È morto nella sua Roma il cineasta di origini lucane Ruggero Deodato, tra i massimi esponenti italiani del cinema di genere: aveva 83 anni. Caratterizzato da grande estro e virtuosismi artistici fin da giovanissimo, calca i set da ragazzino ma abbandona presto le velleità attoriali in favore di quelle registiche, lavorando con grandi maestri della cinematografia italiana ed esplorando vari generi, finendo per diventare egli stesso un punto di riferimento per il cinema estremo e sperimentale.
Lavora come aiuto regista per Roberto Rossellini, Sergio Corbucci e Antonio Margheriti, facendo suo il cinema western, l’horror, il thriller e la fantascienza: ad esempio il suo apporto in Django è copioso, ma anche in pellicole meno note come Danza macabra e Anthar l’invincibile.
Esordisce con film di genere abbastanza sperimentali, sotto vari pseudonimi, come prassi di molti registi italiani che rivendevano all’estero.
Il nome diventa noto ma i successi sono altalenanti, dato che si tratta di pellicole non adatte a tutti i palati: Deodato non fa sconti su tematiche controverse, violenza visiva e scene di sesso, attirando più volte contro di sé la censura. Eclatante il caso di Cannibal Holocaust, finito in tribunale per l’efferatezza delle immagini e le scene di violenza su animali nella natura più o meno selvaggia.
Nel corso della sua carriera è stato anche autore e regista televisivo (suoi I ragazzi del muretto e Non siamo angeli) e pubblicitario, lasciando il segno su personaggi come Quentin Tarantino, Oliver Stone e Tim Roth e divenendo precursore di alcune tecniche, come quella del mockumentary. Tra i tanti aneddoti che si possono narrare su di lui c’è anche il fatto che la Cannon, in virtù del precedente rapporto lavorativo avvenuto in occasione di The Barbarians, gli propose la regia del film di Spider-Man che doveva essere girato sul finire degli anni ’80… prima del fallimento della Cannon stessa. Il suo ultimo lavoro è stato Ballad in Blood, del 2016.