Dal 25 dicembre su Netflix è approdato il prequel di una delle serie più amate della piattaforma streaming dalla grande N: The Witcher. La miniserie,The Witcher: Blood Origin, in 4 episodi funge da prequel e spin-off rispetto alla serie madre dedicata a Geralt di Rivia, interpretato ancora da Henry Cavill. La trama e lo stile di narrazione di The Witcher: Blood Origin diverge sotto diversi profili dalla serie originale. I personaggi hanno un vissuto ed una missione completamenti diversi rispetto a quanto raccontato dai personaggi di The Witcher. Sotto certi aspetti lo spin-off è buon prodotto mentre sotto altri ha deluso le mie aspettative e presumo quelle di molti fan della saga. In un’epoca molto lontana rispetto ai fatti di Gerelt i protagonisti di The Witcher: Blood Origin non reggono il confronto con la caratterizzazione dei soggetti della serie che ha fatto il suo debutto nel 2019. I collegamenti non mancano ma non sono sufficienti a salvare lo show in toto. Qualcosa non è andato per il verso giusto. Per non parlare della CGI tremenda, sicuramente il frutto di un budget molto più limitato del previsto. The Witcher: Blood Origin merita quindi la visione? È inferiore a The Witcher e in quale modo è connessa o avrà ripercussioni sulla serie originale? Cerchiamo di fare il punto della situazione e confrontare al meglio i due prodotti Netflix. 

Come sempre, prima di addentrarci nell’analisi e nel confronto tra i due show, ecco il trailer di The Witcher: Blood Origin. 

The Witcher: Blood Origin merita la visione?

The Witcher: Blood Origin, la recensione: il prequel parla solo di elfi che litigano

I fan di The Wicther sicuramente non avranno perso tempo e il 25 dicembre avranno passato il pomeriggio distesi sul divano a divorare i 4 capitoli di The Witcher: Blood Origin. Come dargli torto. Credo che la serie tv spin-off sia stata creata appositamente per i fan della serie con protagonista Geralt di Rivia. I riferimenti alla serie madre sono massicci ed è innegabile pensare che molti si approcceranno a questo nuovo show semplicemente perché trainati dalla spinta di The Witcher. Forse nei progetti di Netflix c’è anche quello di coinvolgere nuovo pubblico. Magari gli utenti meno attenti inizieranno la serie perché incuriositi dal fatto che si concluda in solo 4 episodi dalla durata media inferiore all’ora, altri perché ricorderanno di sfuggita il titolo The Witcher e penseranno che si tratti di una nuova stagione dello show. Sono certa che nuovo pubblico indirizzato verso la serie originale arriverà e sono altrettanto convinta che lo show sarà più apprezzato rispetto a quando non lo sia stato in precedenza. 

Partiamo con dire che The Witcher: Blood Origin merita la visione per fattori multipli e diversi. Innanzitutto i fan di The Witcher non possono assolutamente perdere lo spin-off. Se si è davvero fan di un prodotto, come ben saprete, si è portati per amore di completezza a guardare tutto ciò che lo circonda. Nel caso di specie ci troviamo di fronte ad uno show, The Witcher: Blood Origin, che narra le avverare che hanno portato alla congiunzione delle sfere di cui tanto abbiamo sentito parlare nella serie madre. Impossibile quindi resistere. Inoltre possiamo aggiungere che la serie affronterà anche il processo di creazione del primo Witcher e come questa nuova specie è giunta fino ai giorni in cui si ambienta la trama dello show del 2019. Argomenti molto appetibili insomma. 

I protagonisti di The Witcher: Blood Origin sono gli elfi, le creature che in The Witcher vivono esiliate, ai margini della società ed ormai estinte. Nella serie spin-off hanno tutto il protagonismo che fin ora non hanno mai avuto. Gli elfi dominano l’universo di The Witcher: Blood Origin, le altre creature non sono ancora premesti ì, se non i nani. Gli umani vivono in un altro mondo che è destinato a collidere con l’universo degli elfi solo a seguito della congiunzione delle sfere. 

The Witcher: Blood Origin, la recensione: il prequel parla solo di elfi che litigano

I protagonisti dello show sono i famosi 7: 6 elfi e una nana uniti dal desiderio di far crollare l’impero distruttore che è stato instaurato con l’inganno ed il tradimento. I protagonisti sembrano tutti molti distanti, per carattere, vissuto ed aspirazioni, l’uno dall’altra. Sono uniti soltanto dal desiderio di vendetta. Non nascondo che siano affascianti, intriganti e complessi, forse poco esplorati a causa dei soli 4 episodi di cui si compone lo show. Se avessero avuto più tempo on screen le mie considerazioni sarebbero state decisamente diverse. Emergono con importanza Fjall (Laurence O’Fuarain) e Éile (Sophia Brown): sono coloro che guidano la squadra, che la rendono forte e legata e che hanno le motivazioni più importanti per impedire la crescita ed il diffondersi dell’impero. Da nemici di nascita a conoscenti, fino a diventare complici ed amanti, la storia tra Fjall e Éile è la riproposizione in chiave rivisitata della relazione tra Jon Snow e Daenerys Targaryen nell’ottava e ultima stagione di Game of Thrones. Fortunatamente, per quanto le loro avventure siano simili, il finale, il vero finale è decisamente diverso. Per intenderci meglio, anche gli sceneggiatori di GOT avevano previsto una sorte più rosea per i due innamorati ma all’ultimo i piani sono cambiati. In The Witcher: Blood Origin, invece, la speranza prevale sulla distruzione. 

