In uno studio dell’Università di Cambridge si cerca di rispondere alle domande circa la disuguaglianza nel lavoro domestico e l’invisibilità del lavoro delle donne in casa hanno proposto una nuova teoria, cioè che gli uomini e le donne sono addestrati dalla società a vedere diverse possibilità di azione nello stesso ambiente domestico.
Ad esempio, le donne possono guardare una superficie e vedere un’azione implicita “da pulire” mentre gli uomini percepirebbero soltanto un piano di lavoro coperto di briciole.
Secondo Tom McClelland, dal Dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza dell’Università di Cambridge, la colpa potrebbe essere attribuibile ai ruoli di genere tradizionali, insieme a vari fattori economici come le donne che assumono lavoro flessibile per motivi di cura dei bambini.
Eppure il fatto che le disuguaglianze nelle mansioni domestiche persistono durante la pandemia, quando la maggior parte delle coppie erano intrappolate all’interno, e che molti uomini hanno continuato ad essere ignari di questo squilibrio, significa che questa non è la risposta adatta.
La neuroscienza ha dimostrato che ricevere un input può innescare processi neurali che ti preparano all’azione fisica. Questo può variare da un leggero impulso alla compulsione schiacciante, ma spesso ci vuole sforzo mentale per non agire su un’offerta.
Se applichiamo la percezione dell’offerta all’ambiente domestico e supponiamo che sia influenzato dal genere, va da se che diventa più complesso rispondere alle domande sulla disparità.
Secondo i filosofi, quando una donna entra in cucina è più probabile che percepisca gli input per particolari compiti domestici come vedere i piatti ‘da lavare’ o un frigorifero ‘da rifornire’.
Un uomo può semplicemente osservare i piatti in un lavandino, o in un frigorifero mezzo vuoto, ma senza percepire la convenienza o sperimentare il corrispondente input. Nel tempo, queste piccole differenze si sommano a differenze significative in chi fa cosa.