi effetti sono scarsamente compresi. Ciò perché mancano dati osservativi e questi sarebbero utili insieme ad eventuali modelli scientifici per migliorare la sostenibilità dello spazio.