La serie tv fornisce allo spettatore tutte le risposte che aveva promesso all’inizio. Tutto torna, magari non come ce lo eravamo immaginati prima di iniziare lo show ma poco importa. Cosa quindi non funziona in The Witcher: Blood Origin? Probabilmente il più grande dei problemi è dato dalle poche puntate di cui si compone lo show: soltanto 4 episodi non sono sufficienti per consentire agli appassionati di serie di empatizzare con i personaggi. Gli eventi si susseguono molto in fretta e sebbene sia convinta che il materia per costruire 8 episodi forse non ci sarebbe stato, almeno per 6 era disponibile. Una soluzione intermedia sarebbe quindi stata quella auspicabile. 

La serie è ambientata ben 1200 anni prima di The Witcher ma la sensazione di arretratezza culturale e tecnologica non si avverte per nulla, è stato commesso più di un errore sotto il punto di vista dell’adattamento temporale. 

Il fatto che i protagonisti siano elfi non facilita il compito alla serie. In The Witcher ne abbiamo conosciuti davvero pochi e quelli che sono apparsi non risultavano particolarmente loquaci o simpatici. Empatizzare con loro sicuramente non sarà un compito facile per i fan di The Witcher. 

Se poi ci addentriamo nella particolare questione degli effetti visivi il disastro è dietro l’angolo. 

Nel complesso non giudico lo show come una completa delusione, sicuramente non è all’altezza della serie originale o delle mie aspettative ma fornisce le giuste risposte e colma alcune lacune che The Witcher portava con se dal primissimo capitolo. 

I problemi di CGI di The Witcher: Blood Origin

Se in tanti si erano lamentati della computer grafica di The Witcher non oso immaginare la critica aspramente negativa che riceverà The Witcher: Blood Origin. Il reparto degli effetti visivi è il più debole della serie, fortunatamente non sempre sono richiesti e la serie si compone solo di 4 capitoli, altrimenti il risultato sarebbe potuto essere ancora peggio. 

In The Witcher: Blood Origin poche volte ci troviamo di fronte a creature mostruose che devono essere costruite interamente in fase di post produzione. Serie dire per fortuna perché il risultato è molto ma molto lontano dalla tolleranza. Se vi siete lamentati della prima stagione di The Witcher tenetevi pronti per The Witcher: Blood Origin. Un vero disastro. Il budget probabilmente non avrà consentito agli addetti ai lavori di creare un risultato migliore, peccato che le creature concepite siano molto lontane dalla tolleranza visiva. Non riluttano in alcun modo credibili, sospendano immediatamente la soglia di credibilità dello spettatore e lasciano interdetti. Oltre ad essere oggettivamente costruite male sono eccessivamente irrealistiche. Un serie com The Witcher: Blood Origin, fantasy, che basa il suo costrutto narrativo sulla figura del mostruoso non può cadere di fronte agli effetti visivi e speciali. In questo show sono davvero loro il punto debole. 

I collegamenti tra le due serie e l’universo di The Witcher

I collegamenti tra i due show non mancano. Fin dai primi minuti apprendiamo che la presenza di Ranuncolo non è affatto casuale, serve per collegare le due serie in un modo davvero peculiare. Tutti desiderano sapere la vera storia dietro la congiunzione delle sfere e la creazione del primo Witcher, ecco che Ranuncolo ora sarà in grado di cantare le vicende reali. Ora il problema sarà riuscire a credere alla verità di quanto narrato dal bardo. 

I monoliti sono un’altra presenza importante nello show spin-off e richiamati già più volte nella serie madre, siamo certi che ritorneranno. Sicuramente il fato che siano stati inseriti e resi così importanti nello show prequel avrà diverse influenze sulle prossime stagioni di The Witcher. La creazione del primo Witcher e la sua progenie non ci è stata mostrata tanto per dovere di cronaca ma avrà diverse ripercussioni sulla storia di Geralt. Abbiamo sempre creduto che il processo per diventare Witcher fosse soltanto artificiale, originato dall’assunzione di una pozione. In The Witcher: Blood Origin apprendiamo che sono importanti anche i geni. Il figlio nato dall’amore dei due elfi protagonisti della storia ci viene rivelato essere dotato di geni di Wicther. Sarà quindi già dalla nascita un uomo in grado di trasformarsi in bestia oppure avrà bisogno di una pozione per fare il salto? Temo che a questa domanda verrà data una risposta solo nelle prossime stagioni di The Witcher. 

