Non ci chiediamo perché i giovani italiani restano a vivere ancora a casa con i genitori, ma li critichiamo o additiamo e basta. Troviamo tanti nomi per definirli come “bamboccioni” o “mammoni”, ma magari hanno fatto una scelta obbligata e quindi non si tratta di un loro capriccio. Il motivo è la situazione economica di certo non ottimistica e per loro è complicato pensare a un piano a lungo termine.
Da una statistica il 69% dei giovani italiani che hanno tra i 18 e i 35 anni vive ancora a casa con i genitori. In passato i giovani restavano a casa perché stavano bene e non trovavano conveniente andarsene. Oggi è diverso, la decisione è legata alla mancanza di lavoro o di un valido stipendio. In pratica, è impossibile sostenere le spese quotidiane. I giovani che vivono a casa senza studiare o lavorare, sono più di 3 milioni in Italia. Si fanno sempre meno progetti di vita, non ci sono opportunità.
Non è solo colpa della crisi economica, ma anche dei legami sentimentali che si sfaldano sempre più. Il rapporto fra genitori e figli è una delle poche certezze che restano. Vede entrambi complici in un legame forte e duraturo. Il calore umano resta quindi un punto di riferimento. Una speranza però sembra esserci: i 18-30enni sono i più ottimisti in assoluto. Pensano che le cose miglioreranno, in fondo la speranza è l’ultima a morire. Senza la speranza, i giovani sarebbero rintanati nel presente, senza possibilità di sogno futuro.