Inoltre è importante notare che il primo Witcher sembra essere quindi un elfo, storia molto diversa rispetto a quanto sapevamo dalla serie originale. Secondo quanto ci era stato raccontato in The Witcher, i Witcher sono un ordine esclusivamente umano. I Witcher sarebbero umani mutati che hanno il compito di proteggere proprio gli umani e i loro piccoli villaggi e insediamenti nei mondi appena congiunti.

I più attenti avranno notato anche la presenza della magia del caos che solitamente governa Yennefer. In The Witcher: Blood Origin comprendiamo le origini della magia e del deserto arido in cui venivano trasportati i protagonisti di The Witcher al termine della terza stagione. 

I fan della serie Netflix saranno felici di sapere che l’universo di The Witcher è destinato ad espandersi ulteriormente ed i fan dei prodotti animati saranno entusiasti di sapere che è già disponibile su Netflix il primo film animato ambientato nell’universo Netflix di The Witcher: The Witcher: Nightmare of the Wolf. Il protagonista del film d’animazione è Vesemir, Witcher di Kaer Morhen a guida della congrega. Vesemir è il più anziano Witcher ancora in circolazione e ricopre il ruolo paterno per Geralt. Nella seconda stagione di The Witcher Kim Bodnia vestirà i panni dell’anziano esperto di mostri introducendo così il personaggio nell’universo live action. The Witcher: Nightmare of the Wolf, perciò, è ancora una volta un prequel della serie d’origine che narra le avventure di Vesemir prima di diventare il mentore di Geralt. Gli showrunner del film sono Beau DeMayo e, l’ormai consolidata, Lauren Schmidt Hissrich.

Cosa succederà in The Witcher 3 

The Witcher 3

Attesissima terza stagione di the Witcher arriverà 2023, ancora purtroppo non abbiamo disposizione una data precisa per i nuovi capitoli dello show. L’attesa è tantissima, molti fanno non vedono l’ora di vedere per l’ultima volta Henry Cavill nei panni del loro amato eroe. Se non tutti lo sanno ma l’attore di Superman lascerà il mantello di the Witcher nella terza stagione della serie.probabilmente i motivi che hanno spinto l’attore a lasciare lo show Netflix sono le tanto famose divergenze creative, anche se né attore né produzione Netflix hanno mai confermato la cosa. Cavill ha ammesso solo di aver lasciato il progetto per motivi personali. Secondo diversi rumor Cavill avrebbe scelto di allontanarsi dalla serie perché stava divergendo troppo rispetto ai suoi romanzi.sappiamo che l’attore è un grande appassionato soprattutto dei videogiochi da cui la serie tv prende ispirazione per quanto riguarda l’aspetto estetico, perciò che concerne la trama, invece, lo show è fortemente legato ai romanzi. Possiamo comprendere che è una passionato di testi letterari trovato di fronte a profonde divergenze tra i due media media abbia scelto di abbandonare in corsa il progetto, strano però che l’attore che tanto desiderato poter ricoprire il ruolo da lui profondamente amato abbia scelto di lasciare la serie per cui ha profondamente lottato. 

Nuove voci, però, suggeriscono che si sia trattato di un licenziamento dovuto ad alcuni suoi atteggiamenti definiti tossici sul set. A riportare questi nuovi dettagli è stato l’account di gossip Deuxmoi. Le versioni ufficiali e i rumor divergono, forse tra anni sapremo la verità. Liam Hemsworth nella quarta stagione di The Witcher erediterà il mantello di Geralt. Contenti o meno i fan dovranno farsene una ragione.

Per quanto concerne la terza stagione sappiamo al momento poche ma interessanti cose. La creatrice e showrunner della serie, Lauren Hissrich, ha dichiarato a EW che la terza stagione 3 offrirà l’uscita di scena più eroica possibile per Cavill. Ha anche aggiunto: “Ciò che è così interessante è che la stagione 3, per me, è l’adattamento più fedele a uno a uno dei libri realizzato finora”, dice. “Ovviamente, non possiamo adattare ogni pagina, ma Time of Contempt ci ha dato così tanti grandi eventi d’azione, punti della trama, momenti decisivi del personaggio, enormi rivelazioni di un grande male. Il materiale è talmente ricco che siamo riusciti a rimanere davvero molto vicino ai libri. La grande svolta di Geralt consiste nell’abbandonare la neutralità e fare tutto ciò che deve fare per arrivare a Ciri. Geralt ha in mente una nuova missione quando torneremo da lui nella stagione 4. È un Geralt leggermente diverso da quello che ci aspettavamo.” Non dovremo farci trovare di fronte ad un semplice cambio di volto nella quarta stagione ma a qualcosa di ancora più profondo. Quel che è certo è che il protagonista sarà sempre Geralt.